Terni: usura sui soldi per pagare il funerale della madre. Seconda condanna

Due anni e sei mesi di reclusione per il 33enne ternano arrestato nel 2020 insieme ad un 50enne di Roma

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Dopo la prima – 6 anni e 8 mesi di reclusione inflitti nell’ottobre 2020 con rito abbreviato al 50enne romano R.V., per usura ma anche per droga -, c’è ora anche la seconda condanna nell’ambito dell’indagine della squadra Mobile e quindi del procedimento penale che nel febbraio del 2020 aveva portato all’arresto dell’uomo e di un 33enne ternano (C.F.). Quest’ultimo martedì pomeriggio è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione per usura nei confronti del 56enne di Terni che aveva denunciato la vicenda. La sentenza è stata emessa dal tribunale di Terni in composizione collegiale (presidente Rosanna Ianniello, giudici Francesca Scribano e Marco Di Tullio). Al 33enne non è stata riconosciuta l’aggravante contestata dalla procura, ovvero quella di aver agito in danno di una persona che si trovava in stato di bisogno. Scontato l’appello – le motivazioni della sentenza verranno depositate entro i prossimi 30 giorni – da parte dei legali difensori del 33enne, gli avvocati Marco Gabriele e Fabio Massimo Guaitoli. Il 56enne vittima di usura, parte civile attraverso gli avvocati Bruno Capaldini e Francesco Allegretti, si è visto riconoscere dal tribunale un risarcimento danni di 5 mila euro. Secondo gli inquirenti, il romano avrebbe agito da ‘esattore’ mentre il ternano avrebbe messo a disposizione il prestito iniziale di 3 mila euro, con la vittima che aveva visto raddoppiare, in poco tempo, la somma da restituire. Un’usura che per l’accusa era stata condotta con modalità sempre più pressanti e tali da ingenerare nel 56enne uno stato di profonda prostrazione psicologica. Ogni piccolo ritardo nelle ‘rate’ gli costava 100 euro in più: soldi che il 50enne romano pretendeva, minacciando ‘lezioni’ da parte di alcuni ‘amici’, anche quando il ternano era finito in ospedale perché colpito da un infarto. Parte del prestito – con gli interessi inizialmente fissati a 600 euro e poi ‘lievitati’ a 3 mila – era servita all’uomo per pagare il funerale della madre.


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