In vista della progressiva riapertura delle attività commerciali, prevista a partire dalla prossima settimana, c’è chi ha anticipato i termini, come una parrucchiera di un comune dell’Alto Tevere, di nazionalità italiana, che ha pensato di continuare la propria attività ed eludere i controlli recandosi direttamente presso il domicilio della propria clientela. Ma l’ingombrante valigia che portava con sé ha attirato l’attenzione dei militari del comando provinciale di Perugia impegnati nei controlli predisposti nell’ambito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 volti a contenere e contrastare il contagio.
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Scoperta, l’ammissione
Così, i finanzieri della Tenenza di Città di Castello, avendo notato il fare circospetto della signora ed insospettiti dal fatto che uscisse da un’abitazione con una valigia al seguito, hanno proceduto al controllo chiedendole di giustificare la sua presenza ed esibire l’eventuale autodichiarazione. La donna ha quindi mostrato tutta l’attrezzatura (asciugacapelli, forbici, pettini, piastra, lacca, ecc.) riposta all’interno della valigia per non essere individuata. A quel punto, resasi conto di essere stata scoperta, la parrucchiera ha subito ammesso le proprie responsabilità.
PARRUCCHIERI, ESTETICA: LE MISURE PER RIPARTIRE
Le sanzioni
In questi casi, per i servizi di salone ed in generale per barbieri e parrucchieri, sono previste sanzioni economiche e la sospensione dell’attività per cinque giorni. Inoltre, l’autorità competente per la violazione amministrativa può disporre ulteriori misure restrittive, una volta valutata la gravità della violazione.
PARRUCCHIERI CHIUSI: «L’ABUSIVISMO DILAGA»
«Attività più ampia»
«L’intervento delle Fiamme Gialle – spiegano dal comando provinciale di Perugia – si inserisce all’interno del complessivo piano di controlli, in coordinamento con le altre forze di polizia e sulla base delle direttive del prefetto di Perugia, che ha permesso, finora, di riscontrare numerose violazioni e di evitare eventuali peggiori conseguenze per la collettività derivanti dai comportamenti irresponsabili, a tutela della salute pubblica e nel rispetto degli esercenti e dei lavoratori che, con coscienza, hanno finora anteposto l’interesse del paese ai propri, attenendosi alle disposizioni governative e sanitarie».