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Home » Perugia, Gesenu: «Finanze in ripresa»

Perugia, Gesenu: «Finanze in ripresa»

di Lucina Paternesi
4 Febbraio 2017
in Apertura 5, Attualità, Economia
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
La sede Gesenu

La sede Gesenu

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Il ruolo del socio pubblico e la necessità di continuare a portare i rifiuti organici fuori regione. Sono questi i principali punti da sciogliere per quanto riguarda la Gesenu e che sono emersi in commissione bilancio venerdì, quando a riferire sul consuntivo 2015 dell’azienda è stato proprio il presidente Luca Marconi.

Costi Assieme alle questioni tecniche e logistiche, dal momento che non è stata prospettata nessuna data per la riapertura della discarica di Pietramelina, ci sono anche i timori per i costi che rischiano di finire di nuovo sulle spalle dei cittadini nel momento in cui sono emersi dettagli shock sulla gestione dei rifiuti, con i cittadini che pagavano per servizi mai effettivamente resi, secondo le ipotesi della magistratura. Per il momento, dunque, c’è necessità di continuare a portare i rifiuti della frazione umido organica ancora fuori regione.

La discarica «Pietramelina è risultata inadeguata – ha precisato Marconi – e per questo, a scopo cautelativo, è stata chiusa, dopo di che sono arrivate le indagini che hanno fatto emergere relazioni segretate della Forestale con criticità su cui stiamo lavorando ma che, per ora, ci hanno costretto a portare la Fou altrove, altrimenti ci sarebbe stato il rischio di perpetrare un’ipotesi di reato. Sulla riapertura dell’impianto –ha precisato il consigliere Alessandro Formica- credo che sia più opportuno aspettare qualche tempo in più, ma riaprire nella certezza di aver superato le criticità e la possibilità di reiterare un reato». «Non dobbiamo dimenticare –ha aggiunto l’avvocato Alessandra Fagotti- che su Pietramelina, uno dei presupposti delle indagini è che sia sbagliato il provvedimento autorizzativo dell’impianto e questo ci obbliga a capire preventivamente qual è il perimetro nel quale possiamo muoverci».

La storia Già nel 2014, quando i consiglieri di parte pubblica si sono insediati nel Cda aziendale, Gesenu necessitava di un miglioramento interno e di coordinamento, esigenze alle quali si è cercato di dare risposte con l’approvazione del piano industriale triennale del 2014 che prevedeva la riorganizzazione dell’apparato manageriale, la rotazione dei dirigenti e un piano di pensionamenti per rendere più efficiente e snella l’intera gestione mantenendo i livelli di occupazione. Erano previsti, inoltre, investimenti sugli impianti per circa 16 milioni di euro, con i necessari interventi di ‘revamping’ a Pietramelina e ammodernamento a Ponte Rio.

Lo stop Poi, l’interdittiva antimafia, ha bloccato tutto. «A causa dell’interdittiva antimafia e la conseguente nomina dei commissari straordinari da parte della Prefettura – ha specificato Marconi – nell’esercizio 2015/2016 è stata preclusa di fatto la possibilità di procedere all’attuazione di gran parte del piano stesso e degli investimenti previsti, la cui realizzazione peraltro è subordinata al rilascio da parte della Regione dei titoli autorizzativi necessari, tuttora in fase istruttoria. L’idea era quella di finanziare parte di questi investimenti con i 40 milioni di euro di crediti siciliani bloccati dal 2007 e riscossi solo ad agosto». Da qui in poi la storia è nota, la parte pubblica ha continuato a lavorare per eliminare il provvedimento prefettizio mentre nel frattempo il socio privato Cerroni ha venduto le sue quote alla Socefin srl, gruppo Paoletti, che ha portato alla nomina di un nuovo cda e un nuovo amministratore delegato.

Le finanze Un nuovo blocco è stato poi causato dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, per cui è finito agli arresti domiciliari l’ex direttore tecnico Giuseppe Sassaroli oltre che al sequestro cautelativo di 21 milioni di euro. In questo contesto si può leggere una diminuzione del valore della produzione e dei costi operativi rilevati a fine 2015, dopo anche la cessione della partecipata Società Ambiente Italia che operava in Sardegna. Utili in aumento, invece, rispetto al 2014, passando da 1.034.269 a 1.416.975 euro. Significativa anche la riduzione dei crediti, nonostante ci siano ancora 13 milioni in sospeso dalla Sicilia, parte dei quali comunque riscossi e che hanno permesso di sopravvivere alle criticità finanziarie della società. La situazione finanziaria di Gesenu, secondo Marconi, è in ripresa rispetto al passato, grazie alla liberazione delle risorse e a una gestione più efficiente di quelle disponibili. «D’altro canto –si rileva nella relazione- a seguito dell’interdittiva antimafia e della nomina dei tre amministratori prefettizi sono venute meno alcune commesse private ed è stata preclusa la possibilità di acquisirne di nuove mediante appalti pubblici».

I timori, comunque, restano. Soprattutto, secondo il capogruppo di Forza Italia Massimo Perari, i possibili i risvolti per la città dopo l’acquisizione di quote societarie da parte di un socio privato. «Si assiste ultimamente ad un rilassamento dei costumi anche nella cittadinanza – ha detto Perari – che deriva dalla confusione che si è generata sulla raccolta differenziata. Perugia era una delle prime città ad aver attuato la raccolta differenziata –ha detto- e oggi, invece, ci troviamo in questa situazione che non ci fa certo onore». «Se vi sono dubbi rispetto ad una vendita fittizia delle quote societarie –ha risposto Marconi – l’unica strada è la magistratura. Per quanto riguarda il CdA e in particolare i membri di nomina pubblica la nostra intenzione è quella di risanare un’azienda che è un patrimonio per la città, di dare a Perugia un servizio adeguato, con tariffe adeguate».

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