Gesenu, Noto La Diega e Cerroni lasciano

Con una nota i soci privati della partecipata che smaltisce i rifiuti nel perugino fanno sapere di aver ceduto le proprie quote a Socesfin srl, del gruppo Paoletti

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Tempi nuovi, forse, per Gesenu. Sicuramente l’auspicio è che siano diversi e non peggiori. Sì perché con una nota, lunedì sera, l’impresa ‘A. Cecchini’ srl e l’ingegner Rosario Carlo Noto la Diega hanno comunicato ufficialmente all’amministrazione comunale la cessione della loro partecipazione azionaria di maggioranza in Gesenu alla Socesfin srl, società del Gruppo Paoletti.

La nota L’Amministrazione comunale ha avviato con il nuovo socio «un’interlocuzione in merito ad alcuni elementi essenziali – si legge in una nota diramata da palazzo dei Priori – come l’ attuazione del piano industriale, il mantenimento dei livelli occupazionali, la qualità del servizio di raccolta e trattamento rifiuti, il rapporto tra socio pubblico e socio privato e il superamento delle criticità indicate nell’interdittiva».

Una mossa, questa, attesa da tempo. Da quando cioè lo stesso Cerroni, in uno scambio epistolare con il vicesindaco Barelli, se l’era preso con quell’«assurda interdittiva che ci ha mozzato le ali» e si era dichiarato pronto a chiedere i danni per quanto accaduto a lui e all’intera compagine societaria privata, «a meno che non mi dimostrino che le supposizioni alla base dell’interdittiva trovano conferma nei fatti e che fatti per me non sono quelli di operai più o meno mafiosi o camorristi che lavorano in Sicilia, dove la Gesenu è stata chiamata dalla prefettura di Catania quale società pulita ad operare nel settore stante lo stato di emergenza ambientale».

La lettera «Questa vicenda – scriveva l’avvocato imprenditore – può avere uno sbocco nel bene e nel male; se nel bene io chiederò il conto a tutti e tornerò ad essere in prima persona l’imprenditore che opera da settant’anni nel settore; se nel male prenderò amaramente atto che il mio tempo in Gesenu è finito, troverò il modo di passare la mano nell’interesse del servizio della città e della Regione ma continuerò a difendere le mie buone ragioni nella speranza di trovare, magari a…Berlino, un giudice che me ne dia atto». In attesa di ulteriori sviluppi, dal Comune intanto fanno sapere che l’amministrazione continuerà a seguire l’evolversi della vicenda «d’intesa con gli altri livelli istituzionali e confrontandosi con le parti sociali».

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