di S.F.
«Accoglie l’istanza e, per l’effetto, sospende nei confronti della ricorrente M., l’ordinanza impugnata nella parte in cui ha disposto la sospensione dei servizi socio-educativi per l’infanzia». Il Tar dell’Umbria, con decreto cautelare del presidente Raffaele Potenza, si è espresso così sabato mattina sul ricorso presentato da un gruppo di genitori e docenti sulla chiusura delle scuole – di ogni ordine e grado – imposto dalla Regione Umbria nei comuni in ‘zona rossa’, passati nel contempo da 65 a 61. Subito inviata la diffida a palazzo Donini e al Comune di Perugia per la riapertura ed i provvedimenti del caso su asili nido e materne. Non tutti i sindaci sono però felici della novità: si va ancora in ordine sparso. Alle 12 si è svolta la riunione online fissata da Anci Umbria, alla presenza di tutti i Comuni interessati dalla vicenda. Intanto il comitato ‘A scuola’ avverte: «Pronti ad impugnare anche le ordinanze dei sindaci che non riapriranno le scuole».
AGGIORNAMENTO – SCOPPIA LA GRANA: LA REGIONE NEL CONTEMPO FA RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO
IL RICORSO AL TAR UMBRIA DI GENITORI E DOCENTI
I PROVVEDIMENTI DI TESEI E L’ORDINANZA

Cosa era stato richiesto
Genitori e docenti avevano chiesto di annullare – previa sospensiva in attesa del giudizio di merito – il provvedimento di Tesei nella parte in cui si disponeva la didattica a distanza per le scuole elementarie, medie e superiori, nonché lo stop per tutti i servizi socio-educativi per la prima infanzia fino a 36 mesi (sia pubblici che privati) ed i servizi educativi. In primis il Tar sottolinea che il ricorso è proposto «collettivamente da soggetti titolari di posizioni disomogenee, in quanto genitori di allievi della scuola primaria e secondaria, ad eccezione della ricorrente A.M. ( il cui figlio frequenta la scuola dell’infanzia), nonché da alcuni proposto sia in qualità genitore di allievo che di docente». Gli avvocati coinvolti sono Alessandra Bircolotti ed Ermes Farinazzo. La Regione non si è costituita in giudizio.
Il danno per una ricorrente. Cosa accade
Si arriva alla spiegazione nel dettaglio: «Nella parte in cui reca la sospensione – sottolinea il Tar – di tutti i servizi socio educativi per la prima infanzia fino a 36 mesi pubblici e privati e i servizi educativi delle scuole dell’infanzia, statali e paritarie, l’ordinanza impugnata reca un pregiudizio evidente nei confronti della ricorrente A. M., e del minore da essa rappresentato, nei cui confronti la misura monocratica deve essere rilasciata poiché nel sistema normativo statale si rintraccia la prescrizione che anche in ‘zona rossa’ le scuole per l’infanzia restino aperte». Per gli altri? «L’ordinanza in questione va esaminata per la parte inerente l’istruzione primaria e secondaria». La Regione ha notificato ai comuni e all’Anci la novità di giornata: le amministrazioni che vorranno mantenerle chiuse – nonostante l’indicazione del Tar – dovranno emettere un provvedimento specifico.
COMUNI UMBRIA IN ‘ZONA ROSSA’ PASSANO DA 65 A 61
Preclusione e lavoro genitori
In tal senso – si legge nel decreto – «il danno paventato dai medesimi si presenta di duplice natura, risiedendo sia nella preclusione a carico dei discenti della essenziale formazione scolastica (con i relativi disturbi e danni formativi denunziati) sia nelle possibili ripercussioni sul rapporto di lavoro dei genitori, che sostengono come il regime derivante dalla collocazione della regione in zona arancione precluda la fruizione del congedo per motivi familiari di cui alla legge n. 176/2020, e comporti in alcuni casi anche la perdita del posto di lavoro; il presupposto giuridico da cui muovere è che l’ordinanza gravata, all’articolo 1 , ha disposto l’applicazione del regime della ‘zona rossa integrata’».
IL PRECEDENTE IN AVVIO DI DICEMBRE: IL ‘NO’ DEL TAR

La scelta della Regione
Il Tar sull’ordinanza di Tesei mette in evidenza che «la gravità dell’incremento epidemiologico sotteso a tale scelta, comporta la conferma dell’orientamento (già affermato da questo Tar) per cui, nel bilanciamento tra l’interesse alla salute pubblica e quello ad una formazione scolastica (che comunque può essere svolta temporaneamente a distanza), la prevalenza del primo. In tale situazione nemmeno appare legittimamente precludibile la fruizione del congedo per motivi familiari». Dunque per tutti i ricorrenti, ad eccezione della signora M., «non appaiono complessivamente sussistere ragioni di tale gravità ed urgenza per l’emissione della misura richiesta».

Le date
Si giunge al dunque: «Considerato che per tutti gli istanti la richiesta di abbreviazione dei termini regolanti il processo cautelare non appare utilmente praticabile, atteso che, anche ove fosse accolta, l’esame collegiale della domanda cautelare risulterebbe previsto per una data (23 febbraio 2021) sempre successiva alla scadenza prevista (a differenza di quanto sostenuto dal ricorso ) dall’articolo 1 del provvedimento gravato (21 febbraio 2021), caducando perciò l’interesse alla trattazione collegiale della richiesta di sospensione». Risultato: bocciata la chiusurad di asili nido e materne. Per le altre trattazione collegiale fissata per il 16 marzo.
Il parziale successo
Il comitato ‘A scuola’ – a parlare sono due rappresentanti, Martina Leonardi e Francesca Leone – sottolinea che il decreto sancisce un accoglimento parziale della domanda di sospensiva del provvedimento impugnato, limitatamente alle scuole dell’infanzia nei Comuni delle ‘zone rosse’ della regione Umbria che riapriranno con effetto immediato. Le ragioni di urgenza per legittimare una sospensione dell’ordinanza sono state cioè riconosciute soltanto per i genitori dei bambini più piccoli (0-6 anni), cui il provvedimento regionale arreca maggiore danno per la conseguente necessità di assentarsi dal lavoro, con potenziale compromissione della propria posizione lavorativa. Ma il ricorso presentato si poggia sul fatto che il Dpcm statale in vigore prevede espressamente l’apertura di tutte le classi delle scuole statali e paritarie fino alla prima media anche in zona rossa. Quindi questo primo risultato non ci basta! Infatti – mettono in evidenza – la posizione del Dpcm è identica anche per le scuole primarie e per la prima media, ma il Tar ha applicato incomprensibilmente due pesi e due misure, cosa che ci lascia ampia speranza di vedere accolto il ricorso in sede di discussione, che però, non essendo stata concessa la riduzione dei termini, avverrà solo il 16 marzo, quando il provvedimento regionale (salvo eventuali e ripetute proroghe) avrà già perso efficacia, e la discussione avrà il solo fine di determinare l’illegittimità del provvedimento ai soli fini risarcitori, per danno subito da studenti e genitori, a favore dei ricorrenti, nonché per coprire le spese di lite da questi sostenute, che andranno comunque documentate. L’avvocato Bircolotti ci comunica intanto che la Regione Umbria e il Comune di Perugia sono già stati diffidati. Questo primo risultato dimostra che il ricorso presentato si basa su valide e argomentate motivazioni. Ora la parola passa alla controparte che per difendersi dovrà ponderare tra la riapertura delle scuole fino alla prima media e presumibilmente un elevato esborso ai ricorrenti (ricorso a baby-bitter ecc.). Una vittoria, quindi, a metà che però ci fa capire e ci dimostra la responsabilità dei cittadini nel ricorrere agli organi di giustizia affinché vengano applicati i propri diritti. I rappresentanti del comitato ci tengono a sottolineare quanto sia importante ogni giorno non accettare passivamente ciò che accade e non dare mai i diritti come dati e immutabili».

Perugia, niente ordinanza per servizi infanzia
Il Comune ha prorogata le misure dell’ordinanza 135 della scorsa settimana per la settimana che va dal 15 al 21 febbraio: «Il coprifuoco continuerà ad essere in vigore dalle 21 alle 5, salvo che per comprovate esigenze, lavorative, di salute e necessità; resteranno chiuse al pubblico per l’intera giornata, la scalinata del Duomo sia su piazza IV Novembre che su piazza Danti, lasciando libero accesso alla cattedrale, e la scalinata di palazzo dei Priori, salvo la possibilità di accedere alla sala dei Notari e alla sala della Vaccara. Resteranno chiusi ancora fino al 21 febbraio prossimo anche i giardini Carducci e il percorso pedonale tra i giardini del Pincetto e strada del mercato. Prorogata fino al 21 febbraio anche la sospensione delle attività di laboratorio nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado». Per ora nessun cenno per nidi e materne.

Marsciano e Magione chiuse, Gualdo Tadino e Gubbio ok
Marsciano ha già deciso con provvedimento del sindaco Francesca Mele in arrivo: «Sarà pubblicata domani l’ordinanza sindacale con cui il Comune manterrà chiusi fino al 21 febbraio i nidi e le scuole dell’infanzia su tutto il territorio comunale vista la particolare situazione sanitaria sul territorio, proprio per continuare a mantenere chiusi anche i servizi socioeducativi per l’infanzia, oltre alle scuole elementari, medie e superiori». Sponda Gualdo Tadino c’è invece il via libera: «Le scuole materne e l’asilo nido saranno regolarmente aperte da lunedì. Si informa che sono garantiti i servizi di trasporto. Stiamo definendo tempi e modalità di riapertura del servizio mensa». Riapertura anche a Gubbio: «Il Comune si è subito messo lavoro per riaprire da domani nidi e scuole materne, anche dal momento che le autorità sanitarie non hanno fornito elementi che rendano necessario il proseguimento della chiusura». A Magione lunedì permane la chiusura: «Entro stasera saranno fornite ulteriori indicazioni per i giorni a venire», spiega il sindaco Giacomo Chiodini. Ordine sparso, ancora.

Spoleto riapre da mercoledì
Non solo decisioni diverse da comune a comune, ma anche date differenti. Come nel caso di Spoleto: il sindaco Umberto De Augustinis ha firmato l’ordinanza con il quale dà il via libera alla riapertura di nidi e materne a partire da mercoledì 17 febbraio».
Il sindaco di Castel Ritaldi perplesso: «Fuori luogo riapertura». Stop rimane
C’è chi non vede di buon occhio le conseguenze del decreto del Tar. Come ad esempio il sindaco di Castel Ritaldi, Elisa Sabbatini: «Il Tar ha fatto una valutazione su richiesta di alcuni genitori. Ma Regione e sindaci hanno preso decisioni a tutela della salute pubblica: la riapertura nelle zone con più casi è quantomeno fuori luogo, ci sono le varianti che colpiscono anche i bambini tra i 0 ed i 6 anni. Credo che i genitori debbano farsi un esame di coscienza e avere un po’ di buon senso, è fondamentale. Sono arrabbiata perché l’istituzione doveva andare a tutelare le indicazioni della Regione, questo al di là del colore politico». Domenica mattina è stata ufficializzata la non riapertura di nidi e materne.
Il comitato ‘A scuola’: «Impugneremo anche le eventuali ordinanze dei sindaci»
Domenica mattina il comitato ‘A scuola’ ha diffuso una nota in cui ‘avverte’ i sindaci che intendono confermare la chiusura di nidi e scuole dell’infanzia, nonostante la decisione del Tribunale amministrativo umbro: «Apprendiamo che alcuni sindaci dei comuni umbri della ‘zona rossa’, starebbero valutando la possibilità di emanare ordinanze di chiusura dei servizi socio educativi 0-6 anni, con decorrenza da domani 15 febbraio, nonostante il presidente del Tar dell’Umbria, Raffaele Potenza, abbia decretato la riapertura immediata degli asili nido e scuole dell’infanzia, pubblici e paritari, nei suddetti comuni. Siamo inoltre a conoscenza che da ieri si stanno susseguendo numerose riunioni tra i sindaci indette dall’Anci. Qualora i comuni non si adattassero al decreto del Tar – avverte il comitato ‘A scuola’ -, i genitori interessati sarebbero pronti ad impugnare eventuali ordinanze sindacali».

L’esito del confronto tra sindaci: pressing sulla Regione
Poco dopo le 14 arriva la nota dell’Anci in seguito al confronto mattutino: «Anci Umbria è pronta a predisporre una ordinanza base per tutti i Comuni coinvolti nella zona rossa, contenente concetti uniformi ed elementi tecnici sanitari e giuridici, su cui, poi, ciascun Comune, nella pienezza della propria autonomia, potrà muoversi. Nel frattempo, Anci Umbria chiederà alla sanità umbra e alla Regione Umbria un documento che attesti la gravità della situazione, una relazione epidemiologica sull’attuale situazione Covid, a supporto di eventuali decisioni dei sindaci. Alla riunione ha preso parte l’avvocato Giuseppe Caforio che ha fornito indicazioni utili ai sindaci sulla vicenda, evidenziando la necessità di ‘porre nell’ordinanza dei sindaci motivazioni forti e inconfutabili. La Regione Umbria ha tre possibilità: procedere con il ricorso al Consiglio di Stato, fare una nuova ordinanza con motivazioni inconfutabili, o non fare altro’. Alcuni sindaci, concordando sulla necessità di avere una ordinanza standard, hanno, tuttavia, evidenziato ‘la necessità di avere, entro oggi, un atto della sanità regionale umbra che supporti eventuali decisioni di chiusura di nidi e infanzia, ovvero dati epidemiologici chiari’ e di ‘potersi confrontare con il dirigente Dario o il commissario D’Angelo’. La Regione Umbria, oggi, era rappresentata dal dirigente Luigi Rossetti».
I sindaci del centro sinistra Umbria si esprimono dopo la sentenza del Tar
«La riunione di Anci stamattina si è svolta incredibilmente senza una adeguata presenza né politica né tecnica della Regione Umbria se si escluse la presenza del dottor Luigi Rossetti che ringraziamo, chiamato ad affrontare problematiche afferenti al settore sanitario non certo di sua competenza», scrivono i sindaci del centro sinistra in Umbria. «Dopo la sentenza del Tar i sindaci si sono trovati a dover prendere decisioni in assenza di indicazioni chiare della Regione che è il soggetto deputato a deliberare in materia sanitaria. Dopo le dichiarazioni della scorsa settimana riteniamo opportuno che la presidente, l’assessore alla sanità, la giunta regionale tutta e le strutture tecniche regionali della sanità e della scuola supportino e orientino i sindaci in una vicenda nella quale i comuni rischiano di essere il capro espiatorio di un caos del quale sono del tutto incolpevoli. Chiediamo pertanto alla Regione in tutte le sue articolazioni sia politiche che tecniche di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità in maniera chiara ed inequivocabile sulla scorta dei dati scientifici di cui ad oggi i sindaci nonostante ripetute richieste non sono a conoscenza. Se come più volte ribadito da eminenti scienziati anche nelle ultime ore l’Umbria è la nuova Codogno, non si perda ulteriore tempo e si agisca di conseguenza in ogni sede utile. Se così non è altrettanto chiaramente la Regione agisca per mettere tutti nelle condizioni e di poter svolgere al meglio il proprio lavoro».
Uil scuole Umbria
«Uil scuola Umbria, alla luce della recente sentenza del Tar Umbria di riapertura delle scuole materne e asili dei comuni in zona rossa Covid, a seguito di un ricorso presentato da alcuni genitori del comitato ‘A scuola’, che lamentavano la chiusura delle scuole di quel grado, segnala che questa decisione, oltre a mettere la sanità umbra in ulteriore difficoltà, visti i casi di contagio in notevole aumento, e che la variante colpisce di più i bambini, mette in grossa difficoltà il personale di queste scuole». Scrive Lucia Marinelli, segretario regionale Uil scuola Umbria. «Si sa, perché segnalato sin troppo spesso, che i piccoli alunni non indossano le mascherine e che è pressoché impossibile mantenere le distanze, con grandi rischi per il personale docente e Ata. Non è nel nostro interesse alimentare contrapposizioni con i genitori, con cui, anzi, condividiamo gli obiettivi educativi dei loro figli, in un quadro di comunità educante assolutamente prioritario. Riteniamo, pertanto, che sia importante un intervento delle istituzioni tutte, Regione e Comuni coinvolti, a garanzia del diritto alla sicurezza del personale e degli stessi piccoli studenti, e invitiamo i genitori a intervenire presso le stesse per ottenere dei provvedimenti che garantiscano sì il diritto allo studio dei propri figli, senza dimenticarci che la salute e la sicurezza è un bene primario per tutti i cittadini e i lavoratori, a cui noi, come sindacato, dobbiamo, prima di tutto, rendere conto».
Spoleto
«Mercoledì 17 febbraio è prevista la riapertura di tutti i servizi socio educativi pubblici e privati per la prima infanzia (fino a 36 mesi) e di tutte le scuole d’infanzia statali e paritarie». È quanto ha disposto il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis che, a seguito del pronunciamento del presidente del Tribunale amministrativo regionale (Tar) dell’Umbria, ha firmato domenica mattina l’ordinanza n° 31.
Amelia
«Visto il decreto del 13 febbraio – scrive il sindaco di Amelia Laura Pernazza – con il quale il Tar dell’Umbria ha sospeso la precedente ordinanza nella parte in cui ha disposto la sospensione dei servizi socio educativi per l’infanzia e segnatamente i servizi per la prima infanzia fino a 36 mesi pubblici e privati e i servizi educativi delle scuole dell’infanzia statali e paritarie, i servizi educativi per l’infanzia riprenderanno le attività a partire da lunedì 15 febbraio».