Amelia, crollo Santa Monica: risarcimenti per 1,6 milioni di euro

Servizio Idrico Integrato e Umbriadue Scarl condannate. Le assicurazioni liquideranno la famiglia di Gastone Chieruzzi – morto nel crollo – e la Nuova Immobiliare Santa Monica

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di F.T.

Quasi 1 milione e 600 mila euro di risarcimenti. Sono quelli stabiliti dal tribunale civile di Terni – giudice Tommaso Bellei – nell’ambito dell’annosa e quasi infinita vicenda legata al crollo dell’antico palazzo di Santa Monica, nel centro storico di Amelia, avvenuto il  28 giugno del 2008. Quel giorno i solai vennero giù all’improvviso e sotto le macerie ci rimase il 61enne Gastone Chieruzzi, ex operaio delle acciaierie di Terni, sposato e padre di due figli.

L’ex monastero di Santa Monica

La condanna

Il processo penale legato al crollo dell’ex monastero di clausura delle suore Agostiniane aveva portato all’assoluzione delle quattro persone imputate. Ma la giustizia civile – anche sulla base delle perizie svolte in quel contesto – ha fatto il suo corso ed il tribunale di Terni ha condannato Il Servizio Idrico Integrato e la Umbriadue Servizi Idrici Scarl, in solido, a pagare 1.584.280 euro in solido. Somme che verranno quasi intermanete liquidate – sanscisce il giudice – dalle assicurazioni delle due società.

I risarcimenti

Di questi, 343.600 euro andranno alla Nuova Immobiliare Santa Monica che, rappresentata dall’avvocato Gianni Scarpato di Napoli, è proprietaria di una parte del palazzo. Il resto – 1.240.680 euro – agli eredi di Gastone Chieruzzi, assistiti dall’avvocato Attilio Biancifiori di Terni, per i danni materiali e morali subiti con la perdita dell’immobile di proprietà e soprattutto del proprio caro.

La battaglia

Proprio la famiglia Chieruzzi, nel corso degli anni – dodici ne sono trascorsi dal crollo – aveva chiesto a più riprese giustizia per quanto accaduto. Se sul piano penale le cose non erano andate come gli stessi eredi avevano sperato, sul piano civile la conclusione è stata – se paragonabile – diversa. E proprio i contenuti di quella prima sentenza penale, però, avevano richiamato l’attenzione sulla necessità di fare accurati accertamenti sul sottosuolo. Perché, per alcuni dei periti che nel corso del tempo si sono interessati al caso, il crollo era dipeso proprio dalle infiltrazioni di acqua fognaria che avevano finito per inondare le fondamenta dell’edificio, causando il cedimento dei solai.

Vicenda lunga e complessa

Da qui la condanna di SII e Umbriadue Scarl stabilita dal giudice Bellei e che certamente verrà impugnata in appello dalle parti soccombenti. Una vicenda, quella del crollo dell’ex palazzo di Santa Monia, che, oltre al processo penale – con incidente probatorio – ha visto anche un accertamento tecnico preventivo da parte del tribunale di Terni ed una causa civile con tanto di consulenza tecnica d’ufficio e relativa integrazione. Una mole di lavoro che, sul piano civile, è ora approdata alla prima importante decisone.

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