di S.F.
In primis i dati. Nel 2024 il Comune di Terni prevede un gettito da 10,8 milioni di euro per l’addizionale comunale Irpef e 22,5 milioni per l’Imu per un totale che supera i 33 milioni: il tema è stato al centro dell’attenzione della III commissione nella mattinata di lunedì in vista dell’approvazione in consiglio. Di fatto su questo fronte nulla è cambiato per ora. Con scontro, prevedibile, tra l’assessore al bilancio Michela Bordoni e gli esponenti di FdI. Di mezzo c’è giocoforza anche il dissesto finanziario.
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Non si cambia. L’intoppo
I numeri sono già ufficiali, d’altronde sono contenuti nelle delibere già passate sul tavolo di giunta. Capitolo addizionale Irpef (10,8 milioni per ogni singola annualità dal 2024 al 2026, tutto indicato nel previsionale): c’è la conferma dell’aliquota massima dello 0,8% e l’esenzione per i redditi inferiori a 12.500 euro. Imu: si inizia da 22,5 milioni, poi nel 2025 e nel 2026 si tocca quota 22 milioni e 650 mila euro. Tutto confermato anche in questo caso e per il 2023 non sono previste esenzioni Covid. Da qui è partita la discussione con la lettura dei dispositivi da parte della Bordoni – con lei il direttore generale nonché leader dell’area operativa complessa Claudio Carbone – e il confronto politico. Curiosità per l’Imu: ci sono state «sopravvenute criticità per cui il Portale del federalismo fiscale per cui non risulta operativo, non consentendo di elaborare e scaricare il prospetto delle aliquote per l’anno 2024, cosi come prescritto». Tutto nasce dalla nota del Mef – 21 settembre – di apertura ai Comuni dell’applicazione informativa per elaborare il prospetto delle aliquote in modo diversificato. Se ne parlera più avanti.
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Subito scontro
A dare battaglia ci ha pensato in particolar modo Orlando Masselli (FdI) che, da ex assessore al bilancio della giunta Latini, è ben a conoscenza delle partite in questione: «Chiediamo un’illustrazione più politica, non la semplice lettura», l’input per la Bordoni. Detto, fatto: «In questo momento la città sta vivendo una fase particolare, la chiusura del dissesto. Situazione molto delicata, stiamo analizzando le entrate per poter conseguire un’eventuale e prossima rivalutazione delle aliquote. Purtroppo il dissesto – ha proseguito – non permette chiavi di letture differenti per le entrate. Non ancora. Sono le stesse sulle quali si posa il bilancio, ci devono dare la copertura per le spese correnti». L’esponente FdI ha alzato i giri a questo punto: «Il dato politico è che si vuole andare incontro ai cittadini. L’addizionale Irpef è al massimo dal 2012 e noi non potemmo toccare nulla per via del dissesto. Ma quella fase è conclusa». Il collega di partito Marco Cecconi (FdI) ha tirato fuori una recente missiva del prefetto Giovanni Bruno per, in sostanza, far presente che l’Ente è tecnicamente fuori dalla procedura di dissesto. E non solo: «Avete fatto la scelta di tagliare servizi essenziali per 360 mila euro alle politiche sociali. In più aumentate il costo di parcheggi e mense. E ora l’amministrazione decide di mantenere l’aliquota Irpef al massimo, ma potreste intervenire con step progressivi. Questo è possibile». Nel contempo in aula consiliare il clima si ‘accende’ ulteriormente con la protesta di una cittadina sul welfare.
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La bagarre sulle riscossioni
Si poteva non tornare alle amministrative di maggio? Chiaro che no: «Evidentemente le scelte che AP ha messo in campo – la replica dell’assessore – sono piaciute di più rispetto alle vostre. Nel programma avevate la riduzione immediata delle aliquote ed i ternani non ci hanno creduto. La vera propaganda è stata dire che le avreste ridotte, noi abbiamo fatto scelte ascoltando i cittadini». Focus anche sulle riscossioni: «Abbiamo trovato una bassissima capacità di riscossione per i tributi. Non si è mai lavorato su questo fronte. E prima di fare proclami come fate voi, stiamo verificando la possibilità di intervenire con una politica fiscale seria». Masselli non ha lasciato scorrere: «Il tema delle entrate non toccato da noi? Bugia. Oppure sta dicendo che il direttore generale è un asino. Nel 2018 quando il Comune è fallito c’erano 30 milioni di debiti e 44 milioni da riscuotere, l’anno successivo è stata bandita una gara per le entrate patrimoniali ed extrapatrimoniali. Sta dicendo una cosa inesatta», il riferimento all’affidamento a Municipia. «Per la prima volta l’Ente ha incassato in modo regolare, ci sono i numeri di Municipia e Ica. Hanno portato risultati importanti», l’attacco. «Avete scelto di non scegliere, vi dovete vergognare», il ‘carico’ di Elena Proietti Trotti (FdI). Nel contempo Cecconi tira in ballo anche la percentuale riguardante gli immobili ad uso produttivo per l’Imu.
Il via libera
Lo scontro è tutto tra AP e FdI con il centrosinistra defilato: «La programmazione fiscale va nell’ottica di poter aumentare la popolazione a Terni. Voi dite di abbassare di qua e di là per dare un segnale ed è il motivo per il quale non siete stati eletti. La nostra scelta – la seconda replica della Bordoni – è di non scadere nel qualunquismo del vostro governo e non andremo ad indebitare i figli. Nei prossimi mesi sapremo dare le risposte che i cittadini vorrebbero». Infine un cenno al commercio: «L’Imu andava ridotta subito per dare la possibilità ai proprietari di ridurre gli affitti, pagano ancora l’aliquota massima. Serve una politica strutturale», il giudizio di Masselli. C’è il doppio parere favorevole con i voti della maggioranza, prossimo appuntamento in consiglio comunale.