Santa Maria Terni: Dpi, anestestisti, chirurgia. Nuovo ‘sos’

Nuovo confronto in commissione, l’allarme dei referenti dei sindacati medici. «La chirurgia di bassa complessità è rimasta ferma». Chiarelli: «Falso, ecco i numeri»

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di S.F.

L’Ordine dei medici ed i referenti dei sindacati. Lunedì mattina è toccato a loro esporre il proprio pensiero sulle criticità dell’azienda ‘Santa Maria’ di Terni e, in generale, sulle tante problematiche della sanità regionale: una lunga audizione dove, alla pari di ciò che è avvenuto la scorsa settimana con successiva ‘replica’ dei professionisti dell’ospedale, sono state messi in fila – con numeri a corredo – i concetti chiave di un quadro giudicato preoccupante. E un invito diretto alla politica: «Non ascoltate mai persone competenti su questi temi, è gravissimo».

OSPEDALE TERNI, L’AUDIZIONE DI RSU E SINDACATI INFERMIERI DEL COMPARTO

La II° commissione di lunedì mattina

Le poche assunzioni e l’attrattività che si azzera

Un nuovo passaggio del confronto avviato da un atto di indirizzo del consigliere comunale M5S Claudio Fiorelli per valutare e fare una ricognizione sullo stato attuale del ‘Santa Maria’. E anche in questo caso di certo non ci si è trincerati dietro la diplomazia, a partire dal rappresentante sindacale Cgil per dirigenti medici, Francesco Fioriello, cardiochirurgo dell’ospedale di Terni: «La problematica più importante, resa drammatica dalla pandemia, è la carenza di organico e ciò investe anche i medici. Quest’anno in tutta la regione ci sono state appena 19 assunzioni, un numero che parla da solo rispetto al fabbisogno necessario. La gravità – ha aggiunto – è che si continua a fare selezioni a tempo determinato e ciò comporta una fuga del personale dalla nostra azienda. Ricordo che le regioni limitrofe fanno concorsi per assumere a tempo indeterminato. Risultato? Per noi si azzera l’attrattività per giovani o professionalità di alto livello. Il 10 novembre c’è stato un verbale di trattativa con la regione: era stato preso un impegno e siamo ancora in attesa».

LA ‘LETTERA DEGLI 8’: «GRANDE PROFESSIONALITÀ E CUORE»

Foto archivio

Blocco attività chirurgiche: «Tante parole, rimasta ferma»

Fioriello è poi entrato nel dettaglio dando una serie di numeri interessanti: «Abbiamo bloccato – ha proseguito – tutte le attività chirurgiche non di urgenza. La chirurgia di bassa complessità, pari al 75% del totale, è rimasta di fatto ferma a marzo. Si sono dette tante parole ma in realtà questa chirurgia non è mai ripartita. È successo invece molto lentamente per l’attività chirurgica di tipo oncologico: una seduta ogni 18 giorni per ogni reparto e ciò ha permesso di smaltire soltanto il 15% delle priorità. Le conseguenze del blocco? I pazienti che sono in lista d’attesa si possono riaggravare e può comportare la gestione di patologie che si trasformano in urgenza. Sono incrementate a dismisura le liste d’attese per le chirurgie di degenza breve. Di fatto non c’è un’integrazione reale con l’azienda sanitaria e l’ospedale continua a svolgere parzialmente le funzioni del territorio, anche nel trattamento dei casi Covid a medio-bassa intensità. La convenzione con la clinica privata di Perugia ha avuto poche ripercussioni».

ORDINE MEDICI, DONZELLI: «GRAVISSIMO CHE NON SI ASCOLTI MAI CHI HA COMPETENZE»

L’ospedale da campo a Terni (foto Cri Avigliano Umbro)

L’allarme sui Dpi e le ristrutturazioni

I guai, secondo Fioriello, non finiscono qui: «Abbiamo di nuovo carenza di dispositivi di protezione individuale nelle aree Covid e ci sono stati alcuni infettati. Manca un progetto, una mission per l’ospedale di Terni. Vogliamo continuare con una struttura di alta specialità, attrattiva per le zone limitrofe o, come sta accadendo, trasformarlo in un polo medico-geriatrico? Questo è il processo che notiamo, già pre pandemia. Il rilancio e il ruolo del ‘Santa Maria’ all’interno della sanità umbra è l’elemento centrale di discussione. E l’ospedale da campo non è servito al di là delle condizioni climatiche e del problema Dpi». Inevitabile passaggio sull’ex Milizia: «Sarebbe una soluzione utile. Tuttavia – ha aggiunto parlando in linea generale – non si possono fare progetti di ampliamento se prima non si mette mano al personale». In chiusura ulteriori questioni: «Lo stop al punto prelievi determina gravi disagi per donne in gravidanza e pazienti diabetici. Ci sono inoltre una serie di mancate ristrutturazioni: chirurgia al 2° piano, cellule staminali al 3°, il 6° dove di fatto mancano spazi. C’è infine il problema degli spogliatoi insufficienti».

L’ACCORDO CON LA CLINICA PRIVATA PORTA SOLE

L’ospedale di Terni (foto Regione Umbria)

Gli anestesisti: «Sforzarsi per l’aumento di personale». I posti letto

Presente anche Sandro Morelli dell’Aaroi, l’Organizzazione sindacale nazionale dei medici di anestesia e rianimazione: «Le persone competenti non vengono mai ascoltate. Per quel che ci riguarda, con i colleghi di tutta Italia, ci siamo ritrovati con problemi clinici e organizzativi. Sono enormi ed in parte irrisolti. Dal punto di vista politico c’è stata una rincorsa ad aumentare i posti letto nelle terapie intensive. Le Regioni hanno spinto sulle aziende sanitarie per questo obiettivo: prima della pandemia c’erano sul territorio regionale 69 posti per poi arrivare a 127. Con il piano di salvaguardia il progetto è di portarli a 167. Quello che stiamo dicendo – l’input di Morelli – è che il posto letto in terapia intensiva non è una formula algebrica che nasce dalla somma di un letto e ventilatore, ma è un insieme di altre cose sia in termini di dotazioni tecnologiche (monitor, pompe ecc.). Soprattutto il punto critico è la possibilità di assistere i pazienti e avere numero adeguato di anestesisti rianimatori e infermieri pronti. Non è facile averli. Non ci siamo tirati indietro, la situazione è paragonabile a quella di una guerra: si aprono le tende, si soccorrono più persone possibili. Si deve cercare però di poter lavorare in condizioni buone e significa concentrare gli sforzi sull’aumento del personale specialistico. Per formare un’anestesista ci vogliono cinque anni: la carenza che abbiamo anche in questo ospedale è rilevante. Intanto lavoriamo sopra le forze e raddoppiamo i turni. Forse a livello di pianificazione certe informazioni arrivate in Regione non sono state date o ricevute nel modo corretto». I dubbi non mancano: «Come mai all’azienda ospedaliera ternana è stato richiesto un aumento di 20 posti letto durante la prima ondata rispetto ai 12 di Perugia? Qualcosa non torna. E perché il fabbisogno di anestesisti calcolati era di 5 per l’ospedale di Terni e 12 per Perugia? Questo quando storicamente si sa che la carenza qui è nettamente più seria di quella su Perugia. La rete formativa legata al decreto legge 402 del 2017? A Terni arrivano le briciole rispetto a Perugia. Perché a noi è stato chiesto questo sforzo organizzativo e lavorativo? E chi ha detto che la struttura ternana è in grado di sopportarlo? Prima di decidere sarebbe giusto ascoltare gli esperti. Continuiamo a sacrificarci – ha concluso – e rinunciare ai giorni di ferie. Il guaio è cercare di fare un lavoro qualitativo ed in sicurezza».

DG AZIENDE SANITARIE/OSPEDALIERE: NOMINE VICINE, SELEZIONE PER 36

Luca Coletto e Claudio Dario

Rebus programmazione

A seguire è intervenuto Marco Coccetta del Cimo: «La situazione odierna paga lo scotto di anni e anni di tagli, nonché di programmazione sbagliata sia a livello nazionale che regionale. Dimostrata anche per la carenza di edilizia sanitaria sul territorio: si sono tutti concentrati nel nord della regione, il ‘Santa Maria’ è una delle strutture più datate. Inoltre si va avanti con la diatriba tra gli ospedali di Terni e quello di Narni/Amelia: l’uno non esclude l’altro, l’importante è che si segua un programma per mettere tutti in rete. In Umbria già prima avevamo una carenza di circa 180 posti letto per acuti e 250 per post acuti». Anche per lui focus sul personale: «Dipende anche dal fatto che da troppo tempo non ci sono più concorsi a tempo indeterminato, occorre aumentare i posti nelle scuole di specializzazione e trattenere le persone che vengono formate. La carenza riguarda poi l’assistenza territoriale. La politica locale ha il dovere di far sentire la propria voce a livello regionale e mettere finalmente al primo posto le esigenze del ternano». Per la Ugl sanità collegata Maria Rita Serva: «Sono venuta via dal ‘Santa Maria’ nel 2013 e già allora si parlava del problema anestesisti. Le cose non sono cambiate e la pandemia le ha peggiorate. Manca una programmazione ad ampio raggio tra territorio ed ospedale. Ascoltate di più le persone che lavorano sul campo».

NOVEMBRE, DPI IN ESAURIMENTO: PROCEDURA D’URGENZA USL UMBRIA 2

La diversità di vedute

Fiorelli ha preso poi la parola per ribadire che «si naviga da vista da troppo tempo e l’attuale amministrazione regionale prosegue negli errori delle precedenti. E anche oggi noto l’assenza del sindaco Latini». Gli risponde la presidente della II° commissione Rita Pepegna (FdI): «Si scusa, non poteva venire per altri impegni ma è a conoscenza di tutto». Chi non è granché d’accordo con ciò che ha detto Fioriello – in particolar modo – è Sergio Armillei, medico consigliere della Lega: «Il guaio del personale viene da lontano, inoltre il piano pandemico nazionale e regionale è fermo al 2006. L’azienda ospedaliera di Terni sta facendo il massimo per sopperire alle mancanze: sono stati assunti 33 medici nel 2020, 16 dei quali a tempo indeterminato. Purtroppo c’è anche da dire che non ci sono, Perugia ha possibilità di averne di più per l’enorme numero degli specializzandi. Noi ce li sogniamo». Tirata in ballo la vecchia amministrazione regionale: «I concorsi a tempo determinato? C’è una linea guida regionale, del 1° agosto 2019, che impone delle commissioni extraregionali. Ciò crea lentezza notevole e questa delibera è limitante, dovrebbe essere abrogata. I Dpi? Sono stato dentro i reparti Covid e al pronto soccorso, sinceramente grosse carenze non ne trovo. Magari su cose specifiche può essere che ci sia qualche limitazione. Per i posti letto l’azienda, rispetto al piano di salvaguardia, si è attrezzata con un numero maggiore. La struttura esterna della Croce rossa non è stata utilizzata del tutto perché i posti sono più che sufficienti da quel che mi risulta. E il progetto per l’ospedale c’è, ovvero farlo nuovo». A stretto giro è Morelli a rispondergli: «Sì, è vero, procedure per assunzioni ci sono state. Ma lo sforzo deve essere commisurato alle reali esigenze perché nello stesso periodo c’è chi è andato via. Magari in altre regioni hanno trovato argomenti più convincenti. E c’è l’aspetto remunerativo delle prestazioni aggiuntive: c’è un decreto del premier Conte, risalente al 14 agosto e convertito in legge il 13 ottobre, in merito all’adeguamento della tariffa oraria. Ancora da noi non viene applicata. Non ne abbiamo traccia». Battute finali sul futuro dell’ospedale: «Se vogliamo continuare a fare l’alta specialità è una necessità la realizzazione della nuova struttura, questo ha quasi 60 anni. Nella terapia intensiva dove lavoro, quando dobbiamo andare al pronto soccorso con un paziente impegnativo, non si entra nell’ascensore e dobbiamo fare sette piani per una Tac. Così non si può più lavorare». Schermaglie tecniche sull’ex Milizia e stop. Per poco: nella prossima settimana saranno auditi i commissari straordinari del ‘Santa Maria’ e della Usl Umbria 2, Pasquale Chiarelli e Massimo De Fino.

Pasquale Chiarelli

Chiarelli: «Chirurgia mai ripartita? Ecco i numeri»

Il commissario straordinario del ‘Santa Maria’ ha già preparato una relazione per l’appuntamento in commissione consiliare. Di certo non mancheranno gli argomenti di cui dibattere viste le esposizioni dei sindacati tra giovedì e la giornata odierna. Su un aspetto tuttavia Chiarelli chiarisce subito: «Interventi fermi? Dal 1° aprile ne sono stati – si parla di quelli a bassa complessità – effettuati 2.677, più 5.831 ordinari tra quelli programmati. A ciò si aggiungono gli urgenti. Considerando le ultime settimane, dalla ‘riapertura’ del 16 novembre al 4 dicembre, ce ne sono stati in totale 587. E sul fattore sicurezza le tute per le reali urgenze non sono mai mancate, neanche per un minuto: nello scorso weekend ne sono state consegnate 1.000 per le terapie intensive e 300 al pronto soccorso. Qualora mancassero ci sarebbero comunque i camici Tnt per rispondere in modo adeguato a tutte le esigenze. Questo ospedale ha tanti problemi, sì, ma le cose buone sono molte di più. Dal 1° luglio al 30 settembre sono state stabilizzate più di 40 persone a tempo indeterminato e, seppur c’è chi se ne è andato, il saldo è comunque più che positivo». Il prossimo appuntamento telematico con i consiglieri di palazzo Spada si preannuncia interessante.

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