Covid, ospedale Terni: «Fa male sentirsi abbandonati»

Giovedì pomeriggio confronto in commissione con i referenti sindacali: «Errori in estate e niente programmazione. Sollecitare la Regione»

Condividi questo articolo su

di S.F.

Il Covid-19, la gestione regionale e le esperienze in questi mesi al ‘Santa Maria’ di Terni, con il racconto di chi – da mesi – è in prima linea per fronteggiare l’emergenza epidemiologica. Con una problematica in particolar modo denunciata da anni e che il coronavirus ha messo ancora di più evidenza vista la mole di lavoro cui sono stati sottoposti gli operatori: la grave carenza di personale. Se ne è parlato per oltre due ore giovedì pomeriggio in II° commissione consiliare alla presenza dei referenti sindacali del comparto. Significativi su tutti gli interventi di Lucio Moscetti, coordinatore rsu dell’azienda ospedaliera, e di Nicola Ambrosino della Cisl Fp: «Fa male vedere la paura negli occhi dei colleghi. Fortunatamente la situazione rispetto ad un mese fa è migliorata, altrimenti saremmo sull’orlo del baratro».

EMERGENZA COVID: «REGIONE HA GESTITO CON SCHIZOFRENIA»
MAXI CONCORSO INFERMIERI, IL PASTICCIO

Foto archivio

«Si corre solo a mettere pezze. Sollecitate la Regione»

Un appuntamento che fa seguito all’atto di indirizzo presentato da Claudio Fiorelli (M5S) per far luce sulla situazione sanitaria in Umbria con approfondimento sul ‘Santa Maria’. Tutt’altro che ‘diplomatico’ Moscetti nel descrivere ciò che non è andato in questo arco di tempo: «Mi fa male – le sue parole – vedere infermieri con 35 anni d’esperienza buttati in rianimazione e notare la loro paura. Le stesse persone poi vengono impiegate in altri ambienti ‘puliti’. Mi fa male incontrare infermieri neoassunti che si ritrovano in un tendone con dei positivi, da soli. Mi fa male aver visto per tutta un estate la possibilità di fare concorsi e aver atteso settembre, per poi sbagliare procedura e bloccare l’iter. La prima ondata ha ‘scoperto’ tanti problemi della sanità umbra e ternana. E mi dà fastidio aver visto inaugurazioni di reparti quando serviva organizzarsi per la seconda ondata. Mi fa male non aver visto i 123 infermieri di una vertenza portata avanti per due anni, ci servivano come il pane. Mi fa male vedere sentirmi abbandonato quando sono al lavoro, lo stesso vale per i miei colleghi. Credo che affrontare una pandemia così come è stata affrontata all’ospedale di Terni e in Umbria è brutto se confrontato con altre regioni. Non abbiamo guadagnato nessuna unità ma solo coperto coloro che si sono ammalati. La fortuna è che la situazione è migliorata altrimenti saremmo stati sul bordo del precipizio con il trend in crescita di un mese fa. Senza infermieri e senza struttura organizzativa. Si corre solo a mettere pezze e gli operatori che si contagiano sono tanti». Si guarda anche al futuro: «Ora siamo in emergenza.  Tra qualche giorno – ha chiuso Moscetti – dovremo ripartire con l’ordinario e non si può reggere così». Quindi l’invito: «Sollecitate la Regione per programmare per almeno un anno ciò che dobbiamo fare. Ora si sta vivendo alla giornata. Aiutateci a dare almeno un’organizzazione al sistema. Ogni giorno che si viene al lavoro è sempre il primo giorno di Covid e non è normale».

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

La commissione

Rianimazione Covid: «Solo con i camici»

Chi conosce bene il contesto è anche Ambrosino. Conciso e diretto: «Da qualche mese – ha spiegato l’esponente della Cisl Fp – lavoro in rianimazione Covid e vedo gente morire tutti i giorni. Sento i colleghi demotivati e ci sono problemi che non si riescono a risolvere». Con esempio: «Lavoriamo solo con i camici in rianimazione perché non abbiamo le tute. C’è paura di portare e trasmettere il virus in casa. Venite a vedere la realtà. Gli spazi sono ristretti e con l’emergenza sono stati creati cinque posti letto per la rianimazione Covid, ma in una stanza piccola. Come infermiere vi dico: rendetevi conto di persona». Lunedì si proseguirà con l’audizione dell’Ordine dei medici.

ASSUNZIONI OSPEDALE TERNI, STORIA LUNGA: VERTENZA 2017
GIUGNO 2017: «ASSUNZIONI O CRISI»

Foto archivio

La vecchia vertenza e le liste d’attesa

C’è chi invece è partita da lontano per dare la sua visione, Giorgio Lucci della Cgil Fp: «Il tema del personale arriva dal passato. Già lo affrontammo nel 2017 con una vertenza riguardante circa 120 operatori tra sanitari e amministrativi. Purtroppo l’accordo non è stato rispettato anche perché il concorso per infermieri fu bloccato. Come avrebbe lavorato il ‘Santa Maria’ se avesse avuto a disposizione queste persone? Certo, non sarebbero bastati per l’emergenza sanitaria, ma avrebbe aiutato ad affrontare meglio la situazione. Va detto che l’attuale direzione ospedaliera sta lavorando in tal senso tramite avvisi pubblici per incarichi a tempo determinato. Tuttavia – ha aggiunto – ci sono due problemi: i neolaureati che non hanno esperienza in materia di terapia intensiva ed i contratti a scadenza. Rischiamo di perdere le professionalità formate in questo periodo. In generale ci si doveva organizzare nella fase di ‘tregua’ estiva per la rete regionale emergenziale. Inoltre la struttura dell’ospedale di Terni è obsoleta. C’è poi l’ex Milizia: chiederemo un approfondimento come già fatto in passato perché riteniamo che potrebbe essere utilizzata per servizi e ambulatori». Mirino anche sulle liste d’attesa: «Alcune attività sono state sospese. Chiedimo un impegno al sindaco Latini verso la Regione affinché alcune questioni vengano portate all’attenzione della presidente Tesei e dell’assessore Coletto».

DICEMBRE 2018: VIA LIBERA ALLE ASSUNZIONI

La sede della Usl Umbria 2

ll NurSind: «Emorragia continua. Errore in estate»

Sulla stessa linea Paolo Scaramuccia, dirigente sindacale del NurSind: «La carenza di personale è grave. Durante la prima fase l’Umbria è stata solo sfiorata dal Covid ma abbiamo comunque avuto difficoltà. Inoltre l’organico è andato diminuendo perché ci sono state chiamate da altre regioni che, rispetto a noi, offrono contratti a tempo indeterminato. Un’emorragia continua, poi parzialmente arginata con le stabilizzazioni riguardanti la legge Madia. Una soluzione palliativa considerato che quel personale era già in servizio e non ha ampliato la pianta organica. Nel periodo estivo è stato commesso l’errore – ha sottolineato – di non aver approfittato della ‘tregua’: avevamo scritto di riprendere le procedure concorsuali, ma la richiesta non è stata ascoltata. Da come ci è stato detto ora quello bloccato riprenderà verso la metà di gennaio e intanto il personale è stanco e demotivato. Non riesce a far fronte alle richieste aziendali. La seconda ondata ha messo in evidenza le lacune del sistema sanitario regionale». C’è un’altra questione: «C’è necessità di rafforzare l’assistenza sanitaria territoriale e anche in questa circostanza occorrono assunzioni». Critiche anche in tema di screening per gli operatori sanitari. E ancora: «C’è il mancato riconoscimento dell’orario di servizio per la vestizione/svestizione e del passaggio di consegne, riconosciuto dalle norme contrattuali. A tutt’oggi le due aziende non lo riconoscono: i nostri colleghi infermieri ‘regalano’ ore in modo gratuito. Tra l’altro orario si è allungato in periodo Covid».

MAGGIO 2020, MOSCETTI: «IN OSPEDALE NON VA TUTTO BENE»

«Riusciamo a dare servizi scarsi»

Flashback anhe per Mauro Candelori della Uil Fpl: «Nel 2003 occupammo il Comune di Terni per la carenza di personale e la riduzione dei posti letto, passarono da circa 800 a 530-540. Da allora sono iniziate un po’ le nostre disgrazie. Spese del personale? L’assessore Melasecchedi recente ha riequilibrato in giunta la cifra tra le varie aziende. Ma non ho portato benefici perché non ci sono graduatorie né concorsi in atto e non si è aumentato il fabbisogno di personale del ‘Santa Maria’. Già con la vertenza 2017 fu sottolineata la problematica: mancano infermieri, Oss, tecnici di laboratorio e anche gli amministrativi, il 50% circa. Noi come Uil abbiamo rilanciato il ragionamento sulla costruzione di un nuovo ospedale, dove non ci interessa. Purtroppo – focus anche sulla rete integrata territoriale – i servizi che riusciamo a dare questa comunità dal punto di vista sanitario sono scarsi rispetto all’Umbria del nord. Se non riusciamo tutti insieme a programmare una sanità diversa, penso che avremo una vita difficile su quest’area».

LA POLEMICA PER L’INTEGRATIVO

L’interno dell’ex Milizia

«Non abbiamo valorizzato il patrimonio immobiliare»

In commissione anche Fosco Giraldi della Fials: «La non ristrutturazione degli ospedali di Narni e Amelia pesa anche sul ternano perché servivano per il ‘drenaggio’ dei pazienti verso il ‘Santa Maria’. La struttura è vecchia e con logistica difficile. Le nuove difficoltà sono arrivate con la pandemia ed è mancata la programmazione della Regione, le direzioni hanno navigato a vista. Non abbiamo valorizzato il nostro patrimonio immobiliare per contenere il Covid-19: è una vita ad esempio che si parla dell’ex Milizia, inutilizzata. Potrebbe liberare alcuni spazi per l’ospedale. Poi ci sono l’ex Tiffany, seppur non di proprietà pubblica, e l’ex palazzo provinciale della sanità. In questo modo abbiamo lasciato l’azienda ospedaliera di Terni sola a sopportare l’enorme pressione. La situazione degli organici è grave anche a causa di un tasso di assenza dal lavoro – per vari motivi, contagi compresi – che supera il 20% e le assunzioni fatte non vanno a sanare. Occorre insistere per l’estensione della legge Madia fino al 2022: ciò darebbe tranquillità ai lavoratori precari. La gestione della pandemia passa attraverso la prevenzione e serve una rivisitazione delle strutture pubbliche che abbiamo sulle quali poter spostare alcune attività di ospedale e Usl».

LA BAGARRE SULL’EX MILIZIA

L’ex Tiffany

Il guaio liste d’attesa

Per la Fsi-Usae presente Paride Santi: «La pandemia è iniziata a marzo e non di recente, qualche errore è stato fatto. Si sapeva che ci sarebbe stato il secondo ‘evento’ e si poteva fare prevenzione. Il problema più rilevante è la carenza di personale: viene da lontano, sì, ma il Covid l’ha messo ancora di più in evidenza. C’erano delle graduatorie in scadenza il 30 settembre ma niente. I presidi di Narni e Amelia non dovevano chiudere». Poi l’avviso: «Se non riattiviamo l’ordinario – tirate in ballo le risonanze magnetiche e i lunghi tempi d’attesa – si rischiano più decessi dopo che in questa fase, serve accelerare. Contratti? La Toscana ha fatto 1.200 chiamate, ha guardato ai cittadini e non ai soldi. E ovviamente anche gli umbri sono andati».

TEMPO DI MANUTENZIONE PER L’EX TIFFANY

L’sos ed i reparti chiusi 

Infine Anisoara Feraru, dirigente sindacale NurSing Up: «Dovete – l’invito – sensibilizzare la Usl Umbria 2 e l’azienda ‘Santa Maria’ per i grandi problemi che ci sono. Il carico di lavoro è aumentato molto: i familiari dei parenti ricoverati non possono più andare e l’assistenza ricade tutta su di noi. E le persone non bastano mai. E nella tenda, di notte, le condizioni non sono buone: anche i medici riferiscono che sono tremende. E fa freddo. Finora ci sono stati due-tre positivi dentro. In ospedale ci sono dei reparti chiusi come ginecologia e geriatria, perché non aprirli allora piuttosto che puntare sull’altra soluzione. Noi vi parliamo con il cuore. Non ci ascolta nessuno». Sos, l’ennesimo, lanciato.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli