Varianti Covid Umbria: «’Brasiliana’ a Perugia nell’ospedale. Fuori c’è quella ‘inglese’»

Il professor Gianni Rezza, direttore della prevenzione del ministero della Salute, ha fatto il punto sulla situazione epidemiologica umbra: «Servono ‘mini lockdown’ locali»

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«L’Italia registra attualmente un decremento lentissimo di casi, fondamentalmente è una situazione di stabilità. In molte regioni c’è un calo mentre altre, l’Umbria su tutte, mostrano incrementi: lo stesso, in maniera più contenuta, vale per Toscana, Molise e la provincia autonoma di Bolzano che ha un’incidenza (casi per 100 mila abianti, ndR) molto alta». L’incidenza umbra è 241,56 su 7 giorni e 442,56 su 14 giorni.

SPECIALE COVID – UMBRIAON
443 NUOVI CASI ODIERNI, 420 IN PROVINCIA DI PERUGIA

Silvio Brusaferro

In Italia i ricoveri calano

Venerdì pomeriggio il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro, insieme al direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha fatto il punto settimanale della Cabina di monitoraggio sull’emergenza Covid in Italia. «Continua sul piano nazionale – ha detto Brusaferro – il decremento dell’occupazione dei posti letto negli ospedali, anche nelle terapie intensive, ed ora siamo ‘sotto soglia’. C’è poi il tema delle varianti che in alcune regioni sono state isolate con conseguenti provvedimenti restrittivi».

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«Varianti isolate, vaccinare più in fretta»

Il professor Rezza ha spiegato che «c’è una certa stabilità complessiva, in Italia. Purtroppo i decessi restano elevati e la ‘coda’ è molto lunga, quando si accumulano tanti casi. Abbiamo regioni in cui l’incidenza è più elevata, anche in seguito all’identificazione di varianti con maggiore trasmissibilità: dobbiamo fare in fretta a vaccinare, siamo fra i primissimi in Europa nella percentuale di vaccinazione della popolazione ma il problema è l’approvvigionamento».

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Le varianti in Umbria

«Ringrazio Abruzzo e Umbria – ha detto Rezza – che hanno permesso di identificare la presenza e la circolazione di due varianti nel nostro Paese. In Abruzzo, in provincia di Chieti, è stata identificata la circolazione di una variante VOC che è la variante del Kent (‘inglese’, ndR) con una maggiore trasmissibilità. L’efficacia dei vaccini in tale caso non è inficiata ma serve tempestività. L’Umbria ha una situazione più complessa in provincia di Perugia perché sembra che ci sia co-circolazione di due varianti diverse, la VOC inglese e quella ‘brasiliana’ P1. Abbiamo identificato la presenza della variante ‘brasiliana’ – ha spiegato il direttore della prevenzione del ministero – grazie al fatto che l’Umbria invia a scadenze regolari dei campioni testati dall’ISS a Roma. In due di questi campioni c’era la variante P1 e abbiamo subito chiamato la Regione Umbria, allertandola, identificando cluster ospedalieri in diversi reparti del nosocomio di Perugia. Questi cluster sono stati attenzionati, stiamo chiedendo informazioni dettagliate sulle caratteristiche della popolazione colpita, se vaccinata o meno ad esempio, ed anche cercando di stabilire link a livello di trasmissione. La maggioranza dei campioni successivamente inviati, altri 40, ha fatto emergere la variante ‘brasiliana’ quasi esclusivamente nei cluster ospedalieri, solo un caso fuori dall’ospedale, mentre la circolazione comunitaria sembra sostenuta dalla variante ‘inglese’ che preoccupa meno, in quanto risponde al vaccino. Le varianti non annullano l’efficacia del vaccino, comunque, pur potendo influire. È chiaro – ha precisato Rezza – che sono state prese già molte misure, perché il focolaio sembra estendersi fra Perugia e il Trasimeno, con altre province in particolare della Toscana che sono attenzionate. È importante agire prontamente, le Regioni possono, anzi devono, stabilire la presenza di ‘zone rosse’ locali che possono essere comuni o province in cui si applica un ‘mini lockdown’ temporaneo. Ridurre la velocità di circolazione virale è decisivo e il vaccino in questo senso è fondamentale».

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