di S.F.
«Il restauro durerà undici mesi e si articolerà in diversi step. A partire dal nuovo ‘pennone’ che verrà installato entro la metà di agosto: i lavori riguarderanno poi la parte interna della fontana, in particolare l’impianto idraulico che verrà completamente rinnovato. Successivamente verrà installato un nuovo sistema di illuminazione in grado di valorizzare appieno la bellezza del monumento. Il restauro si completerà con l’intervento sui mosaici e sulla parte esterna». Era il 16 luglio 2013 e l’allora assessore ai lavori pubblici, Silvano Ricci, spiegava in questo modo il cronoprogramma del restauro della fontana di piazza Tacito durante la presentazione dell’intervento di recupero e valorizzazione – coinvolte la fondazione Carit, il Comune, l’Asm e l’Ast attraverso il Tubificio – del simbolo cittadino per eccellenza. Tuttavia, a tre anni di distanza, nessun ritorno in vita per l’opera progettata nel 1932 da Mario Ridolfi e Mario Fagiolo. In compenso ci sono ruggine e piante in crescita tra un mosaico e l’altro.
La ‘quarta vita’ Inaugurata il 21 aprile 1936, l’opera fu danneggiata il 14 ottobre 1943 da un bombardamento dell’esercito inglese e il 24 giugno 1961, dopo i lavori di ricostruzione del Genio Civile – parte muraria ed impiantistica, quella musiva fu ancora affidata all’artista anconetano Corrado Cagli, che ridisegnò i segni zodiacali con l’impiego del ‘mosaico romano’ in sostituzione del ‘veneziano’ -, la fontana fu restituita per la seconda volta alla città in occasione della 14° ‘Festa delle acque’. Nel 1995 quindi i primi lavori di restauro – da lì partirono i problemi attuali – dei mosaici e l’11 dicembre 2011 il ‘crac’ del pennone della fontana causato dal montaggio delle luminarie natalizie. Il resto è storia recente: la ‘quarta vita’ – così si espresse il sindaco Di Girolamo il 16 luglio 2013 in merito al nuovo intervento – della fontana dovrà attendere e ancora per diverso tempo a vedere le condizioni.
Inizio felice L’intervento da 615 mila e 528 euro (poi aumentati a 723 mila) – in sei fasi, dalla diagnostica-prove al restauro delle superfici musive, passando per la ricostruzione dell’ago’, il recupero degli elementi lapidei, il nuovo progetto idraulico e la riqualificazione estetica degli impianti illuminotecnici – sembrava filare per il verso giusto con il montaggio del ‘pennone’ ad inizio agosto. L’assessore Ricci, in quella circostanza, si sbilanciò: «Faremo bene e in fretta anche per i mosaici». Pronostico toppato, anche perché c’era da prendere una decisione – fondamentale in tal senso Fabio De Chirico, responsabile della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici dell’Umbria – di una certa rilevanza: rifacimento ex-novo o recupero.
Certezze e rinvii A febbraio 2014 viene ufficializzata la decisione del distacco delle tessere dei mosaici e che le tempistiche previste non saranno rispettate: «Non è possibile fare interventi ‘in situ’ per i mosaici e per questa scelta dovremo attendere l’ok del ministero. I tempi si allungano». Sul possibile rifacimento ex-novo invece nessuna novità che, però, giungono un mese dopo in occasione della 21° edizione del ‘Salone dell’arte del restauro’ a Ferrara: si va verso la ricostruzione completa per consentire il risanamento delle malte sottostanti ai mosaici. Peccato che nei mesi successivi verrà a mancare il via libera della Soprintendenza. E senza quello resta tutto così: «La città non può attendere in eterno. Pronti a cancellare il nostro finanziamento se entro giugno non si sblocca la situazione», dichiarerà a dicembre 2014 l’ex presidente della fondazione Carit Mario Fornaci.
Terremoto Gizzi Di malumori, a un anno e mezzo dalla presentazione dell’intervento, non ne mancavano. E ad aggravare la situazione – siamo tra marzo e aprile 2015 – ci pensa Stefano Gizzi, il nuovo soprintendente regionale: «Né rifacimento ex-novo né distacco: si fa il restauro ‘in situ’, lavorando su ciò che è rimasto». L’assessore ai lavori pubblici, Stefano Bucari, e Mario Fornaci non la prendono esattamente con filosofia. Anche perché, di fatto, si tratta di un azzeramento totale di idee e discussioni del biennio precedente: «Non voglio passare per quello che arriva senza sapere nulla – le parole di Gizzi – e cambia le carte in tavola, ma lo stesso Cesare Brandi (noto storico d’arte, ndr) diceva che dell’opera d’arte si conserva la materia e non la forma. Anche per questo si deve procedere, possibilmente, con un buon restauro conservativo, salvaguardando l’esistente».
Stallo e prese di posizione La partita è tutta sul distacco: la Soprintendenza ribadisce in più circostanze il no, le altre parti coinvolte premono per proseguire sul cammino iniziato con De Chirico. Ed ecco quindi che interviene direttamente il ministero, chiedendo di dar seguito all’accordo precedente all’arrivo di Gizzi. Per lui, in estate, arrivano poi nuove ‘bordate’: si fanno sotto Anci Umbria e soprattutto la presidente della Regione, Catiuscia Marini: «Via Gizzi. Ho chiesto la collocazione ad altro incarico del soprintendente per i danni che sta creando», la ‘preghiera’ avanzata al governo e al ministro Franceschini.
Un ulteriore schiaffo a Gizzi – ottobre – è quello dell’Istituto superiore per il restauro e la conservazione (Iscr): «Il mosaico va rimosso ed esposto in un museo. Nessun restauro ‘in situ’». La sconfitta per il soprintendente è definitiva: «Quello dell’Iscr – commentò Bucari – ci sembra un contributo importante che va nella direzione che l’amministrazione comunale ha sempre seguito, quella cioè di restaurare la fontana simbolo di Terni e di salvare i mosaici originali. Un progetto condiviso, che vede l’apporto di professionisti seri e la collaborazione con la Fondazione Carit. Mi auguro ora che il soprintendente prenda atto anche di questo parere e si possano accelerare i tempi. La fontana non può continuare ad essere una cantiere: così è una ferita aperta per la città».
Il passo indietro Gizzi è giocoforza costretto al dietrofront e nel dicembre 2015 ecco la resa: il soprintendente dà il semaforo verde per il distacco dei mosaici. Ad inizio anno Bucari annuncia: «Prime prove di distacco entro un mese». Manco a dirlo i tempi si allungano e l’ok del Comune per il progetto esecutivo del test – area di due metri quadrati in corrispondenza del segno zodiacale del Cancro – arriva solo a maggio.
Test e attesa E giovedì mattina è stato consegnato all’impresa vincitrice dell’appalto – la Coo.Be.C. di Spoleto – il cantiere per poter iniziare la prova di distacco: nella prossima settimana procederà con un rilievo attraverso l’utilizzo del laserscan, per avere in questo modo il rilievo tridimensionale della superficie – segno zodiacale del Cancro – da staccare. La Coo.Be.C ha venti giorni di tempo a disposizione per completare il test: «Al termine – spiega il funzionario del Comune e Responsabile unico del procedimento, Federico Nannurelli – verrà redatta una relazione specialistica utile per procedere al restauro vero e proprio e per capire se l’operazione di distacco è fattibile. A quel punto si deciderà come andare avanti». Problematiche legate anche agli appalti: «Non si può più fare quello integrato con il nuovo codice. Saremo dunque costretti a farne uno di progettazione e, successivamente, di istituzione dei lavori: l’obiettivo è avviare quello di progettazione entro il mese di settembre».
La speranza di Nannurelli è che «si possa partire con il cantiere entro fine anno, perché prima non si può. Sarebbe un obiettivo importante. Si sta procedendo sulle basi di prescrizioni della Soprintendenza, definite dopo una verifica fatta insieme con l’Iscr: si staccherà l’intera superficie del mosaico per poi restaurarla altrove e, dopo il risanamento del sottofondo, ci sarà il ricollocamento. Ma dobbiamo verificare se è fattibile. E per il momento non è stato previsto – 228 mila euro, 750 a metro quadro, sesta fase del progetto – alcun incremento di costo per il restauro: se poi il test ci dirà che ci sono alcuni elementi di criticità aggiuntivi si dovrà valutare».
Ruggine e piante Tra ‘botte’ verbali, attacchi e ipotesi varie, nel processo – di giorni ne sono passati oltre mille da quel 16 luglio – è apparsa la ruggine, con tanto di arbusti in crescita. Uno spazio ‘verde’ non calcolato nel progetto.