Fontana piazza Tacito, finalmente il bando

Terni, giovedì dovrebbe approdare in giunta comunale e dare l’avvio alla fase finale di un restauro che – con troppi ‘stop and go’ – va avanti da anni

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Sta arrivando. Dicono. L’ormai ‘mitico’ bando con il quale assegnare finalmente i lavori che dovrebbero portare al definitivo restauro della fontana di piazza Tacito a Terni. Il lavorìo sotto traccia è stato ed è intenso – e le tensioni, mascherate dietro sorrisi di circostanza sono ormai arrivate ad un livello difficilmente controllabile – ma pare proprio che ci siamo: giovedì in programma c’è una riunione della giunta comunale nella quale l’argomento dovrebbe (il condizionale è d’obbligo, perché cercare conferme ufficiali mica è una faccenda semplice) essere all’ordine del giorno.

La fontana Da quel 21 aprile del 1936 – quando fu inaugurata, su progetto del 1932 di Mario Ridolfi e Mario Fagiolo – la fontana di piazza Tacito a Terni (adesso ci sono anche i tappeti elastici a farle compagnia) ne ha passate tante. Fu danneggiata, il 14 ottobre 1943, da un bombardamento dell’esercito inglese e il 24 giugno 1961 – dopo i lavori di ricostruzione  nella quale ebbe un ruolo importante l’artista anconetano Corrado Cagli, che ridisegnò i segni zodiacali con l’impiego del ‘mosaico romano’ in sostituzione del ‘veneziano’ – la fontana fu restituita alla città. Poi, nel 1995, i primi lavori di restauro dei mosaici – da cui sarebbe iniziato il calvario che sta vivendo ancora oggi – e l’11 dicembre 2011 (complici le luminarie natalizie che ci avevano appeso) si era rotto pure il pennone.

La ‘quarta vita’ Da allora la fontana è in attesa di quella «quarta vita» annunciata dal sindaco Di Girolamo il 16 luglio 2013, quando venne annunciato l’ennesimo restauro, «che durerà undici mesi» aveva promesso l’allora assessore ai lavori pubblici, Silvano Ricci. L’intervento da 615 mila e 528 euro (poi aumentati a 723 mila) – in sei fasi, dalla diagnostica-prove al restauro delle superfici musive, passando per la ricostruzione dell’ago’, il recupero degli elementi lapidei, il nuovo progetto idraulico e la riqualificazione estetica degli impianti illuminotecnici – sembrava filare per il verso giusto con il montaggio del ‘pennone’ ad inizio agosto di quell’anno. L’assessore Ricci, in quella circostanza, si sbilanciò: «Faremo bene e in fretta anche per i mosaici». Appunto.

Certezze e rinvii A febbraio 2014, infatti, venne ufficializzata la decisione del distacco delle tessere dei mosaici e – pure – che i tempi si sarebbero allungati: «Non è possibile fare interventi ‘in situ’ per i mosaici e per questa scelta dovremo attendere l’ok del ministero». Poi ci si mise pure la Soprintendenza: «La città non può attendere in eterno. Pronti a cancellare il nostro finanziamento se entro giugno non si sblocca la situazione», dichiarò a dicembre 2014 l’ex presidente della fondazione Carit Mario Fornaci.

Stefano Gizzi, il soprintendente

Terremoto Gizzi Poi, tanto per non farsi mancare nulla, ad aggravare la situazione –  tra marzo e aprile 2015 – ci pensò Stefano Gizzi, nuovo soprintendente regionale: «Né rifacimento ex-novo né distacco: si fa il restauro ‘in situ’, lavorando su ciò che è rimasto». L’assessore ai lavori pubblici, Stefano Bucari, e Mario Fornaci non la presero benissimo, anche perché pure Cesare Brandi (noto storico d’arte, ndr) disse che dell’opera d’arte si conserva la materia e non la forma. Anche per questo si doveva procedere, possibilmente, con un buon restauro conservativo, salvaguardando l’esistente.

In campo la politica La partita si giocò tutta sul distacco: il ministero chiese di dar seguito all’accordo precedente all’arrivo di Gizzi. Poi contro di lui spararono a palle incatenate Anci Umbria e soprattutto la presidente della Regione, Catiuscia Marini: «Via Gizzi. Ho chiesto la collocazione ad altro incarico del soprintendente per i danni che sta creando». Ma anche l’Istituto superiore per il restauro e la conservazione (Iscr): «Il mosaico va rimosso ed esposto in un museo. Nessun restauro ‘in situ’». La sconfitta per il soprintendente è definitiva: «Mi auguro ora – disse Bucari – che il soprintendente prenda atto anche di questo parere e si possano accelerare i tempi. La fontana non può continuare ad essere una cantiere: così è una ferita aperta per la città». Ecco, la ferita.

fontana piazza tacito terni corso_1195 (FILEminimizer) affreschi affrescoIl passo indietro Intanto si era arrivati a dicembre 2015 ecco la resa: il soprintendente dette il semaforo verde per il distacco dei mosaici, ma l’ok del Comune per il progetto esecutivo del test – area di due metri quadrati in corrispondenza del segno zodiacale del Cancro – arrivò solo a a maggio 2016.

Test e attesa La Coobec di Spoleto – che si era aggiudicata i lavori – effettuò il test, ma poi sorsero nuove problematiche, legate anche agli appalti: «Non si può più fare – spiegò il dirigente comunale federico Nannurelli – quello integrato con il nuovo codice. Saremo dunque costretti a farne uno di progettazione e, successivamente». Intanto, però, sulla fontana spuntava pure la ruggine, con tanto di arbusti in crescita

Stefano Bucari

I giorni nostri Ma l’erba non è stata l’unica cosa a crescere, perché pure il nervosismo, in questi tre anni e mezzo, ha toccato punte esagerate, con la Fondazione Carit che lo ha mascherato con sempre maggiore difficoltà. Pressando il Comune perché lo predisponesse, il benedetto-maledetto bando. E giovedì potrebbe essere la data fatidica: l’assessore Bucari è intenzionato a metterlo finalmente sul tavolo. Anche perché negli ultimi giorni – anche qui cercare conferme ufficiali è come andare di notte – il nervosismo da parte della Fondazione Carit sarebbe decisamente aumentato.

 

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