L’ultimo saluto alla dolce Carlotta: «Ciao angelo, ci mancherai»

Perugia – A Solomeo i funerali della 18enne morta nell’incidente stradale durante la vacanza a Mykonos con le amiche

Condividi questo articolo su

di P.C.

Le lacrime non bastano mai quando perdi una persona cara. Ma quando a morire è una ragazza di appena 18 anni, che aveva tutta la vita davanti, allora vorresti cominciare a piangere e non fermarti più. Ai funerali di Carlotta Martellini, la ragazza di Perugia morta a Mykonos a causa di un incidente stradale, mentre era su una jeep con le compagne di viaggio, non ci sono parole di circostanza, quelle che si sentono ad ogni funerale, ma un silenzio irreale, rotto solo dai singhiozzi trattenuti a fatica di chi è lì per piangere una figlia, una sorella, una nipote, un’amica, una semplice conoscente che non meritava di morire così giovane.

FOTOGALLERY – L’ADDIO A CARLOTTA MARTELLINI

Il dolore di una comunità

Ai funerali della 18enne, sabato mattina a Solomeo, borgo di cui sono originari i genitori della giovane, da poco trasferitisi a San Mariano di Corciano, sono intervenute davvero tante persone. Ma è tutta la comunità perugina ad essere colpita dal lutto, considerando che la comitiva era composta da altre sette ragazze del capoluogo, alcune delle quali a loro volta rimaste ferite nello schianto della vettura sulle rocce, lungo la statale che costeggia il mare, mentre erano di ritorno dalla discoteca, nell’ultimo, maledetto, giorno di quella vacanza che si erano regalate per la fine della scuola.

LA LETTERA DI ANDREA BOCELLI PER L’ADDIO A CARLOTTA – VIDEO

Perugia e Corciano unite nel dolore per Carlotta Martellini

I RICORDI DI AMICI E INSEGNANTI IN CHIESA – VIDEO

Commozione profonda e composta

La processione verso la collina di Solomeo è cominciata fin dalle prime ore del mattino. Alle 8 in chiesa c’erano già tanti amici e parenti. All’esterno, un cartellone bianco retto da palloncini con un verso di Fabrizio De André: «Vivesti solo un giorno come le rose». Circa un’ora prima dei funerali la strada è stata chiusa: si parcheggia e ci si incammina a piedi. Tutti in silenzio. In un clima surreale. Il dolore nel cuore contrasta con la serenità del paesaggio agreste; lo stesso insopportabile stridore che si avverte nell’affiancare la parola morte al volto di una ragazza di 17 anni piena di vita. In chiesa la bara è già di fronte all’altare e a turno, con composta commozione, amiche e amici si avvicinano per sfiorarla con le dita, come se non volessero disturbare il sonno troppo precoce di Carlotta. Prima della messa si recita il rosario, mentre la chiesa è già piena. La mamma, inconsolabile, lo ascolta con lo sguardo fisso su quella bara sommersa dai petali bianchi che le fanno corona, come ad abbracciare per l’ultima volta la sua Carlotta.

«Ragazze, io vi sono vicino»

Il parroco don Alessandro Passerini si è rivolto così ai presenti, indicando il crocifisso in chiesa: «Guardate questa madre che piange un figlio: alle loro spalle ci sono nuvole nere ma vi invito a guardare anche più in basso, lì dove il cielo si fa più chiaro». Poi ha chiamato per nome, una ad una, le ragazze che erano in vacanza con Carlotta: «Io vi sono vicino». Una omelia scarna ma accorata, che non aggiunge retorica al dolore, ma anzi vuole alleggerirne il peso.

L’ultimo viaggio

Prima dell’uscita della bara, un aereo ha volteggiato sulla chiesa in segno di saluto. Poi l’applauso, quindi il lento spostamento verso il cimitero di Solomeo, «dove tutti saremo chiamati a fermarci per un saluto alla nostra cara Carlotta» chiosa il parroco. Il funerale finisce così come era cominciato: con una lento e silenziosa processione lungo la via d’accesso al paese. Con il cuore spezzato, un groppo in gola, le lacrime negli occhi e una struggente ricerca di sollievo guardando l’orizzonte dalla collina.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli