I partiti e le regionali: l’analisi dei numeri

In Umbria vola la Lega, crolla il M5s. Pd mantiene lo zoccolo duro. Fratelli d’Italia mai così forte. Sinistra frazionata e impercettibile

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36,95% su base regionale (40,25% in provincia di Terni, 35,81% in quella di Perugia): è sempre di più la Lega di Matteo Salvini – che conquista otto consiglieri regionali – il primo partito in Umbria. Un’affermazione, quella del Carroccio, che pur sostenuta dalla campagna elettorale da onnipresente del ‘capitano’, parte in realtà da lontano. Dal lavoro avviato sul territorio e poi monitorato con cura e costanza dal senatore Stefano Candiani, proseguito con intensità da ‘colonnelli’ e ‘generali’ sparsi sui territori, alimentato dai successi alle politiche, amministrative, europee. Donatella Tesei ha pienamente beneficiato di questo trend. E poco importa se in campagna elettorale la sua figura abbia rischiato a più riprese di sembrare ‘tutorata’ da quella di Salvini. Lo schema è stato impeccabile, ha funzionato come meglio non poteva – portando in piazza persone un tempo lontane, famiglie, cittadini tutt’altro che estremisti o radicali – ed ha permesso alla Lega, complici i ‘rivali’ Pd-M5s, di trasformare il voto umbro in un vero e proprio test nazionale con sonora bocciatura per il governo Conte-bis. Chapeau.

PER LA PRIMA VOLTA DAL 1970 L’UMBRIA AL CENTRODESTRA: TRIONFO TESEI

Fratelli d’Italia

Il partito di Giorgia Meloni, che in Umbria ha proposto una lista di spessore, eleggendo due consiglieri, si è attestato intorno al 10,40%. Se Lega, Salvini e Tesei vengono indicati come i vincitori delle regionali, il partito più tradizionale della destra italiana ha pienamente diritto allo stesso titolo. Il superamento della ‘soglia psicologica del 10% è un risultato da annali, figlio anche in questo caso di una leader riconosciuta e presente, una campagna condotta capillarmente, ma anche di una coerenza che è la cifra che sostenitori ed anche avversari riconoscono a Fratelli d’Italia. Mai con il Movimento 5 Stelle, anche rinunciando a governare. Sempre – ma mantenendo la propria personalità ed autonomia – con la Lega di cui, pur non condividendo tutto, sposa la linea sui temi sociali, dell’immigrazione e della sicurezza. Una visione che, anche mediaticamente, è sempre stata trasmessa in maniera lineare, chiara e che l’elettorato, non più ormai solo di ‘destrorsi 100%’, ha premiato.

IL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE: CHI ENTRA

Donatella Tesei

Gli altri del centrodestra

Forza Italia in Umbria ha raggiunto il 5,50% ed ha conquistato un consigliere: ‘stretta’ fra Lega e FdI, forse non si attendeva molto di più. Ma la ‘questione azzurra’ va oltre i confini dell’Umbria e parla di un partito che, scosso anche da abbandoni, scissioni e possibili trasformazioni, mantiene il suo spazio grazie anche e soprattutto a Silvio Berlusconi. Non più esaltante come un tempo, per le platee, ma pur sempre leader riconosciuto da oltre due decenni. Un ‘cuscinetto’ fra l’asse Lega-FdI e il centro, che ancora ha ragione di essere e i cui destini dipendono ovviamente dagli scenari nazionali, dal ruolo che saprà o potrà giocare nella nuova scalata – iniziata dopo l’azzardo del Papeete e di cui l’Umbria rappresenta una tappa – di Matteo Salvini al governo. La lista ‘Tesei Presidente’ raggiunge il 3,93% – ottenendo un consigliere -, forte di alcuni candidati in grado di raccogliere un buon numero di preferenze. Il suo ruolo l’ha svolto appieno, lo stesso più dirsi di ‘Umbria Civica’ sempre legata alla Tesei: numeri non decisivi ma in grado di puntellare l’imprevista, il riferimento è all’entità, affermazione dell’avvocatessa folignate.

PARLANO GLI SCONFITTI: CROLLO M5S

Il Partito Democratico è vivo, nonostante tutto

Con il 22,33% (22,56% in provincia di Perugia, 21,65% in quella di Terni) il Pd – che elegge cinque consiglieri regionali – è il secondo partito dell’Umbria. Su questo non c’erano forse molti dubbi. Il fatto che abbia raggiunto una percentuale che, di questi tempi, può definirsi ‘soddisfacente’, merita una riflessione. Intanto è l’unico soggetto autenticamente del centrosinistra; spazio politico che, Lega o non Lega, ha senso e forse anche prospettive. L’impressione è che abbia beneficiato – almeno in termini di immagine – dell’alleanza con il M5s, che potrebbe averlo ‘sdoganato’ agli occhi dei più critici, nutrendone in qualche modo il ‘senso di rinnovamento’ che i Dem vorrebbero trasmettere al mondo interno. ‘Senso’ che la fuoriuscita di Renzi potrebbe aver contribuito ad alimentare nell’elettorato più distante dalla Lega. Certo, la sconfitta complessiva pesa come un macigno. Ma i numeri dicono che lo spazio per riprogettarsi c’è ancora. Conta la volontà anche se il tempo è finito da un pezzo e certi ‘scaricabarile’ ascoltati poche ore dopo la chiusura dell urne, non dissipano i dubbi sul futuro. Anzi.

VINCENZO BIANCONI: «NESSUN RIMPIANTO»

Il Movimento 5 Stelle è in coma

7,41% (6,70% in provincia di Perugia, 9,44% in quella di Terni): i pentastellati – un solo consigliere eletto a palazzo Cesaroni – sono in crisi nera e continua l’emorragia di consensi, più marcata nel perugino scosso dalle inchieste sulla sanità, più contenuta nel ternano dove gli echi delle inchieste sul Comune targato Pd sono ormai lontani. Cosa paga il Movimento? Fondamentalmente, limiti interni a parte, l’alleanza con un Pd che hanno combattuto e contribuito a far cadere, in Regione, fino all’altro giorno. Questione di coerenza: se FdI e Lega beneficiano di una linea che mantiene capisaldi e costanza, agli occhi degli elettori il M5s ha perso – dopo i passaggi governativi – quel senso di partito netto, per certi versi radicale, anti sistema, massimalista e nato da e per la piazza. Piazza e piazze che infatti lo hanno visto assente per tutta la campagna elettorale, forse già scosso da sofferenze e lacerazioni. Oggi il M5s è qualcosa di diverso da ieri. ‘Poltronaro’ per gli avversari più feroci, quantomeno ‘ondivago’ per i detrattori meno accaniti. ‘Aperto’ e in grado di condurre il nuovo progetto del centro sinistra ‘giallo rosso’ per i più ottimisti, abbattuti però dal risultato umbro che potrebbe produrre reazioni a catena fino ai vertici nazionali.

L’AFFLUENZA SFIORA IL 65%: +9 RISPETTO AL 2015

Vincenzo Bianconi e Andrea Fora

Bene la civica di Bianconi, male la sinistra. Ricci non ce la fa

Nell’alveo del centrosinistra, spicca il 4,03% della civica ‘Bianconi per l’Umbria’ che ottiene un consigliere regionale, mentre Sinistra Civica Verde ed Europa Verde Umbria raccolgono davvero le briciole: se lo spazio politico del centrosinistra, pur in parte fagocitato da Lega-FdI, esiste e cerca ancora di capire il proprio destino, quello della sinistra più radicale sembra davvero ridotto al lumicino, oltre che da tempo frazionato con modalità – e la gente chiede chiarezza e semplicità – incomprensibili ai più. Spesso autoreferenziali. Circa Claudio Ricci – l’ex sindaco di Assisi e già candidato del centrodestra alla presidenza della Regione nel 2015 – si è fermato al 2,65% e resta fuori dall’assemblea. Attestati di stima a parte, i cittadini questa volta hanno scelto – più che in passato – se stare con l’una o l’altra parte, in un contesto elettorale marcatamente segnato dalla ‘presenza’ dei partiti nazionali e quindi fortemente politico e per certi versi ideologico. Spazio per una ‘terza via’ nel civismo, insomma, ce n’era poco. E quanto ottenuto da Ricci lo dimostra.

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