Rogo Ferrocart, matrici alimentari: «Diossine sotto i limiti di legge»

Terni – Aggiornamento dell’Arpa in seguito all’incendio del 20 febbraio. Valore anomalo per un campione latte di capra in strada di Monte Argento. De Luca (M5S) attacca

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«Al termine della campagna analitica risulta che per le matrici di origine animale le concentrazioni trovate di diossine risultano largamente al sotto dei limiti massimi di legge previsti dal Reg CE N. 1881/2006 ed s.m.i.. Per le matrici vegetali le concentrazioni trovate di diossine risultano largamente al di sotto del livello di azione previsto dalla Racc. 2017/663/UE». Lo scrive Arpa Umbria in merito all’incendio nell’impianto Ferrocart di domenica 20 febbraio a Terni: c’è l’aggiornamento dei dati relativi alle analisi ed ai controlli effettuati dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale.

LE PRIME ANALISI DI FINE FEBBRAIO

L’area di ricaduta

Il modello di ricaduta e le matrici alimentari

In merito al modello di ricaduta dell’incendio Arpa in premessa spiega che «la simulazione permette di definire le aree con i massimi e minimi impatti dovuti alla dispersione e ricaduta dei fumi emessi dall’incendio utile a valutare le aree di massima e minima ricaduta al suolo di eventuali microinquinanti. Sulla base di tale modello nella riunione del 24 febbraio scorso fra Arpa Umbria, Comune di Terni, Usl Umbria 2 e Istituto zooprofilattico Umbria-Marche, si è stabilito di effettuare campionamenti su matrici alimentari -vegetali e animali-, in aziende e privati compresi nelle aree contenute all’interno del perimetro individuato dalla simulazione. Le operazioni di campionamento sono state eseguite dai tecnici dell’Usl Umbria 2 e consegnate al laboratorio di Arpa per le analisi sulla presenza negli stessi materiali campionati di diossine (PCDD/F) e policlorobifenili (PCB)». I risultati sono quelli esposti sopra. C’è però un dato particolare.

L’INNALZAMENTO DELLE DIOSSINE

I risultati

Il latte di capra in strada di Monte Argento

L’Arpa aggiunge che «per i risultati dei PCB (policlorobifenili) diossina simili, valgono le stesse considerazioni ad eccezione del risultato trovato in un campione di latte di capra il cui valore di 2,6 pg/g di grasso (cioè 2,4 picogrammi per ogni grammo di grasso) supera il limite di azione previsto per la matrice pari a 2,00 pg/g di grasso. Il campione è in corso di ripetizione. Per la valutazione dell’effettivo superamento del livello di azione, il risultato medio dovrà essere comunque sottratto del valore di incertezza, come previsto dal Reg. 644/2017 e dal Reg. 333/2007. La contaminazione da PCB, non accompagnata da contaminazione da diossine, non è comunque generalmente correlabile ad eventi di combustione incontrollata ma piuttosto ad una contaminazione ambientale derivante da attività industriali». In generale sono state svolte analisi su nove campioni, cinque vegetali (verza, broccoli e cavolfiore) e quattro su prodotti animali (latte e uova).

LE IPOTESI PER L’INCENDIO

Le aree di analisi. De Luca (M5S) attacca

I campioni hanno riguardato via Kuliscioff (verza), via Lessini (broccoletti), strada di Santa Filomena (cavolfiore), via del Pozzo Saraceno (latte ovino), vocabolo Carsoli (latte ovino), strada di Monte Argento (latte di capra), via Monte Totagna (uova), strada di Santa Maria Maddalena (broccolo) e via Benucci (cavolfiore). Poche ore e il consigliere regionale M5S Thomas De Luca attacca: «Le analisi sugli alimenti svolte a seguito dei roghi avvenuti nelle passate settimane a Terni richiedono urgenti chiarimenti da parte dagli assessori Coletto e Morroni. Le dichiarazioni di Arpa in merito al campione di latte di capra con valori di PCB superiori al limite di azione (Racc. UE 663/2014) destano estrema preoccupazione. La contaminazione da PCB sarebbe infatti correlabile ad una ‘contaminazione ambientale derivante da attività industriali’ e quindi non attribuibile ai recenti roghi. Siamo di fronte all’ennesimo riscontro della contaminazione della catena alimentare legato all’esposizione ambientale nella conca ternana. Riscontri velocemente derubricati, ma pienamente venuti alla luce negli anni passati. Inaccettabile che a distanza di oltre dieci anni nessuna autorità abbia ancora identificato la sorgente di contaminazione. L’assessore Coletto dovrebbe ora spiegare per quale motivo ha soppresso il piano di monitoraggio della famosa Dgr 510/2015, piano su cui hanno sempre gravato le stesse mancanze metodologiche attuali. I quattro campioni analizzati sono stati prelevati da animali che hanno avuto accesso al pascolo oppure allevati in stalla? Sono stati alimentati esclusivamente con mangimi autoprodotti oppure acquistati all’esterno? Tutto questo è stato registrato nei verbali di prelievo? Attendiamo immediate risposte. Questa è l’Umbria, una regione – conclude – dove si dà per scontato che i policlorobifenili fanno parte del paesaggio. Prendiamo atto quanto meno che stavolta le autorità non hanno detto che la colpa è dei contadini che bruciano buste di plastica».

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