L’Umbria e il potere delle multinazionali

La vicenda Nestlé a Perugia, insieme a quella ThyssenKrupp Ast a Terni, emblematica di un rapporto che a giudizio sindacale è sbilanciato a loro favore

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di M.T.

L’ultima polemica, in ordine di tempo, è quella tra la Flai Cgil e la Nestlé Perugina. Ma il malessere, in una Regione come l’Umbria, dove la presenza di multinazionali alle quali sono stati fatti e consolidati autentici ponti d’oro, è diffuso.

La Perugina Mauro Macchiesi, segretario nazionale della Flai, su Nestlé era stato chiaro: « Ci attende un autunno difficile», aveva detto. Per poi chiarire: «Alle difficoltà strutturali della Nestlè Italia si è aggiunta la situazione societaria della Nestlè Mondo, dove il fondo di investimento “Third Point” ha acquisito oltre 40 milioni (1,3 % di tutto il capitale), diventando così l’azionista più importante del Gruppo che ha chiesto un innalzamento del 5% della redditività operativa, revisione dei businesses e il riacquisto di azioni proprie, vale a dire spostare enormi risorse da progetti di investimento a un uso finanziario per un valore triennale di circa 30 miliardi». 

I rischi Con il risultato, aveva insistito Macchiesi, che «avendo deciso che il Focus di Nestlè sarà sulla categoria del caffè, del petcare, della healthcare, dell’acqua e dei cibi per l’infanzia, cosa succederà in Italia nel comparto del cioccolato, la Perugina è destinata a fare la fine dei marchi del settore cioccolato e snack degli Stati Uniti che sono in vendita». 

Nestlé La replica, immediata, della multinazionale era stata decisa, «alla luce del fatto che proprio in questi giorni i rappresentanti sindacali, chiamati a confrontarsi, come da essi stessi auspicato, in tema di lavoro, hanno negato la disponibilità a lavorare di sabato. Il mancato accoglimento della richiesta, avanzata dall’azienda per far fronte alle esigenze produttive addizionali che stanno emergendo con la nuova stagione di consumo del cioccolato, di certo non aiuterà né il rilancio dello stabilimento, né il successo dei prodotti Perugina, anzi, rischia di far perdere opportunità di vendita. Dichiarazioni e irrigidimenti come questi non aiutano a trovare positivi sbocchi alla situazione occupazionale di San Sisto e danneggiano per primi gli stessi lavoratori».

Sgalla Mercoledì sera, partecipando ad un dibattito – ‘Vision Perugia 2030’ – il segretario regionale della Cgil, Vincenzo Sgalla, ha messo, come si dice, i piedi nel piatto: inutile girarci intorno, ha chiarito il segretario, perché è chiaro che per il sindacato e per quello territoriale in particolare, è praticamente impossibile ‘trattare’ con multinazionali che deciso le loro strategie a livello planetario e poi le paracadutano sulle realtà periferiche come la nostra. Deve essere, ha detto Sgalla, il governo a fare la sua parte.

L’INTERVENTO DI VINCENZO SGALLA – IL VIDEO

La ThyssenKrupp E non è apparso casuale il riferimento fatto dal segretario regionale della Cgil alla situazione ternana, dove tra la ThyssenKrupp Ast e i sindacati locali i rapporti sono tornati a farsi turbolenti dopo l’annuncio del piano di licenziamenti collettivi che l’azienda vuole attuare. e la successiva presa di posizione della multinazionale, che ha parlato di «malintesi», confermando però di voler andare avanti per la sua strada.

L’area di crisi Tematiche delicate, quelle sulle quali Sgalla ha – per motivi comprensibili – potuto parlare solo ‘di passaggio’, ma il riferimento alla necessità che il governo assuma una posizione deciso è importante, soprattutto in un momento nel quale si dovranno scegliere i soggetti a guidare credito per i progetti relativi all’area di crisi complessa (i progetti in realtà sarebbero di più in quanto emerso ad una prima analisi, in quanto divisi in due gruppi, ovvero quelli che singolarmente sono stati avanzati e quelli raccolti dalle associazioni di categoria). Tematiche delicate, si diceva: perché lì gireranno fior di quattrini.

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