Norcia, l’anno nuovo fra sogni e speranze

Sae addobbate e tanta voglia di normalità. Il secondo Natale nel cuore dell’Umbria devastata dal sisma: «Ora ricostruire»

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Un grande albero addobbato a festa e, poco più là, la gabbia metallica che sorregge ciò che resta della basilica di San Benedetto. Eppure la piazza è sempre bellissima, come è stato detto durante una delle ultime visite istituzionali a Norcia.

Una soluzione abitativa d’emergenza

È il secondo Natale dopo il terremoto. Dopo quel fatidico 24 agosto e, soprattutto, 30 ottobre 2016 in cui niente è più stato come prima. Un Natale un po’ più al caldo, sicuramente, per le popolazioni colpite dal sisma dopo la consegna – le ultime sono state date il 23 dicembre a 44 famiglie – delle casette, le soluzioni abitative d’emergenza che a Norcia ospitano, per il momento, 419 nuclei familiari. E lì, nella zona industriale che oggi ospita bambini piccoli e anziani, fuori dalle casette compaiono piccoli alberi di Natale, qualche presepe.

Casette «Ringrazio Dio che noi siamo stati tra i primi ad avere di nuovo un tetto sopra alla testa» commenta una mamma. Certo non è la casa dove è nata e dove ha cresciuto i suoi due bambini, ma l’anno scorso qui, ricorda, c’erano solo macerie. A un anno e mezzo di distanza dal sisma, seppur tra mille difficoltà, Norcia prova a svegliarsi il giorno di Natale nel segno della festa e della tranquillità. Da giorni le attività che sono state delocalizzate lungo il viale della stazione brulicano di clienti. «Si fanno piccoli regali – spiega un commerciante – si comprano prodotti tipici per i parenti che vengono da fuori. C’è solo voglia di lavorare e tornare a una vita tranquilla come due anni fa».

IL TERREMOTO

Le attività delocalizzate

Negozi e attività Restare a Norcia per alcuni è stata una scelta consapevole, per altri obbligata. Lo ha ricordato il sindaco Alemanno nei giorni scorsi, consegnando le ultime casette pronte in attesa di poter dare un mazzo di chiavi agli sfollati che ancora aspettano un tetto sicuro sotto cui dormire. «Il tasso di emigrazione è rimasto invariato – ha detto Alemanno – vi ringrazio per non aver abbandonato la vostra terra e abbiamo voluto anticipare la consegna delle casette per farvi un dono di Natale». Così per chi è riuscito a riaprire l’attività o il negozio, lungo corso Sertorio o nel viale della Stazione, l’unico desiderio è quello di tornare alle vecchie abitudini. 

Natale in roulotte Oltre le ‘sfilate istituzionali’ e le tante visite di questo ultimo anno, tra chi aspetta ancora una Sae e chi, invece, è in attesa di riaprire l’attività c’è anche chi è costretto a trascorrere il secondo Natale di fila dentro una roulotte. «Ci sono due velocità – spiegano – c’è chi piano piano è potuto tornare a vivere come prima e chi, invece, ancora non ha niente». Ma c’è anche chi si attrezza da solo, come può. Così, mentre a Campi, anche grazie al progetto della Proloco, si portano avanti laboratori didattici e il progetto di realizzazione di un campeggio in grado di ospitare turisti ed escursionisti per ridare slancio all’economia locale, dove invece sembra che tutto sia rimasto fermo a un anno e mezzo di distanza è Castelluccio di Norcia.

Il presepe realizzato a Castelluccio

Castelluccio, paese fantasma Sembrano lontane le proteste, il braccio di ferro per la semina della lenticchia la scorsa estate tra amministrazione e agricoltori, i sit in per la riapertura della strada e sembra lontano il progetto di delocalizzazione delle attività produttive, il famoso Deltaplano. «Qui è tutto fermo – racconta Daniele Testa – non si è più mosso niente. Ferme le delocalizzazioni, ferme le demolizioni e la seppur minima ripresa della vita di questa comunità». Se fino a due anni fa in tanti, da ogni parte d’Italia, venivano a trascorrere le festività a Castelluccio oggi il borgo è un paese fantasma, c’è solo l’esercito a presidiare su un piccolo presepe fatto dalla comunità. Chi aveva gli animali si è organizzato per portarli via o per fare avanti e dietro, strada permettendo, per accudirli. Tutti gli altri se ne sono andati.

Ricostruzione Un altro anno si appresta a finire e, come ha ricordato la presidente Marini nel corso della conferenza stampa di fine anno, il 2018 sarà l’anno della ricostruzione. Nelle prossime settimane, intanto, verranno consegnate le casette dell’ultima tranche, che andrà a coprire il restante 15% del fabbisogno non ancora soddisfatto. Ma il pensiero va a quando tutto questo sarà solo un lontano ricordo. «È il momento di passare dalle parole ai fatti, è questo l’unico regalo che ci sentiamo di chiedere per il nuovo anno. Una cosa che ci spetta di diritto, poter avere la terra sotto ai piedi e un tetto in testa per tornare a guardare con fiducia al domani».

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