Omicidio dopo la rissa: la versione dei tre

Interrogatorio per i ragazzi accusati a vario titolo della morte del 25enne spoletino

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Sono i giorni del dolore e della rabbia a Spoleto, per l’assurda morte di Filippo Timini, coinvolto in una rissa all’esterno di un locale di Bastia Umbra, buttato a terra da un pugno e poi investito da un’auto. Sono i giorni dei messaggi di cordoglio, della vicinanza alla famiglia, ma anche delle analisi pseudo psico-sociologiche sulla movida notturna e sulla rabbia repressa dei nostri giovani; sui controlli, sugli assembramenti, sull’alcol. E c’è spazio pure per la speculazione politica di chi si è appeso sulla origine albanese dei tre fermati. Ma soprattutto sono i giorni delle indagini, degli interrogatori, dei riscontri, degli approfondimenti. In attesa dell’autopsia, che probabilmente fornirà i necessari punti fermi per stabilire in modo incontrovertibile la causa della morte del 25enne. Sulla volontarietà, sulla consapevolezza di quella manovra in auto che lo ha investito serviranno invece in particolare le testimonianze, oltre ai rilievi sul luogo del delitto. Ma andiamo con ordine.

LA TRAGEDIA LA NOTTE DI FERRAGOSTO

Il racconto dei tre arrestati: «Non ci siamo resi conto»

Hanno 18, 19 e 23 anni i tre ragazzi, residenti tra Bastia Umbra e Assisi, arrestati dai carabinieri per la morte di Filippo. Stavano dormendo. E anche questa circostanza servirà per tracciare il profilo psicologico dei tre: come facevano a dormire beatamente; cinismo o inconsapevolezza? Loro hanno raccontato di essere stati accerchiati dal gruppo di Filippo, di essere loro vittima di aggressione, e di essersi solo difesi, a calci e pugni. Ad avere la peggio proprio Filippo, caduto a terra e poi investito dall’auto in fuga. I tre giurano di non essersene resi conto. 

Le indagini

Intanto, rifletteranno su quanto accaduto nel carcere di Capanne. Le accuse: rissa aggravata e omicidio preterintenzionale, con diverse sfumature di gravità a seconda del ruolo svolto e della causa della morte. Se fosse confermato che l’investimento ha avuto un ruolo decisivo nel decesso, ovviamente, la posizione peggiore sarebbe quella del guidatore. Viceversa, si aggraverebbero le posizioni degli altri due, che hanno colpito il ragazzo nella rissa. Le indagini sono condotte dai carabinieri della compagnia di Assisi, agli ordini del tenente colonnello Marco Vetrulli, coordinati dalla procura di Perugia (pm Paolo Abbritti). 

Il trasferimento

 

Le origini albanesi

Sullo sfondo, le origini dei ragazzi. Sia gli aggressori sia la vittima sono di famiglia albanese o mista italo-albanese. Ma sono di fatto tutti italiani. Eppure in alcuni posto (uno ad esempio del deputato Virginio Caparvi della Lega) l’origine dei tre arrestati è stata sottolineata come elemento determinante. Intervenuta sull’argomento anche Rezana, la mamma di Nikola Duka, ragazzo di origini albanesi ucciso in un incidente da un italiano: «La nazionalità non c’entra, non giudicate la nazione ma il reato».

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