L.P.
La mafia non c’entra. Non si sa se la notizia è di quelle buone o cattive, ma è questa la fotografia scattata dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in missione in questi giorni in Umbria e che, giovedì, si è occupata del ‘caso Gesenu’ e delle discariche del perugino. Dunque, le irregolarità, sarebbero tutte interne.
Le audizioni Dopo le audizioni svolte a Terni, la commissione ecomafie si è fermata nel capoluogo – proprio come quella antimafia presieduta da Rosy Bindi in visita a Perugia appena un mese fa – per cercare di fare luce e verificare il sistema regionale di gestione integrata del ciclo dei rifiuti. Hanno ascoltato il sindaco Andrea Romizi, il presidente della Provincia Mismetti, il prefetto, il procuratore della Repubblica e infine la presidente Catiuscia Marini. Dopo aver posticipato di quasi cinque ore l’incontro con la stampa alla fine i giornalisti sono stati lasciati entrare.
Le discariche Il quadro tracciato è pur sempre inquietante, ma la criminalità organizzata sembra non essere penetrata nel business dei rifiuti nostrano. Ci sono segnalazioni di irregolarità, lo testimoniano anche le indagini in corso che ipotizzano persino traffici illeciti, ma in Umbria la mafia non fa profitti con i rifiuti. Inchieste comunque che pesano, come sono state definite dalla commissione, soprattutto sull’impianto di Pietramelina, in cui sono stati riscontrati dati contrastanti per quanto concerne le quantità di rifiuti smaltiti e il percolato prodotto, quando non smaltito in modo irregolare. Irregolarità sono state rintracciate anche per quanto riguarda la gestione della discarica di Borgo Giglione, quella delle proroghe in extremis e delle continue autorizzazioni in deroga. La stessa per cui dall’Osservatorio si sono rivolti al tribunale. Altre indagini sarebbero poi in corso in relazione a un ‘diffuso traffico di rottami ferrosi’, così come riportato dalla Forestale.
Gesenu E poi la questione più spinosa di tutte, quella che ha riguardato la Gesenu colpita da interdittiva antimafia, firmata lo scorso ottobre dal prefetto Antonella De Miro, così come le sue partecipate. Provvedimenti fondati, per il presidente Bratti, del Pd, in attesa dell’esito del ricorso al Tar. per E se dalla procura arriva la conferma di ulteriori indagini in corso sulla presenza di organizzazioni criminali in Umbria, nulla lascia supporre che la mafia abbia già conquistato il ghiotto settore dei rifiuti anche nella nostra regione.
Le istituzioni Alla commissione, Romizi ha confermato la volontà di eliminare gli elementi poco chiari all’interno della società, magari riscrivendo lo statuto, e di tutelare il posto di lavoro per gli oltre 400 dipendenti. Sia dal Comune, che dalla Regione, si è cercato di concentrarsi sul nuovo servizio di raccolta differenziata attivato a Perugia e sul nuovo piano regionale dei rifiuti che punta sulla differenziata spinta e la tariffa puntuale per scongiurare l’ipotesi di un nuovo inceneritore. La stessa presidente Marini ha espresso preoccupazione per la vicenda Gesenu, ricordando anche che nella gestione di impianti strategici i proprietari non sono umbri. E intanto venerdì sarà la volta di Orvieto con la questione, altrettanto spinosa, che riguarda la sopraelevazione del secondo calanco e la realizzazione di un terzo, bocciato dalla Soprintendenza, ma necessario per continuare a conferire i rifiuti nella discarica più grande dell’Umbria.