Ternana tra l’Avellino e le questioni di casa

Pochesci ha dedicato diversi minuti agli aspetti societari, ricordando un paio di cose: «Ognuno faccia il proprio. Tutti si devono ricordare che al centro ci sono i calciatori»

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Pochesci in sede con Ranucci, Fazi, Modestino e Salvati

Difesa del suo lavoro e del direttore sportivo, elogio alla squadra per la crescita nel corso del campionato e un paio di ‘appunti’ alla società, giusto per chiarire alcune questioni e magari far passare un certo tipo di comunicazione. Non solo l’Avellino, la classifica deficitaria e il mercato nei temi affrontati da Sandro Pochesci alla vigilia della sfida conclusiva del girone d’andata in terra irpina: il trainer della Ternana, chiamato in causa sulle recenti dichiarazioni di Stefano Bandecchi, non si è tirato indietro e a suo modo ha ricordato ai piani alti come funzionano le cose. O dovrebbero, quantomeno, perché qualcosa – la conclusione della conferenza è abbastanza indicativa e questa volta i media c’entrano poco – evidentemente non va. Messaggi più o meno criptici in vista della sessione invernale del mercato e del bilancio al giro di boa: il gioco delle parti non si ferma. Dalle 20 diretta su umbriaOn.

SANDRO POCHESCI: IL VOTO A SÉ STESSO, IL RISPETTO DEI RUOLI E LA SOCIETÀ, VIDEO

Sandro Pochesci e Stefano Ranucci

Ligio comportamento e regole Pochesci, stimolato sull’argomento, mercoledì mattina ha tenuto a sottolineare il suo ligio comportamento nei confronti dei vertici societari. In tal senso l’allenatore della Ternana si è preso qualche secondo per esprimere un pensiero ben preciso: «Vado avanti con il mio percorso e la squadra deve comportarsi da squadra, così come la società da società e l’allenatore da allenatore. Sono un professionista – ha difeso il suo operato – e mi è stato consegnato un progetto: l’ho costruito, valorizzato e migliorato, ho sempre fatto ciò che mi ha chiesto la società. Nel bene e nel male. Non gli ho mai detto ‘mi manca questo e quest’altro’. Sono loro che devono decidere se le cose vanno bene o male, nessuno può giudicare il mio lavoro al di fuori di Stefano Bandecchi e Stefano Ranucci».

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Un momento del colloquio tra Tremolada e Pochesci a Santo Stefano

Le dimissioni e il ‘patron’: «Sto facendo benissimo» Lo score recente della squadra, mai in zona salvezza negli ultimi due mesi, ha fatto ‘scattare’ l’imprenditore livornese. Sia di persona, nel post Palermo, che in forma comunicato: «Ne ho passate tante. Ho detto – è ritornato sul tema Pochesci – che a Terni non mi dimetto per rispetto della gente, no fossi stato qui lo avrei già fatto perché me lo imponeva la classifica; sono testardo e da tecnico dico che sto facendo benissimo, tuttavia non posso non guardare la graduatoria. Non ce l’ho con Bandecchi, è un mio carissimo amico, però stiamo parlando del ‘patron’ ed è lui che deve prendere le decisioni perché è lui che mi ha costruito. Sono cose fondamentali per il mio percorso e quello della società. Questa città merita e qualunque sia il prezzo da pagare l’importante è che la Ternana ne esca nel migliore dei modi».

Sandro Pochesci

La pagella personale: «10 e 4» Sette, di media. Il tecnico rossoverde si dà il massimo nella gestione della squadra, ma – d’altronde è quello che conta in maggior misura, per ora le Fere sono in zona retrocessione – la bocciatura per il posizionamento in classifica è inevitabile: «Sono molto contento – ha spiegato – del lavoro fatto. Il mio è un mestiere dove si deve migliorare, costruire, dare un’idea di gioco e regalare emozioni: sotto questo aspetto mi do un 10, per quel che concerne la classifica mi assegno un 4 perché potevo fare qualcosa di più. Ma da come sono entrato in questo campionato mi sento di aver fatto bene».

Bandecchi e Ranucci con Pochesci

L’ostacolo inaspettato: «C’è chi non permette e si prende i meriti» Pochesci, capendo di dover chiudere l’argomento, mette fine alla conferenza alzando improvvisamente il tono di voce con un saluto. Lo fa, tuttavia, non prima di lanciare l’ultima ‘missiva’ in una non precisata – ma intuibile, in linea di massima – direzione: «Il lavoro alla fine paga. Poi – ed ecco il punto – c’è anche chi non te lo vuole permettere, ma sono stupidaggini di basso livello. Ti vogliono infangare e fare i protagonisti. Tutti si devono mettere in testa che l’unico protagonista di questo gioco è il calciatore, non le persone che si vogliono prendere i meriti se la squadra è forte. Non esiste». Insomma, forse c’è qualcosa da sistemare. O magari il tecnico romano stava solo bluffando, così, per giocare. Ma non sembra questo il caso.

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