Terni: detenuto minaccia di morte medico e suo figlio. Poi si pianta un chiodo in testa

Ancora violenza nel carcere di vocabolo Sabbione. A denunciare l’accaduto è il sindacato Sappe

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Ancora un atto di violenza, nella giornata di mercoledì, all’interno dell’infermeria del carcere di Terni, giovedì mattina. A riferirlo è il sindacato Sappe che  chiede al ministero della Giustizia e al Dap «interventi urgenti prima che sia troppo tardi». Mercoledì mattina – riferisce il segretario nazionale per l’Umbria del Sappe, Fabrizio Bonino – «lo stesso detenuto di origine romena che il giorno prima aveva aggredito il medico di guardia, è stato chiamato in infermeria per effettuare una visita da lui richiesta in quanto aveva dichiarato di fare lo sciopero della fame e che aveva una lesione al sopracciglio e un dente spezzato. Giunto in infermeria – spiega Bonino – niente di tutto questo è stato riscontrato dalla dottoressa che lo stava visitando. La stessa però ha notato che il detenuto aveva un corpo estraneo in bocca, verosimilmente una lametta. Nel momento stesso in cui la dottoressa ha contestato al detenuto di non avere i problemi dichiarati, quest’ultimo, urlando, ha minacciato di morte lei e i suoi familiari, con particolare riferimento al figlio minore di cui evidentemente conosceva l’esistenza. A fatica e solo con l’intervento degli agenti addetti all’infermeria si è riusciti ad allontanarlo, mettendo in sicurezza l’area sanitaria. Successivamente alle ore 15.30 circa lo stesso detenuto è giunto di nuovo in infermeria con un chiodo piantato in testa».

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«Situazione estrema»

Bonino denuncia che «la situazione sta degenerando giorno dopo giorno nel carcere ternano, dove purtroppo i detenuti pensano di poter fare tutto ciò che vogliono, senza nemmeno il timore di essere perseguiti disciplinarmente. Nel frattempo il personale di polizia Penitenziaria vive situazioni inimmaginabili e viene trattenuto in servizio fino ad ora tarda, come accaduto mercoledì, per assistere a scene di guerriglia interna messa in atto da soggetti impuniti. Questo tipo di gestione dei detenuti non può e non deve proseguire. Nei giorni scorsi – prosegue l’esponente del Sappe – un altro detenuto di origine italiana, già noto nelle carceri umbre per aggressioni al personale, ha minacciato di morte un collega solo perché non lo ha fatto entrare in una sezione dove effettivamente non poteva stare. Anche qui non ci risultano provvedimenti disciplinari adottati».

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«Servono fatti concreti»

Netta la denuncia di Donato Capece, segretario generale del Sappe: «Stiamo assistendo giorno dopo giorno all’inesorabile sfascio di un istituto, quello di Terni, che soltanto fino a qualche anno fa era un’eccellenza nel panorama nazionale. Purtroppo, il nostro personale quotidianamente subisce eventi critici di ogni tipo: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. E la cosa ancor più grave è tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori, senza avere gli strumenti necessari. Mi riferisco alla necessità di nuove assunzioni nel Corpo di polizia Penitenziaria, corsi di formazione e aggiornamento professionale, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressioni, guanti antitaglio, telecamere portatili, promessi da mesi dai precedenti vertici ministeriali ma di cui non c’è traccia alcuna in periferia. Confidiamo dunque che ora si vedano finalmente fatti concreti».

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