Terni: «Ha ucciso Ridha a mani nude». 26enne arrestato. «Non tutto è chiaro ma capiremo»

Per l’omicidio di borgo Bovio è finito in carcere Samuel Obagbolo. Il procuratore Liguori ricostruisce i fatti e riflette

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Nella notte fra lunedì e martedì i carabinieri di Terni hanno arrestato il presunto autore dell’omicidio del 39enne tunisino Ridha Jamaaoui, avvenuto nella tarda serata di domenica in via Romagna, nel quartiere di borgo Bovio a Terni. In carcere a Spoleto c’è finito il 26enne nigeriano Samuel Obagbolo, incensurato e padre di famiglia, da anni – se si eccettua una parentesi in Germania – residente a Terni.

La conferenza stampa

A ricostruire l’arresto è stato il procuratore Alberto Liguori nel corso della conferenza stampa tenutasi martedì pomeriggio presso il comando dei carabinieri di Terni in via Radice. Presenti il colonnello Davide Milano (comandante provinciale), il tenente colonnello Marco De Martino (comandante reparto operativo), il maggiore Valentino Iacovacci (comandante Compagnia Terni), il capitano Francesco Caccetta (comandante nucleo investigativo), il tenente Alessandro Gianforte (comandante sezione operativa). «Terni – ha esordito Liguori – non è una città violenta ma vive difficoltà comuni a tante altre realtà. La pandemia, la guerra, hanno messo a dura prova i freni inibitori dei cittadini ed anche Terni deve interrogarsi su alcune questioni, come il consumo smodato di stupefacenti e alcol. Dico questo perché l’alcol, e nell’ultimo anno abbiamo fatto 200 denunce penali sul punto, è un elemento non estraneo anche a quanto accaduto domenica sera in via Romagna».

La conferenza stampa

La ricostruzione – I due nigeriani, prima al bar e poi in via Romagna

Circa i gravi fatti di borgo Bovio, Liguori parla di «una vicenda complessa. Partiamo dalle telecamere di un esercizio pubblico, un bar, che alle ore 22.07 immortalano due persone, poi identificate come cittadini nigeriani, mentre bivaccano nei pressi del locale, consumando qualcosa insieme. Pochi minuti dopo le telecamere pubbliche delle acciaierie li inquadrano mentre spingono una bici e si dirigono verso via Romagna, dopo aver lasciato il bar. Ingrandendo quelle immagini siamo riusciti ad acquisire elementi chiari su come fossero vestiti, sulle loro identità. Parliamo di due persone che si conoscono bene, che sono amiche, come risultato anche dalle numerose testimonianze raccolte in fase di indagine».

L’incidente e le (prime) botte

«Lì in via Romagna – prosegue il procuratore – uno dei due sembra avanzare, peraltro in maniera barcollante, e arrivare da solo all’altezza del distributore di carburanti. Lì spunta l’auto condotta da un italiano, con a bordo anche una donna, che in fase di sorprasso sembra urtare la bici con la fiancata destra, facendo cadere a terra il nigeriano. L’automobilista si ferma, i due iniziano a discutere su chi abbia ragione o torto. A quel punto le testimonianze ci dicono che il cittadino nigeriano avanza pretese economiche, chiede un centinaio di euro come risarcimento per chiudere la questione. Ma l’automobilista italiano non è d’accordo, tratta sulla cifra e a quel punto il diverbio fra i due, con il ciclista in stato di ubriachezza, degenera e si passa alle vie di fatto. L’italiano lo percuote e lo picchia come un fabbro, l’altro rotola a terra».

Samuel Obagbolo

I due ‘soccorritori’ che si picchiano. E Ridha muore

«A questo punto – spiega Alberto Liguori – arrivano sulla scena due persone. Il primo è l’altro cittadino nigeriano che poco prima era al bar insieme al ‘ciclista’. Accorre sul posto, e non capiamo bene il perché, comunque a supporto dell’amico in bici. Il secondo è un cittadino tunisino (colui che perderà la vita, il 39enne Ridha Jamaaoui, ndR) che arriva e sembra sostenere, spalleggiare, l’automobilista di nazionalità italiana. Questi due ‘soccorritori’, se vogliamo chiamarli così, iniziano a menarsi. Nella scazzottata il giovane nigeriano, che è alto più di metro e novanta, ha la meglio sul tunisino. Mentre l’italiano decide di allontanarsi, avendo intuito la malaparata, il giovane nigeriano insegue e massacra il ‘rivale’ a suon di calci e pugni. Non ci risulta che abbia usato armi o oggetti contudenti: solo colpi assestati a mani nude contro punti vitali e tali da lasciare esanime il tunisino. Il 118 giunto sul posto, non può fare altro che constatarne il decesso».

L’arresto e la perquisizione

«Alla luce delle indagini, che hanno potuto contare anche sulla collaborazione di tanti testimoni, segno che Terni ha in sé gli ‘anticorpi’ per difendersi dalle situazioni di illegalità, i carabinieri hanno deciso di iniziativa, a 24 ore dai fatti, di procedere al fermo del sospettato». Si tratta del 26enne Samuel Obagbolo, ora in carcere a Spoleto, indagato per omicidio volontario e in attesa di convalida del gip. Verrà sentito dall’autorità giudiziaria nel corso delle prossime ore. Il giovane, incensurato, in Italia come richiedente asilo e che vive con la moglie e i suoi due figli nella zona di borgo Bovio, è stato rintracciato nella tarda serata di lunedì. Non era in casa, ma i carabinieri hanno atteso che rientrasse per poi fermarlo. Contestualmente l’abitazione è stata perquisita e gli inquirenti hanno trovato e sequestrato i vestiti che indossava domenica sera durante i tragici fatti.

Ridha Jamaaoui

Le domande aperte

Poi ci sono le domande che, per Liguori, è lecito porsi e che lasciano il caso, per certi versi, ancora aperto: «Vogliamo capire alcuni aspetti. Intanto la condotta atipica di chi, ovvero l’automobilista italiano, ha usato le mani per primo ma non è stato destinatario di alcun intervento fisico da parte di chi è giunto sulla scena dopo. Vogliamo capire meglio il movente, se sia solo legato alla lite stradale o ci sia altro. Non siamo curiosi, si tratta di fare il nostro dovere. Dall’arrestato ci aspettiamo chiarezza sui fatti, compreso l’eventuale ruolo di terze persone. Si è preso forse le colpe di qualcun altro? Non so, vedremo. Allo stato, per noi si tratta chiaramente di un omicidio. Anche l’autopsia servirà a sciogliere alcuni nodi». E poi: «Fra le cose che vorremmo capire meglio c’è anche il perché l’italiano sia stato soccorso dal tunisino che ha poi perso la vita. Ci chiediamo: ma questa persona aveva davvero bisogno di aiuto?».

Il legale difensore dell’arrestato

Il 26enne Samuel Obagbolo è difeso dall’avvocato Francesco Montalbano Caracci che martedì mattina lo ha incontrato nel carcere di Spoleto: «Quando è tornato a casa lunedì sera – spiega il legale – non immaginava che lo avrebbero arrestato. Posso solo dire che è conosciuto come una persona mite, senza precedenti penali, con una famiglia sulle spalle e che ha sempre cercato di lavorare. Per questo era andato in Germania, dove la richiesta di asilo gli era stata rigettata, ed era poi tornato in Italia dove svolge alcuni lavori per mantenere sé e i suoi cari. Non è una persona che ha mai dato problemi ed ora intende chiarire, ai magistrati, la propria posizione».


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Aggiornamento – Arrestato 26enne

Dopo il lungo interrogatorio presso il comando provinciale dell’Arma di Terni, dove è stato condotto nella tarda serata di lunedì, è scattato l’arresto per il giovane sospettato dell’omicidio di Ridha Jamaaoui. Si tratta del 26enne nigeriano S.O., padre di famiglia, residente in via Tre Venezie. L’uomo è stato sottoposto a fermo di persona indiziata di delitto e quindi tradotto in carcere – dove si trova a disposizione dell’autorità giudiziaria – con l’accusa di omicidio. Alle ore 13 di martedì si terrà una conferenza stampa presso il comando di via Radice, alla presenza del procuratore di Terni Alberto Liguori, in merito all’indagine sull’omicidio.


Fra coloro che vivono in zona, a pochi è sfuggito il viavai di mezzi dell’Arma nella serata di lunedì a borgo Bovio, intorno alle ore 22.30, particolarmente intenso all’altezza di via Tre Venezie. Un ‘movimento’ che ha fatto il paio con quello registrato in via Radice, presso la caserma del comando provinciale di Terni dei carabinieri. Dove intorno a quell’ora i militari hanno condotto l’uomo – un cittadino nigeriano di 26 anni, in Italia con la sua famiglia come richiedente asilo – sospettato di aver ucciso a botte il 39enne Ridha Jamaaoui. Lì è stato interrogato e si può dire che l’indagine-lampo della procura – pm titolare è Barbara Mazzullo – e dei carabinieri di sezione operativa, nucleo investigativo e reparto operativo del comando di Terni, sia giunta a una svolta importante. Novità sono attese nel corso delle prossime ore.


Il comunicato della procura della Repubblica di Terni

La premessa
Nel corso della serata di domenica 27 novembre 2022, tra le 22 e le 22.30, a Terni si è verificato un grave fatto di sangue che ha registrato il decesso di un cittadino extracomunitario, regolarmente presente in Italia e con regolare permesso di soggiorno e stabile occupazione lavorativa. In occasione di un diverbio, insorto per ragioni di viabilità tra un cittadino italiano e un cittadino nigeriano, l’investitore passava alle vie di fatto percuotendo il ciclista nigeriano. Sulla scena compaiono due soggetti, entrambi extracomunitari, il primo nigeriano in aiuto al ciclista ferito, il secondo, tunisino, in appoggio dell’investitore. Dalla ricostruzione della vicenda sono emersi elementi a carico del nigeriano, intervenuto per sostenere la causa del ciclista che, in attesa di approfondimenti, condurrebbero a farlo ritenere il probabile autore dell’aggressione in danno del tunisino, venuto in soccorso dell’investitore italiano. In attesa di riscontri dall’esame autoptico in corso di conferimento e tenuto conto delle verifiche condotte dai carabinieri di Terni, tale ultimo organo di pg ha proceduto d’iniziativa al fermo del nigeriano ritenuto probabile autore dell’omicidio del tunisino. In attesa della richiesta di convalida del fermo da parte dell’autorità giudiziaria competente, lo stato del procedimento penale in corso (indagini preliminari) rilascia, comunque, sullo sfondo un soggetto attinto da sola gravità indiziaria, custodito in carcere, in attesa di sviluppare pienamente il suo diritto di difesa, impregiudicata la sua innocenza sino a sentenza definitiva di condanna.

Terni, come tate altre città italiane, vive un momento di difficolta causa fatti violenti di rilevanza penale. La difficile convivenza tra i popoli, in un periodo storico complicato stretto tra pandemia e crisi economiche anche derivanti dal conflitto russo-ucraino, unitamente all’abuso di sostanze alcoliche, hanno fatto da detonatore del fatto di sangue di cui in narrativa, occupando paginate di giornali, specie online, con la conseguente necessità di rassicurare la città che la sicurezza dei cittadini e la difesa del principio di convivenza tra i popoli sarà sempre assicurata dallo Stato, tenuto a mediare tra il diritto all’esercizio dell’azione penale e la salvaguardia per ogni cittadino del principio di innocenza, garantendo specie a chi si trova ristretto temporaneamente i diritti di difesa. Terni è una città tranquilla e serena. Eventi come quelli del 27 sera sono estranei alla cultura di un popolo civile come quello ternano e che anche in questa circostanza ha reagito collaborando con le forze dell’ordine per fare chiarezza sull’accaduto, dimostrando ampiamente di avere gli anticorpi per reagire nel rispetto del diritti di tutti.

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