Terni, indagine ‘Spada’: c’è anche il sindaco

Il nome di Leopoldo Di Girolamo figura nella richiesta di proroga delle indagini preliminari avanzata dalla procura. L’avvocato Biancifiori: «Nessun atto è stato notificato». Cecconi (FdI-An): «Dimissioni»

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di F.T.

Una novità, decisamente importante visto il lungo tira e molla fra polemiche politiche e minacce di ‘carte bollate’. È quella che emerge dalla richiesta di proroga di termini delle indagini preliminari avanzata dal pm Raffaele Iannella in merito all’inchiesta ‘Spada’, in particolare al filone relativo all’affidamento degli appalti per la manutenzione del verde pubblico. Nell’atto, su cui dovrà esprimersi il gip di Terni, figura anche il sindaco Leopoldo Di Girolamo che, a questo punto, è formalmente indagato.

‘TERNI E POLITICA BRUTTA’, DI WALTER PATALOCCO

Polizia e Finanza a palazzo Spada

Polizia e Finanza a palazzo Spada

Nodo sciolto Che il primo cittadino fosse stato iscritto nel registro degli indagati – un atto ‘interno’ legato anche, come in questo caso, alle risultanze investigative contenute nelle informative della polizia giudiziaria – era piuttosto scontato. Ma al sindaco non era – e, stando al suo legale difensore Attilio Biancifiori, non è ancora – mai stato notificato nulla che potesse ‘informarlo’ di un’eventuale indagine in corso sul suo conto. Ora quell’atto c’è e appare logico che il primo cittadino ne verrà edotto quanto prima, anche per consentire allo stesso non solo di opporsi alla richiesta di proroga del pm, ma anche – e soprattutto – di chiarire la propria posizione.

OPERAZIONE ‘SPADA’, ORIGINI ED EVOLUZIONE

operazione-spada-a-terni-17-novembre-2016-20I prossimi passi Chiarimenti che potranno fornire anche tutti gli altri indagati, fra cui le sei persone interessate dal ‘filone’ del verde – uno dei sette aperti dalla procura – a cui l’atto è stato o verrà notificato a breve. Rispetto ai decreti di perquisizione eseguiti lo scorso 17 novembre dagli agenti della squadra Mobile e del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Terni, nella richiesta di proroga delle indagini non figurano almeno cinque persone, per la maggior parte legate ad alcune cooperative sociali del territorio. Per quest’ultime restano valide almeno due ipotesi: la migliore è quella di una possibile archiviazione ma non si può escludere che la procura disponga già, nei loro confronti, di tutto il materiale ritenuto sufficiente per giungere ad una conclusione delle indagini preliminari. Va da sé che, anche nel caso in cui gli indagati figurino nel futuro avviso di conclusione delle indagini, quest’ultimi avranno la possibilità di chiarire la propria posizione attraverso memorie, indagini difensive o interrogatori.

Gli inquirenti in Comune

Gli inquirenti in Comune

Strascichi Si avvia così a conclusione una ‘querelle’ – quella relativa al primo cittadino indagato o meno – ed altre sono destinate ad aprirsi. Politiche, senz’altro. Ma anche giudiziarie, perché sarà importante capire perché l’attenzione della procura si è concentrata anche sul sindaco di Terni e cosa – nel merito – viene ipotizzato a suo carico. Per un’indagine destinata a far parlare di sé ancora a lungo. Circa la tempistica, infine, la richiesta di proroga avanzata dalla procura risale al 18 novembre, ovvero il giorno successivo i sequestri scattati a palazzo Spada, negli uffici comunali di corso del Popolo, presso le sedi di alcune cooperative e nelle abitazioni di una parte degli indagati. I termini, con l’indagine partita il 20 aprile del 2016, sarebbero scaduti due giorni dopo. Ma di lavoro da fare, evidentemente, ce n’è ancora: da qui la richiesta di altro tempo da parte degli inquirenti la cui inchiesta potrebbe però concludersi ben prima dei prossimi sei mesi.

Marco Cecconi

Marco Cecconi

«Inaffidabilità politica» Il primo a prendere posizione è il consigliere comunale Marco Cecconi (Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale): «La notifica di questo avviso di garanzia in una fase molto avanzata dell’inchiesta, qual è quella attuale, autorizza a supporre che l’iscrizione del sindaco nel registro degli indagati sia stata disposta sulla base di approfondimenti ed elementi di giudizio alquanto maturi. Resta comunque il fatto, in punto di diritto, che certamente l’avviso  – dice Cecconi – non corrisponde di per sé a condanna e non autorizza nessuno a considerarlo come tale. Ma c’è da aggiungere che sotto il profilo politico le ragioni di inaffidabilità aumentano a dismisura: giacché sarà impossibile per Di Girolamo, per esempio, adottare per se stesso la pseudo-soluzione utilizzata per gli assessori già avvisati da tempo, lasciati al proprio posto ma con deleghe diverse da quelle oggetto di indagine. Il sindaco non delega, né se ne ridimensionano o se ne variano le competenze: il sindaco è o non è. E a Di Girolamo abbiamo chiesto di andarsene già da tre mesi, ben prima della stessa operazione-Spada».

«Dimissioni» Cecconi ricorda che «glielo avevamo chiesto per le responsabilità gravissime della sua amministrazione nell’aver portato il Comune a quel predissesto di cui dovremmo discutere da mercoledì in consiglio. Glielo avremmo comunque chiesto mercoledì, a fronte del fatto che – per la metà (7 milioni e 800 mila euro) – il piano di rientro approvato in giunta si fonda sulla vendita a privati nel 2017 di un bene inalienabile, la famosa fontana di Trevi di Totò di cui abbiamo già parlato: ovvero, il 90% di quella società di gestione delle farmacie comunali le quali, per statuto, possono essere cedute solo a partire dal 2018 e, soprattutto, solo ad enti pubblici. Ecco, per noi questo basta e avanza per bocciare senza più nessun appello, all’ultimissimo grado di giudizio, un’amministrazione tanto inetta quanto viziata da un’intrinseca disonestà nella gestione dei conti pubblici. L’avviso di garanzia a Di Girolamo aggiunge l’ennesimo grave tassello: e andarsene, a questo punto, oltre a restituire a lui il tempo e la concentrazione necessari per difendersi, servirebbe alla città per ritrovare quella dignità di se stessa che questo spettacolo le sta rubando».

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