Terni, omicidio Bellini: pena quasi dimezzata

Da 30 anni a 16 anni e 8 mesi di reclusione. In attesa della sentenza per l’occultamento del cadavere del 53enne ternano

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Sedici anni e otto mesi di reclusione per omicidio volontario: poco più della metà dei trent’anni che aveva preso a Terni in primo grado, nel febbraio del 2017, sentenza poi confermata in appello a Perugia l’ottobre dello stesso anno e annullata nell’aprile del 2019, su richiesta delle difese, dalle sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione. Una condanna, quella sancita mercoledì mattina con rito abbreviato dalla corte d’assise d’appello di Firenze nei confronti del 48enne ucraino Andriy Halan, a cui potrebbe aggiungersi ora quella per l’occultamento del cadavere di Sandro Bellini, il termoidraulico ternano ucciso nel maggio del 2016 a 53 anni. In ogni caso l’eventuale somma delle pene sarà comunque inferiore, probabilmente in maniera significativa, rispetto alla condanna originaria che, pur non dando piena soddisfazione ai congiunti del ternano assassinato per motivi di gelosia, aveva rappresentato per loro un approdo quanto meno accettabile, comprensibile.

Sandro Bellini

La richiesta dell’accusa

Di fronte alla corte fiorentina, mercoledì la procura generale ha chiesto una condanna a diciassette anni e quattro mesi per l’operaio ucraino, arrestato dai carabinieri di Terni al termine di un’indagine che ne aveva accertato le responsabilità (anche se lui si è sempre dichiarato estraneo, affermando di aver incaricato due soggetti non meglio precisati ‘per dargli una lezione’, ndR) in ordine all’omicidio del 53enne ternano, ‘reo’ di frequentare l’ex compagna di Andriy Halan. Il corpo di Sandro Bellini era stato trovato circa dieci giorno dopo il fatto di sangue, nelle acque del fiume Velino nei pressi di Marmore. La sua auto – una Chevrolet – dove l’omicida lo aveva ucciso, era stata individuata il giorno del delitto, data alle fiamme in un bosco della stessa zona.

Nessuna aggravante

I giudici della seconda sezione d’appello hanno tenuto conto di quanto stabilito in precedenza dalla Suprema Corte che, nell’annullare quanto deciso in appello a Perugia, aveva rilevato come le aggravanti individuate dalla procura di Terni – solo una poi riconosciuta nel merito, i motivi abietti e futili – fossero state contestate tardivamente, ovvero di fronte al gip di Terni. Al pari del reato di ‘occultamento di cadavere’ che, infatti, dovrà essere giudicato in un altro processo che inizierà nei prossimi mesi di fronte al tribunale di Terni. La sentenza di mercoledì non ha visto riconosciute le attenuanti generiche ad Andriy Halan: «Era la pena che ci aspettavamo alla luce della sentenza della Cassazione – afferma l’avvocato Francesco Mattiangeli, difensore dell’imputato insieme al collega Luca Maori – anche se auspicavamo la concessione delle attenuanti generiche in considerazione dell’incensuratezza e della collaborazione del nostro assistito. Confidiamo in tal senso nel successivo giudizio della Cassazione».

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