È ragazzo di appena 17 anni, di origini colombiane e con precedenti di polizia per spaccio di stupefacenti, la persona indagata a piede libero per la brutale aggressione ai danni dell’83enne ternana Paola Ferri, ex insegnante di storia dell’arte in pensione, consumata nella notte fra il 6 e il 7 gennaio scorso nell’abitazione della donna, un appartamento posto al primo piano di un condominio di via Cannizzaro, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Terni.
Il giovane indagato è un vicino di casa della donna e, dopo la perquisizione della sua abitazione che ha portato gli inquirenti a sequestrare anche alcuni indumenti, il prossimo 17 febbraio verrà sottoposto ad accertamenti tecnici non ripetibili per estrarre il suo Dna, nel contesto degli esami condotti dai carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche (Ris). Da quanto appreso il 17enne vivrebbe, con i propri familiari, nello stesso palazzo dell’insegnante aggredita.
In una nota il procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Perugia, Flaminio Monteleone, spiega che «questo ufficio sta procedendo nei confronti di un minore residente a Terni per i reati di rapina aggravata e lesioni, posti in essere nei confronti della persona offesa Paola Ferri, fatto occorso in Terni il 7 gennaio 2025. Gli atti sono stati trasmessi a questo ufficio dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Terni per competenza funzionale. L’indagato è a conoscenza del procedimento a suo carico, essendogli stato notificato un avviso di accertamenti tecnici irripetibili».
«Ci riserviamo di nominare un consulente – afferma l’avvocato Alberto Catalano, difensore del giovane indagato – e valutiamo anche di avanzare una richiesta di interrogatorio al pubblico ministero. In ogni caso porremo in atto qualsiasi ulteriore attività difensiva alla luce del prosieguo delle indagini preliminari».
Le indagini sull’accaduto sono condotte dai carabinieri di Terni: Sezione operativa del comando Compagnia e Nucleo investigativo, con il supporto del Ris. La donna, aggredita in casa dal soggetto che per entrare aveva forzato una finestra che si affaccia sul cortile interno del palazzo, aveva dovuto ricorrere ad oltre cento punti di sutura per le ferite causate dal rapinatore – probabilmente con un oggetto appuntito – per la maggior parte al volto e al collo. L’aggressore era poi fuggito portando con sé le fedi che era riuscito a togliere dal dito della vittima.
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