Terni, ‘White bridge’: un’escalation fermata in tempo

Droga in conto vendita per creare debiti, fedeltà e dipendenza. Per una coppia la cocaina è un ‘mutuo’ da 800 euro al mese. Genitori affrontati in strada dal boss e i suoi collaboratori

Condividi questo articolo su

di F.T.

Cedere droga anche in ‘conto vendita’ per dare origine ad un debito che vuol dire creare fedeltà, dipendenza. Quella che, se gestita a suon di minacce, percosse e atti intimidatori, può far finire ‘sotto scacco’ una persona, quasi trasformandola in una sorta di manovale, operaio, soldato di un esercito che punta, per sua natura, ad ampliarsi. Proprio quello che gli agenti dell’antidroga della squadra Mobile di Terni hanno sgominato con l’operazione ‘White bridge’, non proprio un esercito, né – tecnicamente – un’organizzazione. Ma, in alcune sue fasi, certamente un’unione di persone in grado di gestire volumi di droga sempre più interessanti, anche con metodi ‘di tipo mafioso’ come li ha definiti il procuratore di Terni Alberto Liguori. E forse sono stati proprio quelli a spingere gli inquirenti, nel corso di un’indagine che ha documentato decine e decine di scambi droga/soldi, a mettere la parola ‘fine’ sulle attività condotte dal gruppo fra borgo Rivo e Terni.

‘WHITE BRIDGE’, LEGGI L’ARTICOLO E GUARDA I VIDEO

Qualche ammissione

Le estorsioni, appunto. Le minacce, i petardi esplosi sulla porta di casa, le auto ‘regalate’ all pari dei televisori per ripagarsi i debiti di droga. E poi le sciarpe strette al collo delle vittime, i pugni, i danni ai portoni dei palazzi, ai negozi. Un’escalation che procura e polizia hanno inteso fermare. Non del tutto nuova per un contesto come Terni, potenzialmente in grado di minare lo stesso tessuto sociale. Al centro, per gli inquirenti, quel Selim Rozzanelli indicato dalle carte dell’inchiesta come punto di riferiento per tutti. Con un curriculum in fatto di reati già importante nonostante i 29 anni di età e la spregiudicatezza tipica di chi punta a salire alla svelta i gradi della ‘gerarchia criminale’. Ora è in carcere insieme ad altre nove persone – tre quelle ai domiciliari – e nell’interrogatorio di garanzia ha sì ammesso alcuni episodi di spaccio, ma ha negato qualasiasi estorsione. Sarà ovviamente l’iter processuale, in cui è difeso dall’avvocato Francesco Mattiiangeli, a stabilire cosa sia accaduto.

DROGA, DEBITI E DISPERAZIONE: LE OMBRE DI ‘WHITE BRIDGE’

Come un mutuo

Consumatori che a volte assumono i tratti di vittime, talvolta fino a denunciare – con una certa dose di coraggio – i loro fornitori-oppressori quando la somma da restituire cresce e i soldi sono sempre meno. Come la coppia di ternani che agli inquirenti hanno spiegato di acquistare in media due grammi di cocaina a settimana, sempre dallo stesso gruppetto, per una spesa di circa 110/120 euro al grammo e quindi sui 700/800 euro al mese. Se gli stipendi sono normali, somme del genere diventano un ‘mutuo’ insostenibile. Ed ecco allora che lo spacciatore si fa intestare, con le buone che diventano via via sempre meno ‘buone’, l’auto usata che vale 6 mila euro, che si fa consegnare il televisore, che minaccia e stringe con violenza la sciarpa al collo della donna – parrucchiera – nel suo negozio che già aveva subito dei danni. Ecco, è questo forse – oltre al discorso-droga – che gli inquirenti hanno inteso fermare in tempo.

‘WHITE BRIDGE’, LE FOTO DI MIRIMAO

Faccia a faccia con il compagno di classe del figlio

Accanto al leader del gruppetto ci sono dei collaboratori fidati, persone – familiari e amici, donne e uomini – che non solo si preoccupano di custodire gli stupefacenti, ma che non esitano ad alzare la voce e le mani quando serve. Perchè il cliente/debitore va sì rifornito ma pure tenuto con il guinzaglio al collo. Molto meno metaforico il guinzaglio con cui uno degli indagati – già ‘daspato’ dalla questura per problemi allo stadio – ha colpito in faccia un giovane cliente, anche lui debitore, di borgo Rivo. Uno dei tanti episodi di ‘persecuzione’ preceduti e seguiti da danni alla porta della sua abitazione, percosse, minacce, scritte insultanti sotto casa. Ma il giovane ‘esattore’ non si era fatto scrupoli neppure di affrontare la madre del ragazzo, minacciando pure lei – che lo conosceva da quando il figlio andava alle elementari insieme a lui – spiegandole senza mezzi termini che senza soldi avrebbe «fatto un macello». È questa forse l’essenza di ‘White bridge’, e si torna all’origine, all’alt imposto da procura e polizia prima che fosse troppo tardi.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli