Umbria arancione con ‘zone rosse’ locali: scendono da 65 a 61

Il timore di un’intera regione ‘rossa’ è stato per il momento scongiurato. Rezza (ministero salute): «Le varianti preoccupano». Speranza ha firmato l’ordinanza

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Il rischio resta alto, l’indice RT è pari ad 1,2 (intervallo 1,13 – 1,26) e la situazione degli ospedali – con le speranze di avere più personale medico a disposizione, legate al bando della Protezione civile nazionale – critica. L’Umbria, attualmente a ‘due velocità’ sul piano dei contagi da Covid-19 e relative varianti – che iniziano a preoccupare in quasi tutta Italia -, resta per il momento in ‘zona arancione’ ma con ‘zone rosse locali’, rafforzate rispetto alle misure base del Dpcm del 14 gennaio scorso, istituite a seguito dell’ordinanza emessa il 6 febbraio dalla presidente della Regione Donatella Tesei. Intanto l’ultimo consiglio dei ministri del governo uscente ha prorogato fino al 25 febbraio il divieto di spostamento fra regioni.

La firma di Speranza

Sabato il ministro della Salute – confermato per il governo Draghi – ha firmato il nuovo provvedimento. «Per la regione Umbria le misure di cui all’ordinanza del 16 gennaio 2021 continuano ad applicarsi per ulteriori 15 giorni a partire dal 15 febbraio 2021. Resta quindi in area arancione».

Da 65 a 61 ‘zone rosse’

Contemporaneamente scendono da 65 a 61 i comuni umbri decretati ‘zona rossa’ con l’ordinanza regionale che, sul piano delle misure, resta comunque valida fino al 21 febbraio: da venerdì sera sono di nuovo ‘arancioni’ Lugnano in Teverina, Calvi dell’Umbria, Attigliano e Montegabbione. Conferma in ‘zona rossa rafforzata’, invece, per l’intera provincia di Perugia ed i comuni di Amelia e San Venanzo, nel Ternano.

‘Zona arancione’ in Umbria: cosa (non) si può fare

In linea con l’ordinanza 7 del 22 gennaio scorso, nei comuni in ‘zona arancione’ il 50% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado continueranno l’attività scolastica in presenza; per il restante 50% le lezioni si svolgeranno con la didattica a distanza. Rimangono sospese fino al 21 febbraio tutte le attività realizzate in presenza in spazi aperti o in luoghi chiusi da associazioni e circoli ricreativi e culturali, centri di aggregazione sociale, università del tempo libero e della terza età. Sono vietati per lo stesso periodo i giochi da tavolo, delle carte, biliardo, bocce effettuati nei centri e circoli sportivi pubblici e privati. È invece consentito l’accesso di bambini e ragazzi al luoghi destinati allo svolgimento di attività ludiche, ricreative ed educative anche non formali, al chiuso o all’aria aperta con l’ausilio di operatori cui affidarli in custodia e con obbligo di adottare appositi protocolli di sicurezza. Sono inoltre consentite le attività affidate e regolate da formali atti amministrativi adottati da aziende sanitarie, enti pubblici, zone sociali, fondazioni, aziende di servizi alla persona, altri soggetti pubblici, afferenti alla sfera dei servizi socio sanitari, della protezione civile, dei servizi alla persona, dei servizi scolastici-educativi. È infine consentita la realizzazione di attività corsistiche in presenza, esclusivamente in forma individuale, relativamente – a titolo esemplificativo – agli ambiti delle arti musicali, figurative, teatrali, danza, nonché le attività inerenti le lingue straniere nel rigoroso rispetto delle norme di prevenzione e del distanziamento interpersonale.

Sport

In tutto il territorio, come previsto dall’ordinanza del 6 febbraio, vige tra l’altro: la sospensione di tutte le attività di gare e competizioni riconosciute di interesse regionale, provinciale o locale dal Coni, dal Cip e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, in relazione agli sport di squadra e di contatto; la sospensione dello svolgimento degli allenamenti e preparazione atletica anche in forma individuale sia al chiuso che in spazi aperti, per gli atleti che militano nelle società e nelle associazioni dilettantistiche ed amatoriali degli sport di squadra e di contatto.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Il quadro: «Segnali di incremento dei casi»

Nel consueto monitoraggio settimanale, il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro ha spiegato che «la situazione è delicata perché c’è stabilità per l’incidenza (fra 130 e 140 casi per 100 mila abitanti sui 7 giorni, ndR) ma sono presenti alcuni segnali di ripresa, in particolare in alcune regioni, ed anche l’indice RT nazionale è in crescita». I dati relativi all’età della popolazione affetta «indicano che anche i più giovani contraggono l’infezione, analogamente ad altri Paesi europei: c’è un accertamento in corso su tale fenomeno». L’RT nazionale a 14 giorni è salito a 0,95. L’occupazione di posti letto e intensive a livello nazionale è stabile, si mantiene sotto soglia, ma le proiezioni a 30 giorni danno una ripresa che potrebbe interessare anche diverse regioni italiane, oltre l’Umbria che da questo punto di vista registra una situazione critica. Tuttavia nelle ultime settimane il numero di operatori che si infettano è in netto calo: un segnale positivo anche dell’impatto della vaccinazione massiva che è stata imposta nei contesti sanitari. «Le varianti virali, più trasmissibili, hanno un’elevata circolazione. Ci sono segnali di controtendenza – ha aggiunto Brusaferro – nell’evoluzione epidemiologica che impongono grande precauzione e consapevolezza delle misure da adottare. Potrebbe esserci una rapida crescita dei nuovi casi se non vengono innalzate le misure».

Le varianti del Covid-19

Il professor Gianni Rezza, direttore della prevenzione del ministero della Salute, in merito alle varianti ha spiegato che «quella attuale è una fase di transizione epidemiologica. Ciò che ci preoccupa di più è il fatto che viene segnalata, ormai in maniera diffusa sul territorio nazionale, la presenza di varianti del Covid-19. Conosciamo tre varianti che a livello internazionale sono state codificate. Quella ‘inglese’ (VOC), quella ‘brasiliana’ e quella ‘sudafricana’: quest’ultime due hanno mutazioni in più rispetto alla prima e, per tale caratteristica, possono ridurre parzialmente l’efficacia dei vaccini. Per questo dobbiamo sbrigarci con i vaccini. In Italia nelle ultime settimane è stata identificata la circolazione delle varianti ‘inglese’ e ‘brasiliana’, ad esempio in provincia di Chieti e in provincia di Perugia, con contromisure non facili da assumere ma che sono state attuate tempestivamente: di questo va dato merito alla Regione Umbria». Rezza ha spiegato che le analisi dell’ISS sulla diffusione della variante ‘inglese’ in Italia, relative a 3.984 casi di Covid-19 con campioni acquisiti fra il 4 e 5 febbraio, «hanno fatto emergere 495 casi di variante ‘inglese’, pari al 18% circa dei campioni, con forte varianza fra le regioni italiane. Più è precoce l’introduzione della variante in un territorio e maggiore, ovviamente, è la sua circolazione: la variante tende a sostituire agli altri ceppi circolanti, diventa ‘dominante’. Questa epidemia di variante ‘inglese’ – ha spiegato il professor Rezza – non è ancora matura ed è stato importante capire precocemente in quali territori è entrata. La variante ‘brasiliana’ è per ora circoscritta ad un’area dell’Umbria e ad una piccola zona circostante della Toscana. La variante ‘sudafricana’ invece non è ancora segnalata qui da noi, ma preoccupa diversi Paesi come ad esempio la Francia. Il messaggio è che purtroppo non si può stare mai tranquilli perché, per ciò che ne sappiamo, la variante ‘inglese’ non diminuisce l’efficacia dei vaccini attualmente disponibili ma si trasmette più velocemente. Servono condotte prudenti». Per Silvio Brusaferro «nelle prossime 5/6 settimane la variante ‘inglese’ potrebbe sostituire del tutto il virus originario circolato finora».

Opinioni

Primi pareri discordanti sulla decisione ministeriale di mantenere l’Umbria ‘arancione’ con zone rosse locali decise dalla stessa Regione. Per il consigliere regionale del Pd Fabio Paparelli è «un errore non applicare la ‘zona rossa’ a tutta l’Umbria che, di fatto, è già tale per tre quarti, peraltro con misure rafforzate. Pensare che le varianti del virus restino circoscritte, come afferma anche il virologo Andrea Crisanti che infatti ha invocato un lockdown di 2/3 settimane per l’Umbria, è una chimera. Soprattutto tenendo conto della pressione sugli ospedali: anche in quello di Terni non ci sono più posti di terapia intensiva, in ragione del fatto che la struttura assiste anche pazienti provenienti da fuori provincia. Serviva un atto di coraggio che non c’è stato». Per il presidente del consiglio comunale di Terni Francesco Ferranti (Forza Italia), invece, «la permanenza dell’Umbria in ‘arancione’ dimostra la capacità, di chi amministra questo territorio, di gestire in modo positivo una situazione delicatissima. Il rispetto delle regole in sinergia con il prosieguo delle vaccinazioni e l’attuazione di alcune precauzioni personali e collettive, ci condurrà in modo definitivo fuori  da questa emergenza sanitaria».

Articolo in aggiornamento

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