Zona rossa estesa? «Se serve a salvare il Ternano, lo faremo»

Giovedì la regione ha fatto il punto sull’emergenza. Fra i temi le vaccinazioni, le varianti, i cluster ospedalieri e l’andamento della pandemia

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«La curva epidemica in Umbria, dal 24 dicembre sta continuando a salire con un andamento sempre lineare. L’indice RT calcolato sui casi degli ultimi 14 giorni è pari a 1,07 con un intervallo compreso fra 0,92 e 1,22. Un dato particolare riguarda i ricoveri: rispetto all’ondata precedente stiamo toccando picchi elevati, più alti di quando i casi erano il doppio di oggi. Tale dato, va detto, può essere ‘inquinato’ dai cluster ospedalieri. L’andamento crescente riguarda anche le terapie intensive che dà un po’ il senso di qualcosa di più aggressivo rispetto a prima. Il rapporto fra attuali positivi, soggetti in intensiva e ricoverati in reparti Covid si è spostato: siamo passati dal 5 al 6% degli attuali positivi sui ricoveri e dallo 0,7 circa all’1% per le intensive. In merito alle classi di età affette dal virus, stanno salendo quelle scolastiche, ad eccezione di quella compresa fra 0 e 5 anni: ciò porta considerazioni che devono essere vagliate in fase decisionale. Circa la geografia del virus, abbiamo un’incidenza (positivi ogni 100 mila abitanti, ndR) di 344,67 nella provincia di Perugia e di 72,50 in quella di Terni. Le aree a maggiore incidenza, oggi, sembra stiano scendendo verso il sud dell’Umbria dopo aver caratterizzato in un primo momento soprattutto il Trasimeno ed il Perugino. Ora l’incremento riguarda in particolare l’Assisano, il Folignate e lo Spoletino. Nel Ternano l’incremento registrato è legato al solo cluster di Amelia, con una crescita comunque minore rispetto agli altri del territorio regionale: ‘colpa’, in quel caso, di condotte individuali censurabili. Circa i distretti della Usl Umbria 2 abbiamo un incremento in alcune aree, come quella della Valnerina dove i dati sono comunque oscillanti». Così il dottor Marco Cristofori del nucleo epidemiologico regionale nel fare il punto, giovedì pomeriggio, sull’emergenza Covid in Umbria durante la consueta conferenza stampa settimanale.

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Perché così tanti ricoveri?

Sul numero dei pazienti in ospedale, nettamente superiore ai periodi in cui i positivi erano circa il doppio degli attuali, lo stesso Cristofori ha affermato che «al momento non c’è una spiegazione certa su tale fenomeno. Stiamo studiando la situazione insieme all’ISS. La presenza delle varianti rappresenta la principale incognita: sono più contagiose ma elementi certi in ordine ad una maggiore aggressività, non ce ne sono ancora. Oggi, comunque, abbiamo inviato circa 300 campioni all’ISS per il relativo sequenziamento e lo studio, in questo senso, prosegue».

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Zona rossa: possibile estensione al Ternano?

L’estensione della zona rossa al resto dell’Umbria, e quindi al Ternano, è un tema attuale: «Se sarà necessaria – ha detto l’assessore regionale alla salute, Luca Coletto – ce lo dirà il comitato tecnico scientifico. Non sono scelte politiche ma scelte strategiche collegate a quelle già compiute. Non è da escludere, certamente. Se mettere Terni in zona rossa significa salvarla dall’infezione, perchè no. Vuol dire salvare delle vite». Il direttore regionale della sanità, Claudio Dario, ha spiegato che «la Regione ha chiesto, e devo dire che c’è stata grande partecipazione da parte del ministero della Salute e dell’ISS, di costituire un gruppo di lavoro per approfondire i nostri dati. Ciò per capire le dinamiche e analizzare, anche con gli indicatori in nostro possesso, l’impatto e l’evoluzione della pandemia. Si sta comprendendo che le varianti del Covid sono presenti in diverse parti d’Italia e, come è stato chiaro sin dall’inizio, cercarle spesso equivale a trovarle». Coletto non ha poi evitato la polemica politica: «Lo sforzo messo in campo è stato apprezzabile quando, per primi, abbiamo segnalato all’ISS la possibile presenza di varianti. Nella lotta al coronavirus non bastano però le terapie intensive ed i reparti Covid. Servono cure domiciliari per evitare di intasare gli ospedali e, ad ora, le uniche cure domiciliari arrivate dal ministero sono paracetamolo e cortisone: mi pare un po’ limitata come soluzione. Terapie intensive e ricoveri sono soltanto la coda della pandemia. Servono vaccini, servono decisioni certe da parte di AIFA. Forse con i 425 milioni speso per i ‘banchi da competizione’, potevamo comprare vaccini».

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Focus vaccinazioni

Circa il piano vaccinale, l’assessore Coletto ha spiegato che «il problema più grosso resta la disponibilità di dosi: ne abbiamo circa 9 mila di prodotto Pfizer per circa 80 mila anziani over 80. La difficoltà mi pare evidente e pensare di recuperarli al di fuori della gestione governativa, come altre regioni stanno cercando di fare, potrebbe essere una soluzione. Vediamo però cosa offre il mercato. Dalla settimana prossima, in ogni caso, inizieremo con gli over 80 che possono spostarsi. Chi non riesce a muoversi, verrà vaccinato a casa dai medici di medicina generale. Le polemiche sul punto sono sterili, destinate a cadere subito. I nostri medici di base sono peraltro disponibili a partire da subito, anche se manca un accordo a livello nazionale. Noi, invece, l’accordo lo abbiamo chiuso e ciò dimostra l’attaccamento al territorio di questi professionisti». Il commissario all’emergenza Covid, Massimo D’Angelo, ha invece spiegato che «il problema di base è il contingentamento dei vaccini, ovvero quanti ne vengono pianificati a livello nazionale. Abbiamo chiesto altre 50 mila dosi e comunque dal 15 febbraio, oltre che degli over80, procederemo con le vaccinazioni di odontoiatri, farmacisti e medici liberi professionisti. Completeremo gli altri operatori sanitari, i trasporti sanitari ed il volontariato che è decisivo per la gestione dell’emergenza. Sugli over80, la gestione del vaccino Pfizer è complessa: i medici non possono somministrarlo perché ha particolari caratteristiche di conservazione e trasporto. Per questo ci saranno i punti vaccinali territoriali. Intanto, in base alle dosi disponibili, sono state programmate le due settimane dal 15 al 27 febbraio. Tutti i cittadini interessati, classe 1940 e gennaio 1941, troveranno posto nelle agende per cui non è necessario fare la corsa alla prenotazione. A partire dalla settimana dal 22 al 27 febbraio i medici di medicina generale potranno iniziare a vaccinare gli anziani a domicilio utilizzando il vaccino Moderna. A partire dal 25 febbraio sarà possibile prenotare per tutte le classi di età over 80. Le prenotazioni saranno organizzate in modo che tutte le classi di età, a partire dai nati da febbraio a dicembre 1941 e dal 1939 indietro, potranno essere prenotate nelle settimane a seguire. Il cittadino avrà a disposizione due modalità per effettuare la prenotazione. Si potrà scegliere di prenotarsi attraverso il portale web dedicato oppure nelle farmacie. È stato istituito anche un numero verde dedicato (800.192.835), attivo dalle ore 8 alle 20, 7 giorni su 7, per fornire assistenza ai cittadini proprio per supportarli in caso di difficoltà nella fase di prenotazione e per garantire, se dovesse essere necessario, anche lo spostamento e la cancellazione della prenotazione effettuata. Per prenotare dal portale web sarà sufficiente disporre del codice fiscale e del numero di cellulare. Sugli insegnanti, categoria peculiare al pari di forze dell’ordine e servizi essenziali – ha concluso D’Angelo sulla tematica vaccinale -, è in corso una disquisizione tecnica a livello nazionale sull’utilizzo del prodotto Astrazeneca che può essere somministrato a persone fra 18 e 55 anni senza precedenti patologie. Altre nazioni lo hanno somministrato senza tali limitazioni. In questo senso il confronto è in corso e se altri hanno ampliato il range, è doveroso anche un approfondimento tecnico e scientifico da parte nostra».

Sanitari positivi e cluster ospedalieri

In merito ai sanitari umbri attualmente affetti dal virus, sempre il commissario D’Angelo ha spiegato che «gli attuali positivi fra gli operatori delle aziende sanitarie sono 194 e rispetto alla settimana scorsa sono 5 in meno. Di queste positività, 76 (-6) riguardano il personale infermieristico, 21 (+1) i medici convenzionati, 26 (-2) i medici dipendenti mentre il numero è costante (22) fra gli operatori socio sanitari». Nelle strutture residenziali gli attuali positivi sono in tutto 370 (+57 rispetto alla settimana precedente), di cui 206 ospiti (+25) e 164 operatori (+32).

Positivi al virus dopo la seconda dose

Circa le varianti del Covid, alcuni timori sono legati all’efficacia dei virus ed al rischio di reinfezioni. Così il commissario D’Angelo: «Non basta dire che uno si è vaccinato ed ha contratto il Covid. Intanto bisogna capire se il virus lo ha contratto dopo la prima o dopo la seconda somministrazione, ma anche valutare dopo quanti giorni dalla seconda somministrazione. Bisogna poi, per avere elementi certi, sequenziare il virus con cui il soggetto si è infettato». Claudio Dario, in termini di numeri, ha chiarito che «al 10 febbraio risultano 98 casi di positivi dopo la seconda dose del vaccino, di questi 41 sono operatori e 57 pazienti; 67 si sono infettati entro i 7 giorni dalla seconda dose e 31 fra l’8° e il 14° giorno. La capacità protettiva del vaccino cresce progressivamente: si ipotizza che all’inoculazione della seconda dose sia intorno al 65%, per poi raggiungere il 95% dopo 7/10 giorni dalla seconda dose. I dati significativi sono pertanto quelli relativi a coloro, 31 in tutto, che si sono ammalati dopo l’8° giorno dalla seconda dose. Va detto che in Umbria alla seconda dose ci sono giunti 13.620 soggetti». Sulle reinfezioni, Dario ha spiegato che «a Manaus la variante brasiliana ha causato numerose reinfezioni. Qui, dall’inizio della pandemia, abbiamo avuto 42 casi di reinfezione su circa 39 mila positivi».

Medici dalle altre regioni italiane

Sempre Claudio Dario, circa la disponibilità di medici di altre regioni ad operare in Umbria, ha spiegato che «è stato chiesto al ministero della Salute un supporto in termini di personale medico, infermieristico e di operatori tecnici per sostenere l’incremento dei ricoveri. Martedì mattina si è riunito il tavolo della Protezione civile nazionale che ha affrontato la nostra richiesta relativa soprattutto a personale già formato. Abbiamo compiuto questo passo perché ci sono regioni che al momento vivono una situazione relativamente tranquilla rispetto a noi. Abbiamo chiesto 97 medici, di cui 52 specializzati in anestesia/rianimazione e 45 specializzati in malattie infettive, pneumologia e medicina generale, altri 24 medici specialisti di altre discipline, 287 infermieri e 88 operatori socio sanitari. Ciò ha portato all’emanazione di un’ordinanza da parte del Capo dipartimento della Protezione civile, condivisa ieri sera con la Regione Umbria e che verrà pubblicata a strettissimo giro. La base è un bando che vedremo cosa sarà in grado di offrire alla nostra regione. Nel frattempo ci sono importanti contatti con altre regioni per avere specialisti che possano essere mandati in comando qui da noi».

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