Marini, ultimo atto: dimissioni in consiglio

Lettera Pec alla presidente Porzi dopo un weekend burrascoso fra ricovero e polemiche politiche: «Ragioni istituzionali, non certo personali». Le reazioni dall’Umbria e non solo

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La presidente della giunta regionale dell’Umbria, Catiuscia Marini, con una comunicazione inviata lunedì mattina via Pec alla presidente del consiglio regionale Donatella Porzi, ha formalizzato la conferma delle dimissioni da lei presentate «ai sensi dell’articolo 64, comma 3 dello Statuto regionale, già comunicate in data 16 aprile 2019 e discusse dall’assemblea nelle sedute del 7 e 18 maggio scorsi». La decisione fa seguito a quanto già lasciato chiaramente intendere, domenica sera, attraverso una nota della stessa presidente. Ora la prospettiva è quella del voto anticipato, probabilmente il prossimo autunno.

«Non per motivi personali»

La presidente Marini parla di «percorso dettato esclusivamente da ragioni istituzionali, di correttezza e di rispetto per tutti i componenti dell’assemblea, sia di maggioranza, sia di opposizione, e non certo da ragioni personali». La lettera si conclude con i ringraziamenti: alla presidente dell’assemblea legislativa «per la collaborazione istituzionale di questi anni, al servizio delle istituzioni e della comunità regionale»; ai componenti dell’assemblea legislativa e al personale di giunta e consiglio «che in questi nove anni mi hanno supportato con competenza, rigore e professionalità nello svolgimento del mio complesso mandato istituzionale». La conferma delle dimissioni della presidente dovrà essere formalizzata in una seduta del consiglio regionale che dovrà provvedere a completare le procedure previste dallo Statuto regionale.

La decisione al termine di un weekend drammatico

Ha avuto i contorni del dramma quello vissuto da Catiuscia Marini nell’ultimo weekend, sicuramente il più difficile della sua storia politica. L’aperitivo fra giovedì e venerdì, con riunioni tesissime in seno al gruppo di maggioranza: tutti in pressing su Leonelli per convincerlo a votare la fiducia, compattando così il gruppo attorno alla conferma della fiducia. Lui insisteva chiedendo in cambio la certezza delle dimissioni: un modo per assicurare un’uscita onorevole alla governatrice, pur senza abiurare su quando fatto in questi anni. E – come ha poi spiegato nell’intervista concessa a umbriaOn – chiedeva che questa certezza venisse esplicitata in consiglio, per giustificare pubblicamente il suo cambio di rotta. Questo annuncio non c’è stato, per questo lui non ha votato la fiducia, obbligando la Marini ad esporsi in modo decisivo votando lei stessa e subito dopo chiedendo la parola – con quel gesto così teatrale, diventato iconico della fine di un’era – e nell’intervento ribadendo la volontà di dimettersi, ma non subito. Decisione che ha provocato sconcerto soprattutto in seno al Pd, quello umbro e quello nazionale, tanto da provocare una nuova ferma presa di posizione pubblica di Nicola Zingaretti, prima in tv, negli studi Rai, poi a Perugia, in una lunga catilinaria dal podio di Sala Notari, dove ad applaudirlo c’era il popolo del Pd, in teoria lo stesso partito di Catiuscia Marini. Nel frattempo, la governatrice era stata ricoverata in ospedale, a Todi, per uno scompenso di pressione, causato certamente dallo stress di questi giorni, ma ciò non ha fatto fermare il tiro al bersaglio nei suoi confronti. Così, prima – domenica sera, appena uscita dall’ospedale – è arrivato un duro comunicato di risposta al suo segretario, nel quale, confermando le pressioni subite per dimettersi (negate invece da Zingaretti), annunciava l’imminente risoluzione del problema, arrivata – via Pec – nella mattinata di lunedì. Salvo clamorosi sviluppi in consiglio regionale, dovrebbe essere l’ultimo atto della crisi. Dopodiché partirà l’iter per le elezioni.

Le reazioni

Squarta: «Ora elezioni subito»

«Con le dimissioni della presidente Catiuscia Marini si è finalmente chiuso il sipario su questa triste vicenda che ha riguardato la nostra Regione – dice Marco Squarta, capogruppo di Fratelli d’Italia e portavoce dell’opposizione di centro-destra in assemblea legislativa – ora si vada al voto per dare all’Umbria una guida forte e credibile per risolvere le questioni urgenti che devono essere affrontate».

Liberati: «Fine di un’era»

«La vecchia politica, con le sue stanche liturgie, non ha più nulla da dire nemmeno in Umbria – ha scritto Andrea Liberati (M5S) sul suo profilo – siamo giunti all’epilogo non tanto di una legislatura, quanto di un’era politico-culturale apparentemente interminabile, eppure precipitata nella polvere, travolta dai tempi nuovi. Sta ora agli umbri capire chi possa raccogliere la sfida del futuro, restituendo libertà, dignità e sviluppo a una terra bellissima e maltrattata. Il Movimento 5 Stelle resta in ascolto delle famiglie e delle imprese per costruire l’unica, vera, possibile alternativa».

Morroni: «Uscita di scena pirandelliana»

«Con le dimissioni confermate oggi dalla Presidente Marini – scrive il consigliere forzista Roberto Morroni – il palcoscenico della Regione Umbria conclude un atto di pirandelliana memoria, nel quale una maggioranza irrimediabilmente sfilacciata e disorientata ha cercato invano di interpretare un ruolo senza averne più titolo e merito. Abbiamo assistito, infatti, ad una vicenda nella quale, un Partito Democratico smarrito e perplesso, si guardava intorno alla ricerca di un autore. Cala così definitivamente il sipario e, francamente in malo modo, su una stagione di governo durata quasi mezzo secolo. È tempo che gli elettori ritrovino nel governo regionale certezza e credibilità! Il ricorso alle elezioni anticipate rappresenta un evento di certo traumatico, ma indispensabile, per costruire quel nuovo corso, nelle idee e nei metodi, necessario per il rilancio della nostra regione».

Briziarelli e Mancini

Lapidario Luca Briziarelli sul suo profilo: «La Marini si è dimessa per davvero, ora al voto subito». Non ancora soddisfatto invece Valerio Mancini (vice presidente dell’assemblea regionale in quota Carroccio), che torna sul voto di sabato, a suo giudizio illeggittimo: «Considerata la gravità di quanto accaduto non posso che valutare ogni azione possibile per il ripristino dei principi della legalità».

Solinas conferma la sua tesi

«Facendo cadere la Marini si consegna la Regione alla destra», tuona Attilio Solinas, che poi – sul suo profilo – torna sull’intervento di Zingaretti: «Quest’uomo ieri è venuto a fare un comizio giustizialista a Perugia per sostenere il nostro candidato sindaco, spiegandoci come e perché andava affossato il governo regionale dell’Umbria, consegnandolo con mesi d’anticipo alla destra. Spero con tutto il cuore che Giuliano Giubilei ottenga un buon risultato e vinca la sfida per il Comune di Perugia, lo spero anche per Zingaretti».

Il collega Ceriscioli: «Io non mi sarei dimesso»

«Su un avviso di garanzia non mi sarei dimesso – dice il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, che con la Marini ha condiviso molte iniziative post sisma – le dimissioni della Marini sono un atto molto forte e immagino che Catiuscia abbia deciso così per permettere una gestione più serena della vicenda. Ma resto convinto che le dimissioni non si giustificano con un avviso di garanzia in uno Stato che dovrebbe essere di garanzia fino al giudizio».

Il commissario Pd Umbria Verini: « «Scelta che consente di aprire nuova fase»

«La scelta definitiva di dimettersi, compiuta da Catiuscia Marini, merita rispetto politico e umano e consente di chiudere una pagina difficile. Ci sarà modo e tempo per ricostruire puntualmente questo mese così complesso per le istituzioni e la politica umbra. Ora, per quanto ci riguarda, non è il tempo delle polemiche interne. Dobbiamo concentrarci tutti insieme sugli ultimi giorni di campagna elettorale per le europee e nei sessantatre comuni umbri chiamati al rinnovo di sindaci e consigli comunali. Nonostante il travaglio di queste settimane vissuto in Umbria, c’è una società regionale in piedi, e c’è un Partito Democratico a testa alta, come ha dimostrato la straordinaria partecipazione a tutte le iniziative politiche tenute, fino a quelle di sabato con Paolo Gentiloni e quelle di domenica a Foligno, Perugia e Terni con Nicola Zingaretti. E ci sono tanti militanti, amministratori e candidati in grado di vincere le sfide che ci aspettano».

I giornalisti: Mentana, Annunziata, Caporale

«M5s e Lega si fanno male a vicenda. Il Pd si fa male da solo», scrive ironicamente Enrico Mentana condividendo sul suo profilo l’articolo del giornale Open, di cui è editore e promotore. Caustica anche Lucia Annunziata, che sul tema aveva sollecitato Zingaretti su Rai Tre, domenica pomeriggio: «La Marini ‘conferma a parole’ le dimissioni», per dire che al momento non è ancora sicuro nulla, visti i precedenti. Parla di «farsa» Il Fatto Quotidiano (sabato in consiglio regionale c’era addirittura Antonello Caporale, storica firma di ‘Repubblica’ ora al ‘Fatto’). Questo per dar un’idea delle opinioni fra alcuni dei principali commentatori politici, non certo di destra e non certo giustizialisti. Mentre numerose sono le trasmissioni televisive che sul tema si sono soffermate con approfondimenti più o meno lunghi. Oltre a “Mezz’ora in più” della Annunziata (Rai Tre), se n’è parlato ad esempio anche su La7.

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