Terni, case popolari: bagarre politica e i sindacati vanno via

Alta tensione mercoledì mattina durante la I e II commissione: «In certe diatribe non facciamo entrare le famiglie più deboli». Corridore e Cecconi protagonisti

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di S.F.

«Ci siamo resi conto che la discussione e il fulcro non verte sulle problematiche poste, ma su altri generi di diatribe nei quali non abbiamo alcuna intenzione di fare entrare le famiglie più deboli. In attesa di una casa popolare. Per cui abbiamo lasciato i lavori». A parlare è Matteo Lattanzi (Sunia), uno dei tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali (con lui) Gino Bernardini (Sicet Umbria) e Jacopo De Santis (Uniat Terni) auditi di nuovo mercoledì in I e II commissione congiunta in merito ai noti guai legati alle case popolari ed emergenza abitativa: ad un certo punto si espone il vicesindaco Riccardo Corridore, si sviluppa la polemica politica ed i tre perdono la pazienza. Non se ne esce. Tirato in ballo l’utilizzo dei social e anche l’assessore regionale Enrico Melasecche.

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Maggi, Salinetti e Sterlini

I numeri di Maggi

Riavvolgiamo il nastro. I sindacati erano già stati auditi lo scorso 21 marzo ma, in quella circostanza, per motivi sopraggiunti non era presente alcun assessore dell’esecutivo. Oggi la replica con Giovanni Maggi (la materia è la sua) presente. Ci ha pensato Lattanzi a rifare il punto – non lo ripetiamo avendolo già riportato due settimane fa – della complessa situazione: «Inutile chiedere ad Ater di intervenire se non viene finanziata dalla Regione. Ecco perché chiediamo che il Comune avvii una richiesta di tavolo di confronto, tutti devono fare la loro parte». Mirino su manutenzione, emergenza abitativa e mobilità. E anche palazzo Manassei: «Il giudizio su quell’intervento prenderà valore in base a ciò che si farà per l’edilizia residenziale sociale. Se c’è stato spazio per quello, allora ci devono essere i fondi anche per le case popolari», il monito di Lattanzi. A questo punto l’assessore ha preso la parola per oltre venti minuti.

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I sindacati

I numeri di Maggi e il rapporto con Ater

In primis l’elenco dei dati: «Abbiamo fatto un censimento del nostro patrimonio per l’edilizia sociale. Ci sono 204 alloggi di nostra proprietà, dei quali 124 assegnati e gestiti dall’Ater. Per 13 c’è ‘incompatibilità’, 10 in assegnazione in riferimento al bando scaduto a dicembre, 15 in attesa di ristrutturazione, 6 in fase di ristrutturazione (palazzo Stocchi a Cesi), 16 in ristrutturazione con il progetto San Lucio (da maggio ad ottobre). Dove ce ne saranno 33 nuovi con la riqualificazione in corso. Ad oggi le case non assegnabili del Comune sono dunque 28: Grifoni – dipendente comunale, ndr – sta facendo la verifica per dare una priorità di intervento da parte nostra. Chiediamo ad Ater di fare altrettanto. Non abbiamo nessuna preclusione verso di loro, ad esempio la riqualificazione di San Lucio è appoggiata da noi perché è ottimo e molto bello». Il problema è su altro: «La convenzione con Ater è del 1985 e tutte le nostre proprietà sono gestite da loro. Gli affitti? Incassa Ater, a noi non entra nulla. Secondo la loro versione, è il Comune che dovrebbe fare la manutenzione straordinaria ma ciò non è supportato dalla convenzione (letti gli articoli 3, 4 e 8). Melasecche non può obbligare», la prima frecciatina. «Ater non ha mai presentato programmi di manutenzione». Al termine della bagarre sarà poi votata la richiesta di audizione dell’assessore regionale e del numero uno Ater Emiliano Napoletti: sarà respinta con i voti della maggioranza. «Su palazzo Manassei non siamo d’accordo», ha specificato in merito all’operazione presentata di recente da quasi 3 milioni di euro. «Il sindacato ha fatto il diplomatico su palazzo Manassei perché spera di non inimicarsi Melasecche. Io non lo faccio. C’è un problema di lesa maestà, non siamo sudditi. Non esiste una norma che ci impone di fare le manutenzioni». Ne nascerà una polemica anche sull’impiego dei social. «Siamo disponibili al monitoraggio degli alloggi e per l’emergenza abitativa siamo stati costretti a fare il bando. Mi dispiace per le due persone che non hanno potuto avere la casa, ma i politici non possono entrare nelle scelte delle commissioni».

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La commissione

Ci si accende

Valdimiro Orsini (Terni Masselli Sindaco) ha cercato di riportare il dialogo su una strada più serafica: «Le polemiche non servono a nessuno. La Regione dovrebbe trovare le risorse per fare la manutenzione degli alloggi, propongo di convocare Melasecche per parlare del programma». Marco Cecconi (FdI) ha invece ribadito che il Comune ha un regolamento per l’edilizia residenziale sociale, ma non per l’emergenza abitativa (per far restare la graduatoria aperta quantomeno, ndr)». Tackle anche da parte di Pierluigi Spinelli (PD): «Non siamo qui per fare polemiche politiche, ci saremmo aspettati risposte e non giustificazioni. Regione e Ater siano convocate in commissione». Poi man mano sono intervenute anche Maria Grazia Proietti (PD), Federica Mengaroni (AP) e Josè Kenny (Innovare per Terni): «Facebook e Instagram lasciateli per la campagna elettorale, qui dovete trovare soluzioni per le persone», le parole di quest’ultimo.

Corridore, social e bagarre

Maggi inizia anche lui a perdere un po’ la pazienza: «Inutile che spiego se non capite. Le interlocuzioni sono costanti da parte nostra e ci siamo mossi per fare le prime cose. L’opposizione dice sempre le stesse cose, non gli interessa ciò che diciamo. Trattiamo con Regione e Ater, ma è difficile rapportarsi con soggetti che ragionano – poco prima l’assessore comunale aveva letto un post Facebook di Melasecche, ndr – in un certo modo. Sono d’accordo con l’apertura del tavolo. Social? Noi utilizziamo i comunicati stampa». A questo punto si è attivato Francesco Maria Ferranti (FI): «Quest’amministrazione è nata all’insegna dei social, si chiede ai cittadini di rivolgersi al sito del partito per le segnalazioni. Se si vuol uscire dalle polemiche si deve mettere in sinergia il suo assessorato con quello regionale e la dirigenza Ater. Altrimenti è solo propaganda». Poi arriva l’apice. Il vicesindaco Corridore – era già presente in aula – prende il badge e si espone: «Abbiamo chiesto un tavolo all’Ater ma loro non sono disponibili a partecipare se non sono convocati dalla Regione. E diciamo no ad azioni clientelari tipo quella di palazzo Manassei. Da parte – l’attacco – dell’opposizione non ci sono proposte concrete, parole vuote senza visione». Ma il casus belli che fa saltare il banco è su altro argomento. Ebbene sì, i social: «Alternativa Popolare ne fa uso, sì. Di certo AP non ne fa uso per offendere e per affermazioni di carattere personale, magari la sera quando si sono scolati due-tre bottiglie di vino e si sfogano le proprie frustrazioni. Non entriamo nel personale, mai fatto». Cecconi ride («divertentissimo», il commento), il vicesindaco si ferma per un po’ di secondi e aumenta i giri: «Cecconi è abituato a specchiarsi la mattina ed inizia a ridere, non ha altre cose cui pensare ed è ossessionato dalle questioni politiche. Ne possiamo anche parlare di persone e mi spiega perché sorride». I sindacati ‘rompono’ dopo questa frase: «Vi salutiamo». Il resto lo lasciamo al video. «Il vicesindaco sostituisce il sindaco in questo caso e interviene a supporto delle argomentazioni a tutela del cittadino», la delucidazione di Andrea Sterlini (AP) a Ferranti per giustificare l’intervento di Corridore. Infine Cinzia Fabrizi (FdI) che ha parlato di «modalità violenta di interagire» dell’amministrazione. Poi il voto e storia chiusa. Mattinata movimentata.

La nota dei sindacati: «Clima inadeguato»

«Purtroppo stamattina – la nota formale inviata nel pomeriggio – siamo stati costretti ad abbandonare l’aula del consiglio comunale di Terni, dove si stava svolgendo un’importante audizione di I e II commissione congiunte, in merito ai gravi problemi dell’emergenza abitativa nella nostra città. Una scelta obbligata dalla degenerazione del dibattito, scaduto in mera polemica politica, con tanto di insulti, battutine e toni poco consoni ad affrontare un tema tanto serio e drammatico per molte famiglie ternane». I sindacati degli inquilini parlano di «occasione persa» e «mancato senso di responsabilità» da parte dei rappresentanti politici. «Eppure eravamo lì per portare la voce di famiglie e persone in vera difficoltà, per aprire una discussione tecnica, che potesse produrre soluzioni concrete. Purtroppo, nonostante alcune aperture dell’assessore Maggi, non è stato possibile concludere il confronto», concludono i sindacati. 

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