Piscine stadio Terni e uso del pozzo: «Mai revocata ordinanza del 2016 per il divieto»

Audizione venerdì con protagonisti dirigenti comunali e Usl Umbria 2: quest’ultima si espone sul collegamento nascosto. Per la riapertura completa si punta a settembre

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di S.F.

L’ordinanza 2016

La ‘fine’ delle piscine dello stadio, il caos sviluppatosi negli ultimi mesi tra le parti – Comune, concessionario e subconcessionario -, il tentativo di riaprire per l’estate e la questione dell’utilizzo del pozzo che, in teoria, era vietato dal 2016 con una specifica ordinanza di palazzo Spada. Maxi audizione venerdì mattina a Terni per riepilogare e dare ulteriori delucidazioni rispetto ai fatti riguardanti l’impianto sportivo ed i tanti problemi dovuti alla chiusura: protagonisti in particolar modo i dirigenti a lavori pubblici e ambiente, rispettivamente Piero Giorgini e Paolo Grigioni, più il direttore del dipartimento di prevenzione e del servizio di igiene degli alimenti di origine animale della Usl Umbria 2 Danilo Serva e la collega Maria Laura Proietti del servizio di igiene e sanità pubblica. Che qualcosa fosse andato storto era chiaro, oggi sono arrivate ulteriori conferme. Se ne parlerà ancora perché a più di qualcuno restano i dubbi su come sia stato possibile un epilogo del genere.

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La situazione attuale

Fiorini e il pozzo. Giorgini lancia la riapertura

La storia è ben nota. Ma vale la pena ricordare due date (sportivi e abbonati sono ancora in attesa): dal 17 gennaio 2022 l’impianto sportivo è chiuso – dentro restano due attività commerciali – e dallo scorso 23 marzo il Comune è rientrato in possesso delle chiavi con la ‘forza’ dopo mesi di bagarre tra Piscine dello stadio srl ed il sub concessionario Pds Sport & Fun Srl. A chiedere d’urgenza un’audizione sul tema è stato Emanuele Fiorini (Gruppo Misto) che, in avvio, ha ricordato una delle questioni al centro dell’attenzione del caos generale: «La Usl il 26 agosto ha comunicato che il subconcessionario ha utilizzato l’acqua proveniente da un pozzo sito all’interno dell’area in concessione, sebbene non autorizzato». Ed ecco il nodo: c’è un’ordinanza dell’autunno 2016 – tuttora vigente – che vieta l’uso dell’acqua emunta dal pozzo. Ci ha pensato il Rup Giorgini a fare un lungo riepilogo con date, Pec e tutto il necessario per la ricostruzione: «Mi vanto di aver ripreso la struttura insieme ai vigili urbani, ritengo sia un’azione meritoria. Altri forse avrebbero aspettato gli eventi». Il dirigente prima di addentrarsi nei dettagli lancia le tempistiche per la riapertura della struttura: «Si stanno facendo gli interventi e l’obiettivo è di riavere per l’estate la piscina esterna, poi a settembre riaprire l’intero impianto. Se tutto va bene tornerà ad essere funzionale». Inizia il confronto nel merito.

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Il pozzo: tutto nasce dal 2014. L’ordinanza 2016

Si parte da molto lontano, quasi un decennio fa. Quantomeno è ciò che fa Giorgini per la storia del pozzo: «Il 19 settembre 2014 il subconcessionario presentò una richiesta per la realizzazione di un posso ad uso igienico e sanitario nell’area di concessione. La delibera di giunta per l’approvazione è del 19 novembre dello stesso anno e nel 2015 è stata trasmessa la fine dei lavori». L’inghippo è dietro l’angolo: «Nel 2016 la Usl Umbria 2 – ha proseguito Giorgini – ha fatto le analisi ed a causa della concentrazione di tetracloroetilene ne vietò l’uso. Il 13 ottobre 2016 l’allora sindaco Di Girolamo firmò l’ordinanza e ad oggi non è scaduta. Non è mai stata revocata. Fu inviata anche ad Arpa, Usl, Provincia, carabinieri, questura e forestali. Dunque ne erano a conoscenza tutti». Bene. Passano cinque anni e scoppia il pandemonio, Giorgini apprende dei problemi sugli organi di stampa – così ha dichiarato l’architetto, in riferimento all’interruzione del campionato – ed il 19 luglio chiede lumi al concessionario perché «c’erano state delle analisi dell’Usl negative sull’acqua della piscina esterna». E qui c’è la specifica: «Attenzione, non è legata al pozzo». Ad agosto 2021 altro step: «L’azienda sanitaria locale ci comunica che è stato rinvenuto un collegamento tra il pozzo e il locale tecnico a servizio della piscina». E l’ordinanza 2016 dunque? «L’Usl ci disse che era in funzione e che da parte del subconcessionario non c’era stata la dichiarazione di utilizzo per l’apertura stagionale». In sostanza, secondo quanto è saltato fuori dalla II commissione, né Comune né Usl erano al corrente della situazione. Fatto sta che è accaduto. Breve l’intervento dell’assessore allo sport Elena Proietti: «L’impianto sembra che possa riaprire a breve, è stato ‘massacrato’ ed è avvilente». I dubbi dei consiglieri comunali non sono mancati: «In quella struttura – le perplessità di Fiorini – ci hanno fatto dei corsi i bambini nuotando nell’acqua inquinata. Ma siete andati a vedere da dove arriva l’inquinamento». Questa frase sarà poi smentita successivamente da Maria Laura Proietti della Usl 2 (in merito al campionamento per la piscina). Paolo Angeletti (Terni Immagina) ha chiesto per cosa fosse utilizzata l’acqua del pozzo e, oltretutto, ha fatto presente un’altra questione: «Dal 2016 al 2021 non c’è stata nessuna missiva della Usl?». Preoccupazioni legittime. Tiziana De Angelis (Pd) ha messo nel mirino l’aspetto politico: «Ok l’ordinanza, ma poi gli uffici non sono fuori dal controllo. Come si è arrivati a questo punto senza che il Comune avesse idea di tutto ciò? Inoltre Luigi Barelli dice che l’amministrazione sapeva delle difficoltà e voleva rivedere il Piano economico-finanziario, ma la Proietti ha risposto che non si può sovvenzionare un privato. In realtà c’è una legge 2020 apposita legata al Covid per questa cosa». Punti interrogativi anche da Doriana Musacchi (Misto): «Le persone sono state a contatto con l’acqua. Fondamentale capire se la Usl ha analizzato la sorgente del pozzo o la piscina. Sotto il pozzo c’è una falda, quanto sarà estesa? E non c’è un organo per il controllo dell’ordinanza?». Intanto alle 12.40 arrivano Serva e Proietti e Michele Rossi (Terni Civica) fa notare il ritardo. Di certo non accogliendoli granché.

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L’impianto

Giorgini, l’obiettivo del pozzo e il Pef

Giorgini ascolta e allora, visti i tanti dubbi, va ancora più a fondo: «Il progetto del pozzo aveva lo scopo di utilizzo per uso igienico-sanitario e irriguo. Pulizia delle strutture sportive esterne ed interne, irrigazione e, qualora l’acqua risultasse idonea, utilizzata per il riempimento delle piscine. Ciò è stato autorizzato». Come è andata lo sappiamo, il divieto è scattato dal 2016. In tanti hanno chiesto il perché non sia stata fatta rispettare: «Signori, l’ordinanza è stata trasmessa. Chiunque può intervenire e verificare. E aggiungo che il subconcessionario non poteva chiedere il riequilibrio del Pef, solo il concessionario. Il Comune si muove con le carte ed il concessionario non lo ha mai chiesto. Come Rup ogni anno richiedo il piano di gestione e manutenzione, ma il vero problema c’è stato negli ultimi mesi, sembrava quasi fatto di proposito», la constatazione.

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Maria Laura Proietti

La Proietti (Usl), l’ordinanza non rilevante e la scoperta

Dopo oltre un’ora di discussione entra in azione la Proietti che, in qualità di responsabile del servizio di igiene e sanità pubblica della Usl, ne sa parecchio della faccenda: «L’ordinanza del 2016 in questa vicenda non è rilevante», la frase d’esordio che spiazza più di qualcuno. «La legge regionale che disciplina le piscine in Umbria prevede che si rilasci un parere preventivo e poi quello per l’esercizio: prima si dice come lo fai e, quando è costruita, c’è l’ok per l’attività. Loro (in riferimento alle piscine dello stadio) hanno presentato un progetto e c’era scritto che l’approvvigionamento c’era con l’acquedotto. Ogni anno è previsto che al momento dell’apertura facciano una comunicazione e, nel corso degli anni, mai nessuno ha detto dell’approvvigionamento dal pozzo. Evidente che, fosse successo, gli avremmo detto di no perché c’è un’ordinanza e secondo – ha aggiunto – perché per l’approvvigionamento per il consumo umano è necessario fare un iter abbastanza complesso, la cui ultima parte spetta all’Usl. Quindi l’approvvigionamento da fonte diversa dall’acquedotto comunale è un’attività non autorizzata. Ecco perché dico che l’ordinanza del 2016 non ha nessun rilievo in questo caso. Quando i tecnici hanno visto che c’era un collegamento pozzo-sistema di trattamento vasche siamo andati a fondo della questione: non è stato semplice, appena avuta la certezza dell’approvvigionamento fuori legge da parte del gestore lo abbiamo detto al Comune». Il rischio salute? «Arpa Umbria fa un monitoraggio delle acque profonde routinario, i cui risultati sono sul loro sito. Il pozzo piscine dello stadio è oggetto di monitoraggio e aveva evidenziato spostamenti per il tetracloroetilene. Abbiamo fatto un prelievo dall’acqua della piscina: è stato constatato che il tetracloroetilene era nei limiti di legge. Quel campione risultava tranquillizante. Ciò non vuol dire che possiamo autorizzare ad utilizzare il pozzo al di fuori di ogni procedura prevista». In conclusione la Proietti per rafforzare il concetto ha sottolineato che, in sostanza, il «gestore senza comunicare nulla a nessuno ha preso l’acqua del pozzo. Non so per quali motivi. Ecco cosa è accaduto. Ed è una cosa da scoprire perché nessuno te lo dice». Il che è curioso.

Danilo Serva

I dubbi non finiscono

La spiegazione della Proietti ha creato ulteriori preoccupazioni: «Perché non sono stati messi i sigilli al pozzo? E da dove arriva l’inquinamento? Perché vicino c’era il mattatoio, c’entra nulla?», ha insistito Fiorini. La De Angelis ha chiesto se è Arpa che doveva controllare, mentre Rossi ha puntato sui controlli e sul grado di inquinamento. «La polizia Locale è stata mai incaricata di verificare il rispetto dell’ordinanza?», si è aggiunto al coro Alessandro Gentiletti di Senso Civico. Comunardo Tobia (M5S) si è detto esterrefatto, tirando in ballo anche le contravvenzioni: «Da giugno in via Lessini sono state fatte 39 mila multe e poi su questa cosa si fa finta di nulla. Passa il messaggio che si può fare ciò che si vuole. La legge va rispettata da ogni parte. Perché non sono stati fatti controlli?». Angeletti al solito è conciso: «Da quando il collegamento tra pozzo e trattamento vasche era attivo e in quale momento si è avuto il sospetto che l’acqua finisse dentro le piscine?». «Ma i controlli sono a sorpresa?», ha domandato invece la Musacchi.

Il dirigente Grigioni

Grigioni, il monitoraggio e il problema diffuso

Poco dopo le 13 arriva in aula consiliare anche il dirigente all’ambiente, Paolo Grigioni: «Già nel 2012 – il suo contributo – è stato accertato un inquinamento diffuso dei pozzi in Umbria e da allora c’è un protocollo d’intesa con la Regione per il monitoraggio che effettua Arpa». Mirino sulla falda profonda del Ternano: «Se l’acqua sotterranea è contaminata non vuol dire che non sia idonea alla potabilità o che crei un rischio alla salute perché le soglie sono differenti. E la chiusura del pozzo, per norma, non è prevista. Gli interventi di controllo sono su due livelli e coinvolgono Arpa e Usl, quest’ultima per l’utilizzo finale». Poi un dato: «Nelle ultime due relazioni Arpa, ad esempio, il pozzo di Fontana di Polo per l’uso idropotabile ha valore di tetracloroetilene molto al di sopra di quello di piscine dello stadio. Poi ci sono batterie di trattamento ed è controllato in tempo reale. Molti pozzi presentazione questa situazione e anche le amministrazioni precedenti sapevano. In questo caso il fenomeno di contaminazione della falda persiste e il provvedimento non si può revocare», ha concluso. Dopo due ore tutti via, ma la storia non è finita qui.

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