Rifiuti, ‘no’ Comune ad Acea: «Speriamo sia vincolante»

Inceneritore Terni, inviato il parere negativo per l’istanza di estensione di rifiuti da bruciare: «Motivazioni ambientali e sanitarie. Fatto il nostro, ma non decidiamo noi»

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Il parere negativo del Comune

«Il parere è motivato a livello tecnico e sono ottimista. Speriamo sia vincolante e che in primis la Regione Umbria segua questo indirizzo». C’è il ‘no’ – conferenza stampa e parere inviato negli stessi istanti a Perugia – del Comune di Terni in merito all’istanza avanzata da Acea – procedimento di Valutazione di impatto ambientale – per l’estensione di tipologia di rifiuti non pericolosi da bruciare nel termovalorizzatore di via Ratini, a Maratta: a dettagliare nel merito ciò che ha spinto palazzo Spada al diniego sono stati il sindaco Leonardo Latini, l’assessore all’ambiente Benedetta Salvati e il dirigente Mauro Manciucca. «Se davvero conta questo ‘no’? Intanto c’è lo stop alla procedura e occorrerà la consultazione di un organo esterno nominato dalla Regione. Noi abbiamo fatto ciò che ci compete ma spetta ad altri la decisione definitiva». La partita è apertissima insomma. A palazzo Donini della faccenda sarà interessato il forzista Roberto Morroni, il neo ‘titolare’ del piano regionale dei rifiuti e dell’ambiente.

IL COMITATO NO INC: «LA REGIONE SI OPPONGA»

Giovanni Vivarelli di Acea

Il piano del 2009 e il ciclo dei rifiuti

Un punto sul quale si è tornati più spesso è la tipologia di parere: «Più tecnico che politico. Prende le mosse – ha esordito il sindaco – da un quadro che si è delineato dal 2009 quando fu redatto il piano regionale dei rifiuti e in quel documento, purtroppo, c’era già la possibilità di sviluppo di impiantistica legato al ciclo dei rifiuti tramite la termovalorizzazione in due sedi. Una a servizio degli ex sub-ambiti 1, 2 (Perugia) e 3, l’altro nel già esistente termovalorizzatore di Terni. Nulla è stato realizzato perché l’impianto nel perugino non è mai stato costruito e quello di Terni è rimasto fuori dal ciclo dei rifiuti in quanto brucia pulper di cartiera; il piano fu aggiornato nel 2015 con la previsione di nuove chance: recupero di materia e produzione Css, combustibile. Anche in questo caso non c’è stato seguito».

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Manciucca, Salvati e Latini

Il ‘no’ ad Acea ed i rifiuti romani

Breve premessa e poi si entra nel vivo della questione: «Terni dal punto di vista ambientale è un’area critica, questo è indicato a livello di Unione europea e l’Italia, a causa degli sforamenti, è sotto procedura. E la centralina di Maratta per il controllo dell’aria è la peggiore in Umbria, è una zona critica e con qualità compromessa. Se si acconsentisse alla modifica dei codici di ingresso dei rifiuti – urbani – succederebbe che il termovalorizzatore potrebbe bruciare rifiuti speciali di derivazione urbana (30 mila tonnellate l’anno) della raccolta differenziata e non: entrerebbe in pianta stabile nel ciclo dei rifiuti pur in assenza di un piano regionale aggiornato e dal 2009 il mondo è cambiato. Non c’è logica di tutela ambientale in tutto ciò. Il parere è negativo perché verte anche su un aspetto sanitario e cito lo studio ‘Sentieri’ del 2013 che ha rivelato in zona un eccesso di patologie, il quale individua la situazione ambientale come una delle criticità. Non ci sembra giusto in definitiva stabilizzare una situazione come quella descritta». Si guarda anche al Lazio, ovviamente: «Il rischio – ha specificato Latini – non è tanto che andiamo a bruciare i rifiuti de Roma, ma quelli dell’Umbria. Se andiamo ad innestare il nostro termovalorizzatore nel ciclo dei rifiuti continuerà a bruciare per anni perché sarà funzionale al sistema regionale. Punto. Questo è il nodo. La condizione ternana non può essere gravata da ulteriori inquinanti (polveri, diossine, metalli, NOx) e non vogliamo altri impianti di questo tipo».

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L’impianto

«Spero la Regione segua indirizzo»

La Salvati, oltre a parlare di «ottimismo», fa una sorta di appello alla Regione (nell’esecutivo c’è Enrico Melasecche, chissà se potrà incidere): «Spero che seguano questo indirizzo perché la ‘conca’ è la zona critica del territorio umbro. La centralina di Maratta registra sempre superamenti per Pm10 e questo aspetto non può essere sottovalutato. Da parte nostra dobbiamo ridurre il più possibile i fattori di rischio ed è ovvio che occorre rivedere il piano regionale 2009. I nostri cittadini sono i più virtuosi dell’Umbria per la differenziata e per loro tutto ciò è penalizzante». Più conciso il commento di Manciucca: «Il Comune non può permettere questa modifica del sistema di smaltimento rifiuti, né a livello tecnico né politico. Speriamo che il parere negativo venga accolto». Palazzo Spada è in attesa di conoscere il parere dell’Usl innanzitutto, assente nella conferenza dei servizi decisoria dello scorso 13 novembre.

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L’ASSESSORE SALVATI E LA SPERANZA LEGATA ALLA REGIONE

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Il timore, gli inquinanti e la delocalizzazione

Da solo il Comune non può decidere nulla. Arpa – ad esempio – deciderà in base ai dati e magari potrà essere influenzata dal fatto che Acea ha fatto presente – in sintesi – come non aumenterebbe la presenza di inquinanti: cinque nuove tipologie introdotte a fronte della rinuncia di otto. «Non è un concetto corretto se valutiamo dal punto di vista ambientale e sanitario. Certo, se lo vediamo – il pensiero del sindaco – nell’immediato non cambia assolutamente niente e, anzi, come dicono loro potrebbe leggermente migliorare la situazione. Il senso non è questo. Noi dobbiamo agire sui soggetti inquinanti cercando di rimuoverli e verificare gli impatti sui cittadini. Guardiamo le cose con una prospettiva: dobbiamo andare a verificare le effettiva necessità regionali dal punto di vista del ciclo dei rifiuti, poi successivamente vede dove vanno collocati gli impianti. Il principale obiettivo è recuperare il più possibile i rifiuti così limitiamo le forme ulteriore di chiusura del ciclo. Perché di fatto si vuole stabilizzare una situazione del genere proprio qui, in assenza dell’attuazione del piano regionale e la necessità di rivederlo? Solo perché già esiste? Gli impianti si possono anche delocalizzare eh, deve essere chiaro. Ad oggi esiste, è autorizzato e brucia, ok, su questo possiamo fare ben poco. Ma ogni attività ha un suo ciclo, una sua fine e una sua storia. Bisogna cambiare la prospettiva. Se si stabilizza questo contesto diventerà un impianto a servizio della regione per lo smaltimento dei rifiuti». Latini sa che – d’altronde il leader del Carroccio aveva espresso determinate posizione sul tema – è tenuto d’occhio per le sue mosse anche per l’appartenza politica: «Su di me c’è attenzione particolar eessendo un sindaco dalla Lega. Qui c’è una situazione abientale che non può essere trascurata e per la differenziata siamo tra i migliori. E a Terni non c’è nessuna emergenza rifiuti, non siamo Roma. Terni è brava in questo, anche grazie ai cittadini a alla vecchia amministrazione». Altri pareri in arrivo a stretto giro, poi si faranno i conti.

LEONARDO LATINI: «GUARDATE CHE GLI IMPIANTI SI POSSONO DELOCALIZZARE È»

Il sindaco Francesco De Rebotti

Si esprime De Rebotti: «Categorico rifiuto»

«Sull’aggiornamento autorizzativo – la nota del sindaco di Narni – dell’inceneritore di Terni il nostro è un giudizio fortemente negativo, o meglio, è un categorico rifiuto alla richiesta di modifica pur consapevoli che dai dati di progetto il nostro territorio non è interessato da alcun tipo di ricaduta. Facciamo invece un appello perché tutte le istituzioni locali, regionali e nazionali siano concordi a fermare questa decisione perché in totale divergenza con le strategie locali e nazionali che non considerano l’incenerimento la scelta per la chiusura del ciclo dei rifiuti urbani. Anche se tecnicamente, tecnologicamente, formalmente legittima la proposta risulta strategicamente inaccettabile e divergente dagli interessi delle comunità locali. Tra l’altro stiamo discutendo di un’area, la conca, con criticità ambientali note ed oggetto di piani di risanamento oggetto di un lavoro coordinato fra le amministrazioni locali di Terni e Narni sul tavolo del Ministero dell’Ambiente e nei contenuti del riconoscimento di Area di crisi complessa. Il nostro piano regionale dei rifiuti vigente è considerato trasversalmente superato in quanto l’Umbria, con l’attuale raccolta differenziata in costante crescita in particolare nei nostri territori, necessita prioritariamente ed urgentemente della implementazione della filiera del riuso e del riciclo per la chiusura del ciclo e di una dotazione impiantistica di nuova generazione coerente con questo obiettivo. Solamente questo dato di fatto sarebbe sufficiente a rivedere l’iter autorizzativo. La nuova autorizzazione, inoltre, apre definitivamente la strada alla migrazione di rifiuti urbani provenienti da fuori regione in particolare da quelle realtà che in questi anni hanno dimostrato totale incapacità nella gestione dei rifiuti ed ora questa incapacità potrebbe essere scaricata in territori virtuosi. Inaccettabile quanto il carico prevedibile di traffico aggiuntivo di mezzi pesanti che questo scenario comporterebbe. Un ulteriore dato critico per la nostra realtà territoriale, è quello che discarica ed inceneritore sarebbero gestiti dallo stesso soggetto privato. Si creerebbe un regime di monopolio capace di condizionare le scelte pubbliche in termini economici, in termini ambientali, in termini sociali. Una libertà di indirizzo e scelta della quale amministrazioni non si possono privare; abbiamo ora più che mai necessità di un patto territoriale nuovo che incardini lo sviluppo economico dentro una strategia di sostenibilità ambientale, sociale ed economica come ribadito da tutte le categorie produttive, sindacali ed associative. Non possiamo subire in ambito di conferenze di servizi scelte squisitamente tecniche; è giunto il momento che gli enti locali possano avere la possibilità di scegliere cosa si può insediare nel proprio territorio. Per questo crediamo i indispensabile dare impulso invece ad una tipologia di impianti che, a valle della filiera della raccolta differenziata, assicurino una selezione spinta che ridimensiona la parte indifferenziata fino a farla rimanere una percentuale del tutto residuale; per questo ci sentiamo impegnati, acquisita la disponibilità del Comune di Terni, nel provare a tracciare un nuovo orizzonte sul fronte della sostenibilità ambientale da adottare come territorio e non solo come singola realtà comunale».

Terni Valley

Sull’argomento c’è il commento del presidente Michele Martini: «Un piccolo passo in avanti. Dal Comune di Terni arriva un atteso parere negativo alla richiesta di Acea di ampliare le tipologie di rifiuti utilizzabili nell’inceneritore di Maratta. Condividiamo le motivazioni apportate – ambientali, sanitarie e legislative: il bacino di Terni ha difficoltà a smaltire determinati tipi di inquinanti, gli studi Sentieri rilevano un eccesso di patologie, il piano regionale dei rifiuti è obsoleto. Bene. Avremmo voluto, però, che emergesse con forza un’altra motivazione – di natura programmatica: l’incompatibilità della termovalorizzazione con un ciclo virtuoso dei rifiuti. Una visione purtroppo lontana dalle direttive nazionali del principale partito a capo dell’amministrazione. Il Sindaco non esclude, infatti, la possibilità di incenerimento dei rifiuti ma richiede, di fatto, soltanto una sua delocalizzazione. Spostare il problema, purtroppo, non equivale a risolverle; si procederà ora con la consultazione di un organo esterno, nominato dalla Regione, per valutare definitivamente la questione. Continueremo a seguire la questione, preparandoci alla mobilitazione in attesa di sviluppi».

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