Tesoreria Comune Terni, anticipo 2017: Osl sospende iter

Dissesto, l’input per l’inserimento nella massa passiva è del 2019 ma c’è ancora il giudizio della Corte dei conti di mezzo: stop all’istruttoria per la richiesta da 639 mila euro

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di S.F.

Una storia che si trascina da anni e che è al centro di un giudizio davanti alla Corte dei conti. La partita riguarda il Comune di Terni e il tesoriere comunale, Unicredit S.p.A., per l’anticipazione di tesoreria utilizzata nel 2017: l’Organo straordinario di liquidazione ha sospeso l’istruttoria relativa ad una richiesta di poco inferiore ai 650 mila euro.

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Ammissione alla massa passiva

È spettanza del dissesto (pre 2018) oppure no? Sul tema più volte si sono registrati scontri politici – oltre a quelli tra le parti coinvolte – e di recente la Corte dei Conti è tornata a bussare a palazzo Spada per chiedere ulteriori documenti per valutare il tutto in seguito alle mancate parificazioni. L’Osl è giocoforza coinvolto. Motivo? Nel marzo 2019 all’Organo straordinario di liquidazione fu fatto presente che c’è un debito dell’ente verso Unicredit S.p.A. per 639 mila euro, ovvero la cifra legata agli interessi passivi sull’anticipazione di tesoreria 2017. Con input all’ammissione alla massa passiva. Sono trascorsi tre anni e ancora nulla.

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Lo stop e l’ok alla rinegoziazione

Il motivo lo spiega lo stesso Organismo – la presidente è Giulia Collosi – nel verbale di determinazione dello scorso venerdì: «Sull’effettiva competenza di questo Osl in ordine al rimborso della predetta anticipazione e dei correlati interessi passivi, è in corso un giudizio innanzi alla Corte dei conti promosso dall’ente». Dunque c’è la sospensione «di ogni decisione in merito all’ammissione alla massa passiva del citato debito segnalato dal responsabile del servizio finanziario, fino alla definizione del giudizio». C’è ancora da attendere. Intanto l’Osl ha dato il via libera alla richiesta della dirigente alle attività finanziarie Grazia Marcucci per un’operazione di rinegoziazione delle anticipazioni di liquidità, possibile grazie alla legge di bilancio 2022 dello Stato: l’iter ha riguardato due posizioni con capitale residuo da 7,5 e 7,7 milioni di euro al tasso del 3,30% e 3,44%. Motivo? Si sviluppa «una riduzione del valore finanziario dell’anticipazione oggetto di rinegoziazione pari a 3.201.353 euro».

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