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Home » Terni, bonifici ‘sviati’: vede sparire 14.500 euro dallo smartphone

Terni, bonifici ‘sviati’: vede sparire 14.500 euro dallo smartphone

di Fabio Toni
21 Marzo 2021
in Apertura 5
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Non si ferma la vicenda dei bonifici ‘sviati’ ai danni di privati e imprese del Ternano e non solo. Accanto ai passi giudiziari compiuti dagli avvocati delle persone offese e quindi dal tribunale in sede civile, si registrano altri casi in diverse zone italiane, tanto che la vicenda – su cui sono in corso indagini da parte dell’autorità giudiziaria – ha ormai una portata nazionale. A questi si Ã¨ aggiunto anche un ulteriore episodio relativo ad un cittadino di Terni che, dopo aver avuto problemi con l’applicazione installata sul proprio telefono cellulare, si è ritrovato ben 14.500 euro in meno sul conto corrente a seguito di un bonifico mai disposto.

IL CASO DELLA TRE RE SRL DI MONTECASTRILLI

Tre Re di Montecastrilli: la vicenda non è conclusa

Fra i soggetti assistiti dagli avvocati Francesco Carsili e Giorgio Moricciani di Terni, c’è la Tre Re Srl, società che gestisce il supermercato Eurospin di Montecastrilli. Il bonifico da 100 mila euro effettuato lo scorso 22 dicembre per pagare gli stipendi del personale, finito nelle mani di ignoti a seguito del raggiro messo in atto, è stato restituito – dopo diverse resistenze – da Banca Intesa su decisione del tribunale di Terni, a cui gli stessi legali avevano avanzato ricorso d’urgenza. L’istituto di credito, in ogni caso, ha opposto un reclamo rispetto a tale decisione, che verrà valutato dal tribunale attraverso il collegio civile, con udienza già fissata per il prossimo 14 aprile. «Le argomentazioni utilizzate a fondamento del reclamo – spiegano gli avvocati Carsili e Moricciani – sembrano voler invertire l’onere della prova. In sostanza la banca riferisce di aver effettuato ogni controllo e di aver correttamente eseguito l’operazione. Per cui l’errore sarebbe stato compiuto ‘in via residuale o per esclusione’ dal correntista. Tale affermazione contrasta con ogni evidenza e con la distinta di bonifico in nostro possesso. La banca non riferisce mai e non dimostra mai di aver effettuato indagini interne e se ha recuperato o meno i soldi scomparsi. Non riferisce se sia o meno assicurata per questi episodi. È evidente per tutti – aggiungono i legali della Tre Re Srl – che un siffatto modus operandi, posto in essere sempre ai danni di piccole realtà commerciali, crea delle enormi difficoltà di gestione, tali anche da costringere alla morte le società coinvolte, con conseguente perdita di posti di lavoro. È il caso anche della nostra assistita che, in ipotesi di accoglimento del reclamo, non potrebbe provvedere al pagamento dei fornitori e dei dipendenti».

IL CASO DELLA CORIGLIANO SNC DI TERNI

Altri casi in giro per l’Italia per migliaia di euro

«Nelle more del suddetto giudizio – proseguono gli avvocati Carsili e Moricciani – abbiamo saputo di un caso identico che ha coinvolto una società di Piacenza, titolare sempre di un conto corrente presso Banca Intesa, alla quale sono stati sottratti ben 84 mila euro: siamo in attesa di ricevere la chiamata da parte del legale rappresentante della società. Sempre Banca Intesa è coinvolta in un altro identico caso accaduto a Prato e che ha riguardato la ‘scomparsa’ di oltre 30 mila euro. A Martina Franca (Taranto) risulta invece un caso per 85 mila euro. Infine, ancora a Terni, sono emersi altri tre casi – due dei quali già riportati nelle cronache locali – per importi sempre superiori a 10 mila euro».

IL CASO DELLA EMA EMI DI TERNI

La truffa attraverso il cellulare: spariti 14.500 euro

«Recentemente – riferiscono i due avvocati ternani – si rivolta a noi una persona che è stata vittima di un episodio, se vogliamo addirittura più raccapricciante dei precedenti. Il suo cellulare ha iniziato ad effettuare un aggiornamento non richiesto, per poi non rispondere più ad alcun comando. Nella prima mattinata del giorno successivo, tramite l’app di Banca Intesa, il nostro cliente ha notato che dal proprio conto corrente era stato effettuato un bonifico, mai richiesto, di ben 14.500 euro. Tale somma era stata inviata su un conto acceso presso un banca inglese ed appartenente ad un soggetto sconosciuto. L’iter successivo è poi sovrapponibile a quello della Tre Re Srl: è stata sporta la denuncia, è stato riaccreditato l’importo poi arbitrariamente sottratto dalla banca».

La chiusura conto con ‘scoperto’

«La situazione però – osservano gli avvocati Carsili e Moricciani -, in quest’ultimo caso appare ancora più inquietante. Dopo aver visto riaccreditarsi la somma sottratta, il cliente, ben informato, ha deciso di prelevare dal conto corrente, cointestato con il padre, ogni somma residua. Il cliente è stato successivamente contattato da Banca Intesa e invitato a recarsi quanto prima presso gli uffici. Cosa che ha fatto, accompagnato da un avvocato: oltre a rifiutarsi di far visionare lo scambio di e-mail che lo aveva direttamente interessato, la banca ha chiesto al nostro assistito di firmare una manleva in favore della banca stessa, assumendo che era stata chiesta anche dalla banca inglese alla Intesa Sanpaolo. Insomma una ‘consegna delle armi’. Ovviamente abbiamo consigliato al cliente di non aderire alle richieste formulate dall’istituto di credito, data l’evidenza dell’illegittimità della sottrazione effettuata e l’esistenza di una precisa denuncia già in possesso della Intesa Sanpaolo. Il cliente non ha firmato la manleva e nella stessa mattinata è tornato a chiedere la chiusura del conto. Gli è stato chiesto di tornare il venerdì successivo in quanto, a causa di riferiti problemi tecnici, non era possibile effettuare tale operazione. Il venerdì la banca ha fatto firmare al cliente tutta la modulistica necessaria ma il conto non è stato chiuso immediatamente, tanto che il cliente ha inoltrato a mezzo Pec, anche alla sede centrale di Torino, la medesima richiesta di chiusura conto. Nelle more dell’attesa, l’importo precedentemente riaccreditato è stato nuovamente sottratto ed è stato operato uno scoperto di conto. Soltanto dopo tale operazione – concludono i due legali – la Intesa Sanpaolo ha nuovamente convocato il cliente per formalizzare le operazioni di chiusura del conto corrente e non si è ben capito con quali modalità, data l’esistenza di tale scoperto di conto. Ovviamente il cliente si è riservato ogni decisione all’esito dell’analisi della documentazione e della modulistica che la banca ha chiesto di firmare. Anche tale circostanza verrà presto sottoposta alla valutazione della competente magistratura».

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