Terni: «Dopo l’omicidio era fuggito a Perugia». Carcere confermato per il 26enne arrestato

Di fronte al giudice Samuel Obagbolo non ha risposto. L’avvocato: «Decisione naturale se non c’è chiarezza»

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Convalida del fermo e conferma della custodia cautelare in carcere in quel di Spoleto: queste le decisioni del gip del tribunale di Terni, Simona Tordelli, nei confronti del 26enne nigeriano Samuel Obagbolo, in seguito all’udienza di convalida che si è tenuta giovedì mattina con modalità da remoto. Il giovane – coniugato e padre di famiglia – è indagato per l’omicidio del 39enne tunisino Ridha Jaamoui, avvenuto nella tarda serata di domenica 27 novembre in via Romagna, a Terni. Nel corso dell’udienza il 26enne, arrestato dai carabinieri di Terni circa 24 ore dopo i fatti, a seguito dell’indagine condotta dal pm Barbara Mazzullo, si è avvalso della facolta di non rispondere. A parlare per lui è il suo legale, l’avvocato Francesco Montalbano Caracci: «Di fronte a una vicenda affatto chiara – afferma – su cui lo stesso procuratore Liguori ha espresso i suoi personali dubbi, la scelta naturale è stata quella di attendere. Le lesioni riportate dalla vittima non sembrano, ad una prima valutazione, così compatibili con l’aggressione portata da una persona che avrebbe agito a mani nude. Ma molto c’è ancora da capire e riteniamo che la prudenza sia doverosa. Svilupperemo certamente indagini difensive e andremo al riesame perchè – conclude l’avvocato Montalbano – a nostro giudizio il pericolo di fuga e di reiterazione del reato non sussistono e gli indizi sono tutto fuorché concordanti».

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La ricostruzione

Circa la decisione del gip Tordelli – convalida e conferma del carcere – l’ordinanza, oltre a ricostruire la vicenda attraverso le testimonianze e le prime risultanze investigative dell’Arma, motiva la necessità della misura più restruttiva sia con il pericolo di fuga che di reiterazione del reato da parte dell’indagato. Il primo è legato al fatto che il giorno successivo il grave fatto di sangue, Samuel Obagbolo era andato a Perugia e solo una lunga opera di convincimento messa in atto telefonicamente dai carabinieri, oltre all’intercessione della datrice di lavoro del giovane, che lavora per una ditta di pulizie, lo avrebbe convinto a fare ritorno a casa nella serata di lunedì, dove era stato poi arrestato. Secondo il giudice, le testimonianze fornite da più persone sull’accaduto, così come le immagini delle telecamere di sorveglianza acquisite dagli investigatori dell’Arma, sosterrebbero i gravi indizi di colpevolezza già individuati dalla procura di Terni, in ordine alle responsabilità dell’Obagbolo nel pestaggio-killer messo in atto nei confronti del Jaamoui. Picchiato con calci e pugni, al corpo e alla testa, nel buio delle scalette che conducono verso i palazzi di via Marche. Le grida dell’uomo avevano portato alcuni presenti ad intervenire per fermare la carneficina, inutilmente. Intanto venerdì verrà affidato l’incarico per l’autopsia sulla salma del 39enne tunisino, che sarà eseguita a Perugia dal dottor Luca Tomassini, medico legale.

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