Giorgia, gravidanza nascosta pure al mare

Terni: due giorni prima di dare alla luce il piccolo, poi abbandonato e morto sotto il sole, la donna era andata in gita. I dubbi restano

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Se per gli inquirenti non ci sono molti altri nodi da sciogliere in merito al tragico abbandono del piccolo trovato senza vita lo scorso 2 agosto nel parcheggio dell’Eurospin di borgo Rivo a Terni – in carcere c’è la madre, la 27enne ternana Giorgia Guglielmi, accusata di omicidio volontario aggravato -, tanti dubbi restano, forse anche in seno al tribunale dei minori, su chi sapesse o meno della sua gravidanza.

La gita al mare

Basti un dato: il 31 luglio Giorgia e il compagno erano andati al mare, non lontano da Terni. E lei era già agli ultimi giorni della gravidanza. Con in grembo il piccolo che alla nascita – è stato accertato dal medico legale Mauro Bacci – pesava oltre quattro chilogrammi, come ha potuto nascondere tutto? Qualsiasi costume faticherebbe a celare, anche in parte, un fatto che si immagina così evidente, visibile. Eppure la versione di Giorgia Guglielmi è sempre la stessa: «Ho fatto tutto da sola, mi sono sentita male nella notte e al mattino ho partorito. Poi ho nascosto il bimbo nella busta, con ancora il cordone e la placenta, e mi sono fatta accompagnare al supermercato per fare la spesa. Lì ho lasciato la busta accanto a un idrante, in mezzo all’erba».

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Giorgia Guglielmi e l’avvocato Pressi

Lo sfogo

Una versione che non sarebbe del tutto aderente a quella resa dalla donna al tribunale per i minorenni che deve decidere sull’affido della figlia. Lì la 27enne, assistita dall’avvocato Alessio Pressi, avrebbe anche esternato il proprio senso di solitudine, di trascuratezza e abbandono, rispetto al contesto di vita. Familiare in senso stretto e in senso lato. Elementi che, se da un lato non possono suscitare particolare interesse in chi ha in mano l’indagine sugli aspetti penali della vicenda, dall’altro sarebbero stati acquisiti con attenzione dal tribunale dei minori.

Il test del Dna

In questo contesto forse solo il test del Dna – oltre alla perizia psichiatrica di parte a cui la giovane è stata sottoposta lunedì nel carcere perugino di Capanne – può fugare gli ultimi residui dubbi sulla paternità. Test che la procura non ha inteso ancora disporre: forse lo farà il gup quando ci si avvicinerà alla sentenza per la madre ternana. Che rischia una condanna pesantissima.

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