Terni, il Prc accusa: «Ambiente e silenzi»

La richiesta: «Le istituzioni locali e la Regione aprano un confronto largo nella città»

Condividi questo articolo su

«Terni non può più aspettare, o meglio, l’ambiente della conca ternana e la salute dei cittadini non possono più attendere le promesse dei rappresentanti delle istituzioni, che spesso e volentieri si traducono in dei veri e propri silenzi». L’attacco viene da Rifondazione comunista, che mette in fila «le questioni, che fanno di quella ternana una situazione critica da un punto di vista ambientale».

Papigno L’ex sito industriale di Papigno, dice Rc, «è ancora in attesa delle opere di bonifica e di fitodepurazione della discarica, ripristino ambientale e monitoraggio per cui il ministero dell’ambiente avrebbe già stanziato 5 milioni e 150mila euro, cifra a cui dovrebbe aggiungersi un ulteriore finanziamento di 850.000 euro. Sosteniamo, in questo senso, la richiesta del Comitato emergenza bonifica di Papigno di sapere, nei dettagli, quali interventi di bonifica e messa in sicurezza sono stati fatti finora su un territorio riconosciuto Sito di interesse nazionale (Sin) dal lontano 2003, in merito a cui si è vagheggiato solo su progetti e idee perlopiù confuse e, soprattutto, mai condivise con la popolazione residente».

Prisciano Secondo il partito della Rifondazione comunista, poi, «una maxi indagine dovrebbe partire da Prisciano, luogo delle polveri sottili che da anni tormentano la popolazione di questo quartiere che sorge dietro il polo siderurgico ternano. È bene ricordare che già nel 2013 una sessantina di residenti del quartiere, assistiti da alcuni avvocati, avevano presentato un articolato esposto, con tanto di perizie attestanti il reale pericolo rappresentato dalle suddette polveri».

Il Css A tutto ciò, insiste Rc, «si aggiunge anche l’introduzione del Css (Combustibile solido secondario), materiale ricavato dai rifiuti e destinato a essere bruciato negli inceneritori. La Regione, ipocritamente, presenta il Css come la soluzione al problema delle discariche, rifugiandosi dietro la promessa che verrà bruciato fuori regione. Una falsità manifesta, in quanto il decreto ‘Sblocca Italia’ prevede che, prima della circolazione dei rifiuti fuori dagli ambiti regionali, gli impianti di incenerimento dovranno bruciare quelli della propria regione».

I dubbi Secondo loro, insomma, «non è certo un caso che l’Acea e la Tozzi Holding, proprietarie dei due inceneritori di Maratta, abbiano di recente avanzato la richiesta di modifica delle autorizzazioni in modo da poter bruciare rifiuti urbani. Indipendentemente dalla destinazione regionale o extraregionale dei rifiuti umbri, la scelta dell’incenerimento è dannosa per la salute e l’ambiente e sbagliata per la corretta gestione del ciclo. Rifondazione comunista non si stanca di ricordare che le straordinarie esperienze di altri territori dimostrano che, con l’applicazione della strategia ‘Rifiuti zero’, è possibile tutelare il territorio, creare filiere del recupero e del riciclo ed operare la conversione ecologica di comparti industriali oggi in drammatiche situazioni di crisi».

La Tk-Ast Infine, insiste Rifondazione, «sono sempre più evidenti i problemi legati alla mancata attuazione della bonifica dell’area della ex discarica di Vocabolo Valle ed al rispetto delle prescrizioni ambientali da parte dell’Ast, che dimostrano come allo strapotere della multinazionale ThyssenKrupp, nella gestione dei processi produttivi e dell’organizzazione del lavoro, si aggiunga una condotta prevaricatrice rispetto alle condizioni ambientali dell’intero territorio. Mentre in altri Paesi le crisi industriali ed ambientali vengono affrontate con la riduzione dell’orario di lavoro, i contratti di solidarietà, la bonifica e la riambientazione delle produzioni, in Italia un governo subalterno permette la perdita di centinaia di posti di lavoro e lascia carta bianca al padronato di disporre, a proprio piacimento, di una intera comunità».

La richiesta Ambiente e lavoro, conclude Rc, «sono due aspetti di una unica battaglia di civiltà e di democrazia contro la speculazione sulla pelle della popolazione operata incessantemente dal patronato, per la redistribuzione della ricchezza prodotta, per la riacquisizione dei diritti fondamentali. Sulla base di ciò chiediamo che le istituzioni locali e la Regione, coinvolgendo direttamente le autorità ambientali e sanitarie, aprano un confronto largo nella città, per definire una proposta complessiva di intervento sulle criticità ambientali e di rilancio produttivo ed occupazionale. Vogliamo richiamare i membri della classe politica alle loro responsabilità di amministratori della cosa pubblica, in quanto riteniamo intollerabile che biechi interessi privati ed affaristici mettano a repentaglio il diritto alla salute ed al lavoro degli abitanti della conca ternana».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli