Foro Boario: «Troncare così è illegittimo»

Terni e iter palasport, commissione congiunta a palazzo Spada per la questione degli operatori dell’ortofrutta: «Chiedono solo di poter continuare a lavorare. Rispettare impegni»

Condividi questo articolo su

di S.F.

«I gestori del mercato ortofrutticolo non si oppongono alla realizzazione del palasport. Loro sono lì dal 1965 e chiedono solo di poter continuare a lavorare fino a quando non saranno pronte le nuove strutture previste, come era in origine». Una sintesi di poche parole per manifestare tutto il disagio in essere in merito alla trasformazione dell’area del Foro Boario e del futuro di chi, in quell’area, ci opera: a farla è stata l’avvocato Luisa Falcioni, ‘spalla’ del legale Umberto Segarelli nel primo round in commissione consiliare – I° e III° congiunta – di venerdì mattina. Da un lato il Comune che ha fretta di liberare la zona per il cantiere, dall’altro c’è chi chiede una soluzione per non restare ‘a piedi’. Focus in particolar modo su spostamento e demolizione: si parla anche di possibili profili di illegittimità.

INIZIO AGOSTO, I GESTORI IN FIBRILLAZIONE PER IL CAMBIO DI CARTE IN TAVOLA

Alcune delle persone coinvolte

«Intimazione dissennata»

Segarelli è persona tutt’altra sconosciuta a palazzo Spada, d’altronde è lui che sta seguendo l’iter giudiziario – Coop – per il mercato vecchio. La sua presenza in aula consiliare obbliga a stare sull’attenti, specie lato amministrazione: «Sorprendente e sconcertante – ha esordito dopo l’introduzione di Francesco Filipponi del Pd in merito alla missiva inviata dal Comune ai gestori in estate per la riconsegna dell’area, deadline ora fissata al 31 dicembre – per gli operatori ricevere quella intimazione così dissennata. Si davano 10 giorni per replicare e altrettanti per andarsene e ripristinare lo stato dei luoghi. Bando alle polemiche tuttavia, quasi mai producono risultati. Il problema vero e sostanziale è l’impraticabilità di cessazione ex abrupto di attività economica svolte nell’interesse pubblico. Uno stop così mette sulla strada decine di persone e sfornendo la città di un servizio fondamentale: ciò risponde ad un’esigenza generale che comporta la qualificazione di mercato». Il capogruppo del Pd in apertura aveva parlato di sette operatori attivi per circa 40 persone coinvolte: il messaggio più volte – da diverse parti – lanciato, in sostanza, è di rispettare gli impegni presi in precedenza in merito al trasferimento del mercato. Ovvero dare la chance di proseguirà l’attività fino alla realizzazione delle nuove strutture.

PALASPORT, LA SALC FIRMA IL VERBALE

Luisa Falcioni e Umberto Segarelli

«Troncare così è illegittimo»

Segarelli è calmo e pacato, ma gli input che lancia sono decisi: «Questi operatori hanno sostenuto gli oneri propri del concessionario di un diritto di superficie, organizzando le strutture e pagando l’Imu per diversi anni. La loro posizione troncata in questo modo repentino, seppur previsto da atti precedenti, è sicuramente illegittima sotto il profilo della proporzionalità dell’azione amministrativa. C’è violazione perché è adottata in difetto. Il Comune ha di certo interesse nel fare il palazzetto, ma deve essere di pari livello anche mantenere la struttura del mercato ortofrutticolo all’ingrosso; non è stata prevista nemmeno una soluzione intermedia nel passaggio da una localizzazione all’altra. Credo si possano trovare altre aree da attrezzare per consentire di proseguire l’attività nell’interesse collettivo».

PALASPORT, LA DISLOCAZIONE DEI VOLUMI

Il confronto in commissione consiliare congiunta

Altro problema, la demolizione: «Forti perplessità»

Non è l’unico nodo da risolvere. I gestori si lamentano anche del cambiamento su un’altra questione: «In alcuni degli atti – ha proseguito Segarelli – la demolizione e la successiva realizzazione della nuova struttura era prevista a carico dell’impresa vincitrice – citato un provvedimento del 25 gennaio 2017 – della gara per un importo complessivo di 1 milione e 200 euro (compreso il mattatoio). Ora invece si prevede una cifra nettamente inferiore (circa 500 mila euro) e niente più rimozione sulle spalle di chi ha vinto l’appalto per il palasport. Si richiamano delle clausole inserite nei singoli atti di proroga della concessione del diritto di superficie che indica la demolizione a carico dei soggetti operatori». L’esperto avvocato non ha intenzione di forzare la mano, però chiede di muoversi diversamente: «Caricare così dei soggetti che per l’assolvimento di una funzione di interesse generale hanno realizzato delle opere incardinate in area demaniale, quando in partenza della gara era previsto un compito di demolizione a carico della società vincitrice, lascia forti perplessità. Serve una soluzione magari con un accordo transattivo o un concordato tra Comune, impresa e soggetti operatori del mercato per non avere risvolti pesanti sotto il profilo sociale e anche dal punto di vista giudiziario. Noi cerchiamo di evitare». L’avviso c’è.

CONCESSIONE AGLI OPERATORI, LO STOP IN GIUNTA A MARZO

Stefano Fatale e Orlando Masselli

Fatale e Masselli replicano

Una situazione particolare quella che si viene a creare. Alle 12.15 mezza giunta comunale è al palaAscenzioni per la candidatura di Terni ad European city of sport 2021, in Comune ci sono Stefano Fatale – proveniente proprio dal palazzetto della scherma – e Orlando Masselli a dare spiegazioni: «I gestori – ha spiegato il primo – li abbiamo incontrati più volte. Continuità lavorativa? Una possibile soluzione è l’inserimento nel mercato rionale: le aree dove posizionarli le abbiamo viste insieme e alcuni ci hanno fatto presente che erano scomode, in zona Maratta. Purtroppo spazi non ce ne sono: ne abbiamo una – Paip – accanto a dove verrà fatto il nuovo mattatoio e l’altra vicino al Chico Mendes. Per quel che concerne la demolizione sono possibilista». Il titolare al bilancio e al patrimonio mette subito in chiaro una questione, con eleganza: «L’assessorato che svolge il ruolo guida per questa faccenda – riferimento a Melasecche, con Latini e Proietti al Circolo – è quello dei lavori pubblici. Per quel che mi riguarda posso dire che quando è stata concesso l’utilizzo delle aree in questione – 50 anni fa , sottolinea – vennero concessi nella consapevolezza che chi doveva costruire poi avrebbe dovuto demolire se fosse servito. Il mercato, da un punto di vista politico e amministrativo, non rientra nei servizi essenziali che l’amministrazione deve fornire, tuttavia per gli operatori che vogliono proseguire l’attività sono state previste delle opportunità in alcune strutture che sono già esistenti: ciò non consente di star tutti nello stesso posto, è evidente, non ne abbiamo uno spazio simile. Come è chiaro che l’amministrazione non può permettersi di costruire il nuovo a proprie spese perché siamo in stato di dissesto finanziario. Nel contratto originario – replica punto per punto – inoltre la demolizione era a carico di chi ha costruito all’epoca. Venendo agli operatori: ci sono stati un paio di fallimenti e ci sono migliaia di euro di insoluto, ora il piano di rateizzazione per i soldi non incassati sta andando avanti. Da parte nostra c’è volontà di trovare soluzioni. Ricordo infine che dal settembre 2018 c’è stata una tacita proroga e i 10 giorni tirati in ballo seguono un anno dove le attività sono continuate».

GENNAIO 2017, IL VIA LIBERA AL PROGETTO PRELIMINARE

La commissione

Invocato Melasecche, Cecconelli preoccupato

Al centro dell’attenzione ci finisce anche chi non c’è, ovvero l’assessore ai lavori pubblici. Soprattutto del consigliere Patrizia Braghiroli: «Doveva dare delle risposte lui in questa sede. Demolizione e ricostruzione erano a carico del vincitore della gara, poi sono cambiate le condizioni. Il punto è il bando: perché allora non è stato annullato per farne uno nuovo?». Thomas De Luca (anche lui M5S) punta su altro: «Metto in discussione la disparità di trattamento. Per alcuni si motrano i muscoli e per altri no. Per la Butcher Service è stato fatto un atto aggiuntivo, ad esempio. Ci vuole coerenza. E perché il mercato ortofrutticolo non è più strategico?». Maurizio Cecconelli (FdI) chiede verifiche: «Conoscendo Segarelli dico che la sua presenza mi preoccupa. Ha posto delle questioni di legittimità, chiederei un parere dell’avvocatura comunale in tal senso». Poi il presidente della I° commissione consiliare Federico Cini si rivolge direttamente a Segarelli: «Il loro regime fiscale – si riferisce agli operatori – consente solo la vendita all’ingrosso o al dettaglio? E devono stare nella stessa posizione?». Il 74enne avvocato originario di Rieti non perde tempo e risponde subito: «Lo sparpagliamento delle attività sarebbe deleterio per gli operatori perché è un punto di riferimento per tutti. Se si va verso una soluzione transitoria è bene che stiano insieme».

LE AREE PAIP PER MATTATOIO E MERCATO

Enrico Melasecche al palaAscenzioni con il progetto per il palasport

Lo scambio finale e l’aggiornamento: serve Melasecche

Ai gestori non sono andati giù i toni dell’assessore ai lavori pubblici e quindi chiedono che sia presente anche lui in commissione. Intanto però ci pensa Fatale a cercare di mettere ordine: «La destinazione d’uso di quei locali è per l’ingrosso. Non vogliamo proporre qualcosa di diverso e la lettera – non lo dice a caso – non è partita dai nostri uffici. Avevamo solo ipotizzato un’altra gestione per il dettaglio, tutto qua. La convenzione non è scaduta con la missiva di cui si sta parlando, ma da settembre 2018 e da allora non c’è nulla che lega i grossisti del mercato al Comune. Ripeto, nell’atto originario demolizione e costruzione erano a carico degli operatori». Poi se ne va, parla in via informale con un paio di operatori – gli chiedono di Melasecche – e la commissione congiunta termina con la votazione sull’aggiornamento. Secondo round in arrivo.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli