«Combattere per non piangere altri angeli come il mio Flavio e Gianluca»

Terni – La mamma del 16enne morto insieme all’amico, pensa ad un’associazione con le istituzioni. «La mia idea è che nella bottiglia non ci fossero solo metadone o codeina»

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di F.T.

«No, non voglio dare vita ad una ‘piccola’ realtà, ad un’associazione che nel giro di tre/quattro anni, dopo aver fatto del bene, si spenga. Perchè spesso è così che va. Voglio una realtà solida a cui partecipino il Comune di Terni, i servizi sociali comunali, la Usl, le istituzioni, associazioni come Cisom, le associazioni nazionali di carabinieri, polizia guardia di finanza, AmbuLaife con cui collaboro, Croce Rossa Italiana e altri soggetti di primaria importanza. Perché sono pronta a metterci la faccia, con i giovani che incontreremo, per salvarne il più possibile. E che quanto accaduto, resti come un monito per tutti, per condurre questa guerra contro la morte. Perché quanto accaduto a Flavio e Gianluca non venga dimenticato e serva a tutti».

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Il luogo del dolore

A parlare – provata dall’enorme dolore, vissuto con particolare dignità e determinazione – è Silvia Jacaroni, la madre di Flavio Presuttari, il 16enne morto nel suo letto nella notte fra lunedì 6 e martedì 7 luglio, insieme a Gianluca Alonzi, il 15enne di San Giovanni che purtroppo ha fatto la sua stessa fine. Nella cappella dell’obitorio dell’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni, che accoglie la camera ardente dei due ragazzi, il viavai di persone che si stringono attorno al dolore delle due famiglie è continuo. Domenica mattina anche il sindaco Leonardo Latini e la moglie Valeria hanno raggiunto Colle Obito per portare il proprio conforto, a nome della città, ai familiari di Flavio e Gianluca, la cui vicenda è presto finita all’attenzione di tutti i media nazionali. Per la gravità, la portata e le sue implicazioni sociali e criminali. Lunedì, con i funerali congiunti che si terranno alle 15.30 in cattedrale, a Terni sarà lutto cittadino.

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«Stare fra i giovani, è l’imperativo»

«Terni ha un problema vero, enorme, e ne deve prendere coscienza – dice Silvia -. La realtà a cui, con calma e compiendo i dovuti passi quando sarà il momento, vogliamo dare vita, dovrà stare fra i giovani. Raggiungerli nelle strade, nei luoghi di aggregazione, ascoltarli, capirli. In questo senso anche gli psicologi potranno darci una mano importante, come le famiglie ed i genitori. Coinvolgiamo i nostri ragazzi per trasformare un dramma così grande in speranza, ma con azioni concrete e fondate su una realtà solida. Noi faremo in modo che nessuno dimentichi, nonostante il tempo che passa».

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«Carabinieri, degli angeli»

Silvia ha parole dolci per i carabinieri che hanno arrestato Aldo Maria Romboli, colui che avrebbe ceduto metadone ai due ragazzi – «loro, i militari, sono degli angeli, non me lo scorderò mai. Così come non dimenticherò la determinazione con cui mi hanno promesso: ‘lo prenderemo’» – e ovviamente tutt’altre espressioni per il 41enne ternano. E aggiunge: «Flavio e Gianluca non erano dei ‘drogati’. Si saranno fatti pure qualche canna insieme, per carità, ma sono stata con la salma di mio figlio dalle 8 di mattina, da quando l’ho trovato senza vita, fino alle 12.30 che l’hanno portato via. Sono un medico, Flavio era in rigor mortis, ma ci sono aspetti e dettagli che mi fanno pensare che ci sia ben altro rispetto a metadone o codeina. Attendiamo le analisi tossicologiche ma per ora nessuno mi toglie dalla testa che in quella bottiglietta ci fosse qualcosa di diverso, ancora più tossico e letale».

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