Terni, tre rapine in dieci giorni: scoperto e arrestato 23enne

Al giovane sono state contestate le rapine ai danni della tabaccheria di via Milazzo, della profumeria di via Mazzini e del negozio di abbigliamento da lavoro di viale dello Stadio

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Ha un nome e un volto il rapinatore solitario che ha colpito per tre volte in dieci giorni, fra il 26 ottobre e il 6 novembre, a Terni. Si tratta di un cittadino kosovaro di 23 anni – A.H. le sue iniziali – residente da anni a Terni e con precedenti per rapina e furto. Il giovane è stato sottoposto a fermo di persona indiziata di delitto dopo essere stato individuato dagli agenti della III sezione della squadra Mobile di Terni, poco dopo l’ultima rapina avvenuta sabato mattina ai danni del negozio ‘Camici’ di viale dello Stadio.

I ‘colpi’

Il primo colpo risale allo scorso 26 ottobre, ai danni della tabaccheria di via Milazzo – nel quartiere di San Giovanni – dove era entrato indossando un casco. Dopo aver minacciato la commessa («allora facciamo che apri la cassa») si era dileguato con circa 160 euro. Il secondo colpo è quello del 29 ottobre nella profumeria Sergnese di via Mazzini quando, sempre indossando un casco, aveva minacciato la dipendente presente («dammi tutti i soldi senza fare storie altrimenti divento manesco e non strillare e non toccare nulla»), costringendola ad entrare nel magazzino per poi allontanarsi con 425 euro. La terza rapina, quella di sabato 6 novembre nel negozio ‘Camici’ per un bottino di 155 euro, si è rivelata fatale per il 23enne, visto che la polizia di Stato era già sulle sue tracce.

Il puzzle è stato completato

Le indagini, coordinate dalla procura di Terni nella persona del pm Giulia Bisello, sono partite subito dopo la prima rapina alla tabaccheria, con l’intervento degli agenti della squadra Volante, della squadra Mobile e della polizia Scientifica. In particolare gli investigatori della III sezione della Mobile hanno raccolti i primi elementi utili, come le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti in zona e le dichiarazioni dei testimoni. Lo stesso è accaduto dopo la seconda rapina mentre sabato scorso – il giorno del terzo ‘colpo’ in viale dello Stadio, messo in atto senza casco in testa ma con uno scaldacollo alzato a coprire parzialmente il volto – è bastata poco più di un’ora alla polizia per arrivare alla sua individuazione e al successivo fermo.

Pedinato e arrestato

Il 23enne, dopo aver distrutto il cellulare della commessa del negozio di viale dello Stadio ed essere fuggito con poco più di 150 euro, era stato individuato poco dopo nei pressi della sua abitazione, vicina al luogo della rapina. Nonostante indossasse indumenti diversi da quelli mostrati dalle immagini delle telecamere, i poliziotti hanno deciso di pedinarlo e poi fermarlo. La successiva perquisizione domiciliare ha confermato i sospetti: in casa sono stati trovati un paio di pantaloni grigi ed una felpa rossa, gli stessi vestiti usati durante la rapina ai danni di ‘Camici’. Prima di entrare nel negozio, il giovane si era anche fermato a fare stretching davanti alla vetrina. Gli inquirenti hanno trovato anche gli altri capi di abbigliamento usati nelle due rapine precedenti. Fondamentale, nel contesto dell’indagine, l’apporto del Gabinetto provinciale della polizia Scientifica di Terni che ha anche rilevato l’impronta del ragazzo kosovaro in occasione della rapina in tabaccheria.

In carcere. La linea della difesa

Dopo il fermo disposto dalla procura, il giudice Barbara Di Giovannantonio lo ha convalidato confermando la misura della custodia cautelare in carcere. Nel corso dell’udienza di convalida, i legali difensori del 23enne – gli avvocati Enrico e Lorenzo De Luca – hanno rimarcato sia i problemi di tossicodipendenza del proprio assistito, ma anche il fatto che – in base alla loro ricostruzione – non abbia mai minacciato, né esibito armi, né usato violenza. Nell’ultima rapina di viale dello Stadio, lo stesso, prima di fuggire, si sarebbe addiruttura scusato con l’addetta. Elementi che, ai fini del fermo, non hanno consentito al giovane kosovaro di evitare il carcere ma che potrebbero essere tenuti in considerazione nell’eventuale processo che scaturirà dalla vicenda.


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