Terni, variante Prg Maratta per Globo: atto per Franceschini

L’atto è stato depositato nelle ultime ore e porta la firma di quattro senatori: input per il ministro sulla salvaguardia del parco archeologico

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C’è posta per il ministro alla Cultura Dario Franceschini. Motivo? La variante al Prg per la maxi unità commerciale che la Mare Blu S.p.A. ha intenzioni di realizzare in via Marcangeli a Terni, nell’area Maratta. Depositata un’interrogazione a firma dei senatori Margherita Corrado, Luisa Angrisani, Elio Lannutti (residente a Montecchio) e Bianca Laura Granato, tutti del Gruppo Misto. Il focus è, come noto, sul parco archeologico.

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Il riepilogo

I quattro senatori partono di premessa: «Alla periferia ovest di Terni, l’area denominata Maratta, che il piano regolatore comunale (Prg) vigente, approvato il 15 dicembre 2008, destinava, in quanto zona D4F, ad infrastrutture tecniche – ricordano nell’interrogazione – per industria e artigianato, nonché a verde pubblico in parchi territoriali, con relative viabilità e parcheggi (zone F) e a spazi pubblici attrezzati a parco (zone G), è oggetto, al presente, di un’accesa controversia a causa di una proposta di variante parziale. Se accolta, detta proposta, sacrificherebbe superfici già votate a verde e parcheggi alla viabilità interna della zona e ad un più funzionale innesto di quella nella strada di Maratta bassa, che con il completamento dell’anello viario sarebbe sgravata dal traffico in uscita verso nord».

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L’area interessata

Il vincolo e il parco archeologico

Il punto principale è un altro: «L’anello, però, ricade in gran parte, così come una fascia di parcheggi, sulle particelle assoggettate a vincolo archeologico ai sensi del decreto legislativo 42 del 2004, recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio, con previsione nel Prg di destinazione a parco archeologico (zona F43) per la presenza di un insediamento pre-romano esteso a nord e a sud della strada statale 675, scoperto alla fine del secolo scorso e parzialmente indagato dalla competente soprintendenza a partire dal 1999, mediante saggi di scavo, che ha restituito importanti stratigrafie relative alle fasi di occupazione protostorica e arcaica; Quanto alla proprietà dell’area, risulta all’interrogante – continuano – che nel 2008 il Comune di Terni assegnò direttamente un’area Paip alla società Edilstart, in violazione del regolamento comunale, sul presupposto che, realizzando quella un museo dello sport accanto alle previste aree commerciali, la cessione di detta superficie rispondesse all’interesse pubblico. Il progetto, però, non fu eseguito e la proprietà passò dalla Edilstart alla Cosmo S.p.A., quindi alla MareBlu S.p.A., che oggi la detiene». Si arriva al dunque: «La variante parziale al Prg, redatta dalla direzione urbanistica del Comune su mandato della giunta (10 gennaio 2019) a seguito di un’istanza della Cosmo S.p.A., sottrarrebbe al futuro parco archeologico ben 2.850 metri quadrati, intaccando anche parte dell’area assoggettata a vincolo diretto con decreto del direttore regionale dell’Umbria datato 20 giugno 2008, valutata di particolare interesse scientifico».

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L’area interessata. Dietro si vede la torre di Colleluna

L’equilibrio della soprintendenza

Si prosegue nel resoconto: «In sede di conferenza dei servizi, però, con nota del 10 gennaio 2020, l’ufficio di tutela territoriale del ministero della cultura (allora guidato da Marica Mercalli), pur cosciente dell’altissimo rischio archeologico di Maratta, non ha respinto recisamente il progetto comunale, riconoscendolo incompatibile con le patenti esigenze di tutela e conoscenza, ma ha prescritto l’esecuzione di un’indagine preliminare estensiva, riservandosi di rendere il parere sulla fattibilità dell’intervento edificatorio all’esito della stessa. Uguale valutazione e prescrizione ha espresso il soprintendente Abap in carica, Elvira Cajano, nella nota del 28 aprile 2021. Non solo l’antichità dell’antropizzazione di Maratta, ma anche la sua natura di insediamento sparso di valle, sorto per di più in ambiente paludoso e con notevole differenza stagionale del livello delle acque, rendono il caso ternano assai peculiare, nel quadro del popolamento dell’Umbria meridionale protostorica. Tracce di attività produttive e di pratiche rituali sembrano inoltre poter restituire, a patto di dare spazio e tempo alla ricerca scientifica, una realtà più complessa di quella che ci si attenderebbe dalla mera destinazione ad uso residenziale del sito; numerose e autorevoli voci, sia della politica locale (il consigliere comunale Michele Rossi, ad esempio, ha scritto al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro della cultura) sia dell’associazionismo culturale locale, si stanno levando a favore della difesa dell’area di Maratta dall’intervento necessariamente invasivo previsto dalla citata variante, consapevoli dell’interesse superiore di preservarla per consentire allo Stato e agli enti locali, quando finalmente vorranno assumersi le proprie responsabilità, di recuperare e mettere massimamente in valore i suoi trsori».

Il progetto

Input per Franceschini

Infine vengono ricordate le parole della professionista Leonelli: «L’11 marzo 2022 il problema è stato trattato in un convegno ad hoc (si veda ‘Area archeologica di Maratta: a Terni un convegno dedicato’ su umbriaOn) e il 24 l’archeologa ternana Valentina Leonelli è stata audita in I commissione al consiglio comunale, su sua richiesta, per esporre nel merito le ragioni della tutela e le rilevanti prospettive di valorizzazione a fini culturali dell’area di Maratta (si veda ‘Nuovo Globo Maratta, appelli e lacrime: ‘Lì sotto la Terni che attende luce da millenni’ su Umbria24), si chiede si sapere se il Ministro in indirizzo sia al corrente di quanto esposto e non ritenga di investire la competente direzione generale Abap, nonché il Consiglio superiore dei beni culturali, del compito di valutare se sia lecito che a Maratta di Terni, qualora fosse approvata la variante al Prg prodromica alla costruzione di un centro commerciale, che ridurrebbe considerevolmente l’estensione della superficie destinata a parco archeologico, si compiano operazioni preliminari che sottoporrebbero l’area vincolata ad uno stress potenzialmente fatale; se non condivida il timore di quanti reputano che una posizione debole della soprintendenza Abap dell’Umbria, qual è l’attuale, conciliante ad ogni costo con le pretese dei privati, potrebbe causare un danno irreversibile a vestigia che, non avendo carattere monumentale, e considerata anche la quota di affioramento alquanto superficiale, rischiano di essere spazzate via insieme – concludono – ad una pagina non altrimenti recuperabile della storia di Terni e dell’Italia centrale, procurando un danno irreversibile al patrimonio culturale del Paese».

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