Terni, variante Globo Maratta: «Unico posto dove si può ricostruire origine città»

Lunga audizione giovedì mattina a palazzo Spada della professionista ternana. Il monito per la realizzazione della strada e l’invasione’ del parco archeologico

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La sintesi della variante: taglio area archeologica

«Quel sito è di tutti e dobbiamo collaborare per renderlo fruibile anche per il futuro. In nessun altro posto della città si possono ricostruire le origini di Terni se non da lì». È uno dei passaggi monito con i quali l’archeologa Valentina Leonelli ha messo in allerta – non per la prima volta, era già stata protagonista in un recente convegno sul tema – i consiglieri comunali di Terni sulla variante urbanistica in via di adozione per la maxi area commerciale di Maratta Est, in via Marcangeli: come noto al centro dell’attenzione c’è l’area archeologica e il progetto dell’abruzzese Mare Blu S.p.A. che, con la nuova viabilità prevista, andrebbe ad intaccare una porzione dell’area sottoposta a vincolo.

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La memoria e il monito

La scorsa settimana il sopralluogo – a premere per modificare l’iter in corso è soprattutto Michele Rossi di Terni Civica, con lui tutta l’opposizione – in loco e giovedì mattina l’audizione della professionista ternana classe 1967, di recente impegnata soprattutto nel lavoro con la soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro: «L’archeologo – la premessa – è conservatore della memoria. In questo modo si fa ricordare alla comunità il proprio passato. Gli scavi – il breve riepologo – sono iniziati nel 1999 e sono proseguiti fino al 2007 (citate Laura Bononi Ponzi e Claudia Giontella); da ciò che ho capito c’è la possibilità di fare una variante con strada che entra nell’area vincolata dalla soprintendenza. Il bene culturale è di tutti e c’è stato un errore a monte perché gli scavi non sono andati avanti e ovviamente il privato ora fa il proprio interesse». Poi una sorta di appello: «Bisogna capire bene cosa c’è in quel sito e cosa si può fare perché è di tutti. Dobbiamo tutti collaborare per renderlo fruibile anche per il futuro, il mio è un monito. Si può modificare questa variante urbanistica? E la soprintendenza è stata interpellata per il progetto?». Non c’era nessun assessore ad ascoltare l’esposizione. 

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Il progetto

L’invadenza della strada ed i ‘cocci’. I dubbi di Cozza

Di tanto in tanto la Leonelli ha mostrato dei documenti sull’area interessata dal progetto per poi continuare a dare delucidazioni: «Il solo passaggio dei mezzi per realizzare la strada crea problemi al sedime e, così, si distrugge ciò che c’è sotto. Quello è un sito che da anni aspetta di essere valorizzato. I rinvenimenti degli anni passati non sono quattro cocci, due buchi e le pietre, l’insediamento può avere tante ‘vite’. In nessun altro posto come quello si può ricostruire la vita di Terni e anche per i lavori al teatro Verdi ci saranno problemi archeologici in fase di scavo. Ricordo inoltre che ci furono ritrovamenti anche durante le opere per la realizzazione della Gabelletta-Maratta. Non sono una pazza. Tutti dobbiamo tutelare l’area, non solo la soprintendenza. E poi si dice che a Terni non c’è nulla? Ripeto, solo in quel sito si possono ricostruire le origini della città». Sponda maggioranza l’unico a sembrare interessato – al di là di Rossi – è il presidente della I commissione, il leghista Marco Cozza: «Si è stretti tra il privato e la valorizzazione archeologica. Perché l’approvazione della variante è vista come distruzione dell’area? Qui non si sta parlando del progetto. Roma non sarebbe esistita se ci fossero stati i vincoli archeologici. Se la soprintendenza ha l’ultima parola su esecuzione e supervisione, qual è il timore?». A rispondere ci ha pensato la Leonelli: «Non vi sto dicendo di non approvare la variante, il mio è un monito. Un conto è il progetto ed un altro l’esecuzione. Immagino che la soprintendenza abbia chiesto tutto ciò che serve in fase di progettazione».

IL RAPPORTO PRELIMINARE AMBIENTALE COMPLETO – DOCUMENTO

L’archeologa Leonelli

I posti di lavori e sfogo Pococacio

Inizia il dibattito. Paolo Angeletti (Terni Immagina) è come di consueto il più conciso: «Ma una campagna georadar per vedere la probabilità di trovare reperti è stata fatta?». Valentina Pococacio (M5S) si è scatenata su un paio di aspetti in particolar modo, tra l’altro già ribaditi in precedenti occasioni: «Spesso si parla degli 80 posti di lavoro che garantisce il privato. Quindi si mantiene un piano industriale di almeno dieci anni fa legato all’Edilstart e lo riteniamo ancora valido oggi, è follia. Inoltre sono collegati al progetto a prescindere dalla variante. Sono stanca – scende qualche lacrima nel contempo – di sentirmi dire che a Terni non c’è niente e poi ci dimentichiamo della nostra storia. L’idea di sviluppo che abbiamo è quella dei centri commerciali?». Rossi ha ringraziato la Pococacio per l’appello: «La priorità di tutti dovrebbe essere l’area archeologica e non altro. Gli 80 posti di lavoro sono indimostrabili. E poi di che contratti parliamo? Per pochi euro all’ora? Pensiamo ciò di turismo e sviluppo? Al nord Italia ci sono archeopark. Da noi non siamo capaci e non capiamo. Tutto questo rafforza la mia tesi che la strada di acceso al centro commerciale andava esclusa a priori dalla variante in quanto ricade in zona sotto vincolo parco archeologico; ne limiterebbe la fruizione. Un insediamento che è stato definito anche oggi eccezionale, che trova pochissimi riscontri in tutto il resto del territorio nazionale: dispiace che si parli di questo sito solo ora per fini commerciali e non per la sua grande portata culturale e turistica». Se ne discuterà ancora a lungo. Anche con la soprintendenza (la referente territoriale è Elena Roscini) che, salvo rinvii, si presenterà in commissione la prossima settimana.

 

 

 

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