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Home » Ex Novelli, la minaccia: «Stop alla solidarietà»

Ex Novelli, la minaccia: «Stop alla solidarietà»

di Fabio Toni
7 Aprile 2017
in Apertura 5, Attualità, Economia, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Non intendono mollare i lavoratori dell’ex Novelli di Terni – circa trenta ‘amministrativi’ in tutto, molti dei quali con diversi anni di lavoro in azienda – in sciopero dallo scorso 29 marzo per difendere il proprio posto messo a rischio dai 79 esuberi – ma con il mancato ‘riscatto’ della Nuova Panem potrebbero essere molti di più – stimati dalla proprietaria Alimentitaliani. Giovedì mattina, dopo l’ennesimo tavolo saltato al Mise, si sono ritrovati fuori dalla sede di via del Commercio per fare il punto con i sindacati. Musi lunghi e una stanchezza fisiologica – a fronte di una trattativa estenuante – al pari delle tensioni con i colleghi, una quindicina, che non aderiscono allo sciopero e che anche giovedì mattina sono entrati al lavoro.

I LAVORATORI: «VOGLIAMO LA VERITÀ»

Si cerca il dialogo Sul fronte sindacale, a livello nazionale, si starebbe lavorando per tentare di riannodare i fili del dialogo, bruscamente lacerati nella tarda serata di mercoledì al Mise, dopo circa dieci ore di incontri, riunioni e faccia a faccia anche piuttosto aspri. Non tutti i sindacati sarebbero concordi nel portare avanti lo sciopero, così come fra le istituzioni c’è chi avrebbe osservato come, in fondo, dodici mesi di cassa integrazione straordinaria per ‘area di crisi complessa’ non sarebbero poi da buttare, vista la situazione.

ROSSI (PD): «GOVERNO INTERVENGA»

I lavoratori a palazzo Spada

Determinati Punti di vista che i lavoratori in sciopero non intendono accogliere, pronti – anzi – ad evidenziare come le condizioni proposte non siano in grado di garantire lo stesso futuro aziendale, su cui non hanno mai smesso di nutrire seri dubbi. Da qui l’esigenza di individuare spazi e azioni per mettere in discussione non solo il passaggio di mano del Gruppo – del 22 dicembre scorso – su cui però il ministro Carlo Calenda, rispondendo mercoledì ad un’interrogazione, non ha espresso perplessità. Ma anche i passaggi societari del 7 febbraio, con la cessione delle aziende in ‘bonis’ – la Fattorie Novelli e la Cantine Novelli – alla calabrese Poderi Greco.

EX NOVELLI, GRECO: «VOGLIAMO SALVARLA»

Il sindaco tra i lavoratori

La Flai Cgil Per Paolo Sciaboletta, segretario della Flai Cgil di Terni, «lo sforzo deve essere finalizzato a riaprire il tavolo, partendo dalla bozza di accordo elaborata e poi ritirata mercoledì dal Mise. L’auspicio è che la vertenza possa avere una soluzione positiva in grado di tutelare tutti i lavoratori interessati». All’orizzonte, senza intesa, c’è il licenziamento collettivo disciplinato dalla legge 223 del 1991. Una procedura complessa che, con il passare dei giorni, viene sempre più considerata come possibile.

L’assemblea di mercoledì mattina

Addio ‘solidarietà’ L’azienda lo aveva detto subito dopo il ‘flop’ del tavolo andato avanti per quasi dieci ore, mercoledì, al Mise: «Assumeremo tutti i provvedimenti ritenuti opportuni». E il primo è arrivato giovedì pomeriggio: «Con la presente, Alimentitaliani Srl, acquirente del Gruppo Novelli, comunica che non intende subentrare nel contratto di solidarietà, dal 1° luglio 2016 al 31 dicembre 2017, sottoscritto con verbale di accordo del 21 giugno 2016 da Gruppo Novelli Srl».

«Esuberi e esternalizzazioni» «Tanto si partecipa – prosegue la missiva di Alimentitaliani inviata a Mise, Dtl e sindacati – sia in considerazione delle rinnovate valutazioni concernenti le esigenze di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale sottese al piano di concordato di cui è stata presentata richiesta prenotativa in data 24 febbraio 2017, che in ragione della sussistenza di una più ampia percentuale di esuberi di personale rispetto alla stima operata in sede di attivazione dell’ammortizzatore sociale e in considerazione dell’esternalizzazione dei servizi che l’azienda intende attuare in un’ottica di ottimizzazione dei costi e delle risorse».

Saverio Greco

Cosa comporta Se a prima vista può sembrare positivo che un’azienda rinunci all’ammortizzatore sociale della ‘solidarietà’ – paventando l’intenzione di reimpiegare tutto il personale a tempo pieno e in base ai contratti – dall’altro lato, stando alla missiva, ciò avviene perché la forza lavoro necessaria è destinata a ridursi attraverso gli esuberi e, soprattutto, l’esternalizzazione dei servizi amministrativi. In pratica due fra i nodi maggiori di una vertenza che negli ultimi giorni sembra essersi ripiegata ‘solo’ sulla disponibilità di ammortizzatori sociali e buonuscite.

Paparelli Nella serata di giovedì arriva anche la presa di posizione del vice presidente della giunta regionale, Fabio Paparelli: «Dopo una lunga ed estenuante trattativa al Ministero, conclusasi senza una intesa, è ora importante che le parti tornino al tavolo per arrivare al più presto ad un accordo che salvaguardi i livelli occupazionali e porti al rilancio dell’azienda. Condividendo  in pieno le parole espresse dal vice ministro Bellanova, ritengo sia ormai imprescindibile  la necessità di trovare punti di intesa tra le parti che consentano di superare le criticità emerse pur in presenza di una bozza di accordo. La Regione Umbria, come fatto finora, continuerà a fare la propria parte affinché il camino intrapreso prosegua nelle direzione auspicata».

Rossi «Ho incontrato e ascoltato diversi lavoratori della Novelli in questi giorni». Dichiara il senatore umbro del Partito Democratico Gianluca Rossi, che lancia un appello a tutte le parti coinvolte nella delicata trattativa riguardante il salvataggio del gruppo ex Novelli. «Sono molto preoccupato per il loro destino e per quello di uno dei più importanti gruppi industriali della nostra regione. Per questo lo sforzo che chiedo a tutti, a partire da me stesso, è quello di riaprire il confronto, partendo dalla reciproca disponibilità al dialogo. Un piano industriale certo e l’attivazione di tutti gli ammortizzatori possibili sono punti imprescindibili. L’auspicio è che la vicenda possa avere una soluzione positiva, in grado di tutelare tutti i lavoratori interessati, scongiurando il licenziamento collettivo e garantendo la continuità produttiva con ogni mezzo».

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