Terni, arrivano undici condanne per la droga di ‘White bridge’

Accolte le richieste del pm Coraggio. Altri due imputati avevano patteggiato. Nelle carte anche diversi episodi di estorsione

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Undici condanne con pene comprese fra i 7 e i 3 anni di reclsione e un impianto accusatorio, sostenuto in aula dal pm Camilla Coraggio, che ha retto. Questo l’esito del processo con rito abbreviato relativo all’indagine antidroga ‘White Bridge’ che nel maggio del 2020, ad opera della sezione antidroga della squadra Mobile di Terni, aveva portato a 13 arresti per un totale di 16 misure cautelari applicate.

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La sentenza

Queste le pene stabilite dal gip Biancamaria Bertan nella giornata di giovedì: 7 anni di reclusione al 43enne marocchino Noureddine Lakraimi, 6 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno per il 29enne Slim Rozzanelli e la 49enne Jamila Yahyaoui – entrambi originari della Tunisia -, 5 anni e 8 mesi per la 46enne Tatiana Massarelli, 5 anni per il 32enne marocchino Hassan Zahri, 4 anni e 4 mesi ciascuno per il 33enne tunisino Said Aouled Mounir ed il 27enne del Marocco Hamza Jamghili, 3 anni e 8 mesi di reclusione ciascuno per il 24enne Valerio Ruffinelli e il 32enne tunisino Mohamed Belhassen Ben Abdrabbah, 3 anni ciascuno per il 27enne Josef Nuzzo e il 22enne Diego Tabuani. Sostanzialmente accolte le richieste della pubblica accusa. In precedenza due imputati avevano patteggiato pene comprese fra 2 anni e 8 mesi ed 1 anno e 4 mesi, un altro ha chiesto di essere processato con rito ordinario, un 39enne del Marocco deve essere ancora giudicato con l’abbreviato ed un 27enne gambiano è nel frattempo deceduto.

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Droga e estorsioni in serie

L’inchiesta aveva portato alla luce un gruppo attivissimo nello spaccio di stupefacenti – eroina, cocaina, hashish, marijuana ed anche droghe sintetiche come la temuta ‘Yaba’ – fra la zona nord della città, borgo Rivo, ed il centro. Un’attività condotta capillarmente, attraverso alcune persone – riconducibili ad un intero nucleo familiare – capaci anche di gestire gli aspetti economici dello spaccio e in grado di assoggettare i clienti più indebitati alla ‘legge’ del gruppo, comunque non privo di tensioni al proprio interno. Nelle carte ci sono finiti infatti anche episodi intimidatori, violenze verbali, danneggiamenti, ‘confische’ di beni personali, tali da configurare per diversi indagati anche l’accusa di estorsione. Il nome dell’indagine deriva dalla passerella di largo Frankl, nei pressi della quale gli investigatori avevano documentato numerose cessioni di droghe pesanti. Fra i legali difensori degli imputati figurano gli avvocati Francesco Mattiangeli, Laura Crescioni, Massimo Oreste Finotto, Fabiana Pantella e Gianna Galliccia. Così l’avvocato Mattiangeli che difende nove dei coinvolti: «Ritenevamo che l’accusa di spaccio potesse essere ricondotta al 5° comma dell’articolo 73 come già avvenuto per il processo ‘Gotham’ in sede di appello. Allo stesso modo ritenevamo, e riteniamo, del tutto insussistente l’accusa di estorsione. In appello contiamo di far valere le ragioni dei nostri assistiti».

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