Terni Reti: si rivede il piano industriale. Mirino sul credito con Udg incagliato

Pronto il documento: integrazione tra tenuta societaria, debiti da liquidare, nodo Udg e ‘spinta’ su Asm

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di S.F.

Il previsionale aggiornato

«Si prevede di garantire la tenuta della situazione di cassa della società, quantomeno nell’orizzonte prospettico del 2024, ferma restando la necessità di disincagliare nel corso di tale annualità il credito nei confronti di Udg al fine di garantire il consolidamento futuro aziendale anche dopo il 2024». Viene specificato nel documento istruttorio riguardante gli indirizzi per l’integrazione del piano industrile di Terni Reti 2022/2024 in seguito ai vari sviluppi nel corso degli ultimi mesi. Si tratta del passaggio annunciato ad ottobre in seguito all’intesa trovata per l’estinzione del derivato Collar. Nel piano si parla di utili netti di esercizio da 3,1 milioni per quest’anno e 385 mila euro per il 2024, mentre il patrimonio netto è previsto che arrivi a quota 13,3 milioni nella prossima annualità.

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Marcucci e Campi in commissione

I debiti commerciali verso il Comune

Del tema se ne è parlato giovedì pomeriggio in III commissione consiliare, quindi lunedì in consiglio comunale è prevista l’approvazione. Cosa è previsto in sintesi? In primis il pagamento integrale degli impegni verso terzi, inclusi i debiti commerciali verso il Comune «per il quale si prevede nei primi mesi del 2024 il pagamento integrale del debito relativo al periodo 2019 – 2021, lasciando sospese le quote 2022, 2023 e 2024 fatto salvo il mutamento della situazione finanziaria». Per quel che concerne l’esborso verso palazzo Spada, è quantificato in 2 milioni 741 mila euro da liquidare entro giugno. Il problema principale è un altro, già noto da tempo. A livello di investimenti per il 2024 è messa nero su bianco una cifra di 7,2 milioni di euro: sono tutti per l’acquisizione di diritti di superficie come spiegato più avanti.

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Il fatturato previsionale

L’incaglio. La ‘spinta’ su Asm

Si parla anche di misure correttive che consentiranno di garantire la tenuta della situazione di cassa della società per il 2024. Il tema viene specificato meglio all’interno dell’integrazione del piano inviato dalla società dell’amministratore unico Alessandro Campi: «Nel 2023 continua a trovarsi – si legge – nella condizione prospettica di breve termine di tensione finanziaria, e quindi di potenziale impatto sulla continuità aziendale. Questo rischio era ed è fondamentalmente attribuibile all’incaglio – definibile come ‘temporaneo’  – di un credito pari a circa 3,5 milioni di euro, oltre Iva, di competenza del periodo 1/2/20 – 31/1/21, e relativo ai canoni di concessione della rete comunale del gas fatturati, ma solo parzialmente incassati, a seguito di escussione della fidejussione accesa da parte di Umbria Distribuzione Gas (Udg) e pari a 2,5 milioni di euro. Questo credito attualmente è oggetto di contenzioso giudiziale di cognizione verso il concessionario». In tal senso nell’atto preparato dalla dirigente alle attività finanziarie Grazia Marcucci viene puntualizzato un indirizzo: «Compulsare l’azione di indirizzo nei confronti della società Asm Terni,  tramite sindaco o suo delegato, affinchè eserciti le prerogative volte a tutelare il patrimonio complessivo dell’Ente affinché sia correttamente valorizzato il bene comune attraverso la tutela degli interessi sia della società sia del socio Comune di Terni». Inoltre – stesso filone – non sono liquidati i canoni del periodo 1° febbraio 2021/31 dicembre 2022 per una cifra di circa 6,8 milioni di euro, «per i quali si dovrà provvedere ad avviare un’ulteriore azione giudiziaria, qualora non si addivenisse ad una composizione del contenzioso di cui sopra, entro il mese di febbraio 2024». Gli utili saranno destinati a riserva.

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L’aviosuperficie

Gli asset ed i diritti di superficie

Negli indirizzi da approvare ci sono anche due asset non di poco conto, vale a dire l’aviosuperficie ed il parcheggio San Francesco. Motivo? Prevista l’acquisizione dei diritti di superficie che, nel caso dell’Alvaro Leonardi, vale un impegno economico complessivo da 1,1 milioni di euro. Con sviluppo di un problema: «A causa del mancato perfezionamento entro i termini previsti dal piano industriale strategico originario, ha determinato una variazione delle posizioni debitorie, il cui accollo, quindi, dovrà essere rideterminato sulla base delle interlocuzioni che le parti interessate stanno intrattenendo». Il trasferimento della proprietà superficiaria era in fatti prevista rispettivamente dal 2020 e 2022, ovvero l’anno di approvazione in consiglio comunale degli atti in questione. Non è stato concretizzato «per cause imputabili alla volontà delle controparti, Atc Servizi e Atc Parcheggi». Il conferimento in conto capitale del 73% della proprietà superficiaria del parcheggio San Francesco fino al 31 dicembre 2095 vale 4,4 milioni di euro, mentre l’acquisizione a titolo oneroso del 27% fino al 31 dicembre 2050 ha un valore di 1,6 milioni. Tutto già noto. In definitiva le previsioni economiche – si legge – dimostrano che Terni Reti «è un’azienda in grado di generare utili e autofinanziamento prospettici per i prossimi anni, e di contenere le perdite derivanti dalle mutevoli situazioni ambientali ad oggi prevedibili». Focus sul credito incagliato con Udg.

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La lite con Atc

Per quel che concerne il mancato trasferimento patrimoniale degli asset citati sopra, lo stop ha preso piede da quando Atc Parcheggi ha ricevuto la sentenza della Corte d’Appello di Perugia sulla vicenda della Corso del Popolo Spa per la gestione del parcheggio a ridosso del Pentagono. La società ha citato in giudizio il Comune sia in tribunale a Perugia che nella sezione specializzata per le imprese a Terni al fine «di vveder riconoscere nei confronti del socio la responsabilità connessa all’attività di direzione e coordinamento da quest’ultimo esercitata nei confronti della società e, per l’effetto, il diritto di regresso per gli effetti pregiudizievoli della sentenza della Corte d’Appello di Perugia, tenuto conto, in ogni caso dell’avvenuta impugnazione di detta sentenza presso la Corte di Cassazione». Storia ancora lunga.

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