di Marco Torricelli
«Lei è assunto, per il giorno (una data vale l’altra; ndr), per il terzo turno». La mail, una delle 33 che un lavoratore ha ricevuto nel corso delle 52 settimane del 2017 dalla Randstad, l’agenzia che cura la gestione del personale per la Eskigel-Froneri di Terni, parlava chiaro: quel lavoratore, in quell’occasione, ha lavorato per una sola notte. Poi «uscendo all’alba dallo stabilimento, ero di nuovo un disoccupato in attesa della successiva chiamata». Che poteva arrivare dopo un giorno o due, dopo una settimana o dopo un mese: «Magari per un solo altro giorno di lavoro. Oppure per tre, o per una settimana. Senza potersi permettere di stare male e non rispondere alla chiamata».
33 contratti Tanto che lui racconta – e lo dimostra con le mail ricevute da Randstad – che «da gennaio a settembre, sono stato assunto per 33 volte. Poi, visto che il lavoro è – producendo gelati – ovviamente stagionale, da ottobre in poi «nessuna chiamata ed io non ho più lavorato. Vado avanti con l’indennità di disoccupazione». Calcolata in base ai 160 giorni nei quali ha lavorato: «Mi pagano per 77 giorni – spiega – e percepisco circa 900 euro».
Lavoro a rischio Che le cose alla Eskigel rischiavano di mettersi male – per i lavoratori, non certo per le casse aziendali – umbriaOn lo scrisse quasi due anni fa, raccogliendo poi la replica dell’allora capo del personale, quello Svevo Valentinis, che nei giorni scorsi ha passato un brutto quarto d’ora a Parma,dove è stato aggredito dai lavoratori della Froneri in sciopero.
R&R, Nestlé e Froneri Già, perché l’epopea recente di quella che era un’azienda che vantava una tradizione ‘familiare’ importante, nella storia locale, possiamo farla iniziare ad ottobre del 2015, quando Nestlé e R&R (nella cui orbita ruotava Eskigel) hanno concluso l’operazione finalizzata alla nascita di Froneri, una joint venture votata ad operare nel settore dei gelati, degli alimenti surgelati e dei prodotti freschi lattiero-caseari.
Gli allarmi Due anni fa, il capo del personale non aveva palesato incertezze: tutto alla Eskigel, secondo lui, era una meraviglia, anche se nel frattempo era partito il programma che, per cominciare, aveva portato ad un drastico taglio del personale e, per chi è rimasto, un altrettanto drastico ridimensionamento delle retribuzioni. Ma l’allarme – a gennaio del 2016 davanti ai cancelli della fabbrica c’era stata una manifestazione del M5S – era rimasto praticamente inascoltato.
La rivelazione Anche di fronte di rivelazioni importanti: il presidente di Eskigel, Gabriele Listanti, aveva lasciato l’azienda scrivendo ai lavoratori che «nei tanti anni in cui ho avuto la responsabilità della direzione uno dei valori ai quali mi sono sempre ispirato è stato quello di rispettare e difendere il rapporto fiduciario esistente tra tutti voi e la società cercando di tenere nella massima considerazione le vostre legittime aspettative. Oggi una diversa e inconciliabile visione tra me e la direzione dell’azienda in tema di gestione del personale mi impedisce di continuare a far parte della società».
La ‘cassa’ tanto che a luglio del 2016, lo stessi M5S era tornato alla carica: «L’azienda ricorrerà agli ammortizzatori sociali: la Cig per i lavoratori fissi; la famigerata Naspi per quelli stagionali che ne avessero eventualmente diritto. Per gli indeterminati-esternalizzati Randstad ricorrerà a un fondo di tesoreria da 750 euro lordi», ponendo un interrogativo serio, a cui nessuno ha mai dato risposta: «E’ tutto normale?». Ipotizzando un uso ‘particolare’ delle norme contenute nel jobs act.
I silenzi Normale o no – forse più no che sì – la faccenda è andata avanti: i sindacati hanno contrattato la cassa integrazione, hanno accettato che si facesse ricorso al lavoro interinale e la politica – quella locale e quella regionale – ha guardato da un’altra parte (tanto un ‘lavoratore per un giorno’ nelle tabelle Istat vale come uno che ha un contratto a tempo indeterminato, anche se l’Inps la pensa in modo decisamente diverso). E così si è arrivati alla situazione attuale.
Il lavoro a rate Alla Eskigel-Froneri, oggi, ci sono una cinquantina di addetti – ai tempi d’oro erano più di otto volte tanti – e fino all’anno nuovo non sono previste nuove mail che annuncino assunzioni «per un giorno» o «per una notte». Niente. Poi si ricomincerà e lo stillicidio andrà avanti fino a settembre. Con gente – si parla di circa 300 persone che lavorano a rate – attaccata al telefonino in attesa che arrivi la chiamata. Ma gli impianti andranno invece avanti a pieno regime, con tanti gelati che andranno sul mercato e un mucchio di soldini che entreranno nel forziere aziendale.
«L’economia gira, ma non solo lei» Intanto i politicanti potranno dire che «l’economia regionale va bene grazie anche alla presenza delle multinazionali» e i sindacalisti potranno dire che «l’azienda ha avuto buoni risultati». Lui, l’uomo delle 33 assunzioni in un anno e dei quattro mesi a sopravvivere con il sussidio di disoccupazione, commenta amaro che «loro diranno pure che l’economia gira, ma a noialtri girano altre cose».