Terni, Flavio e Gianluca uccisi dal metadone

Terni – Nei corpi dei due ragazzi, la sostanza che li ha spenti nel sonno insieme all’alcol. Nessun’altra droga è stata individuata

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di F.T.

Una quantità relativamente modesta di metadone, ma evidentemente letale per due adolescenti affatto abituati a sostanze del genere, il cui effetto è stato amplificato dall’assunzione di alcol. Fino a causare la morte, avvenuta nel sonno, di Flavio Presuttari e Gianluca Alonzi Peralta, di appena 16 e 15 anni. È questa, secondo le risultanze degli esami autoptico e tossicologico sulle salme dei due ragazzi – eseguiti in maniera particolarmente approfondita, tanto che il lavoro è andato avanti per circa quattro mesi -, la prima ed unica causa della loro morte, avvenuta nel corso della notte fra il 6 e il 7 luglio a Terni.

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L’indagine

Il dato emerge dalle conclusioni del lavoro condotto dai medici legali Massimo Lancia e Paola Melai, incaricati dalla procura di Terni nel contesto dell’indagine condotta dal procuratore capo Alberto Liguori e dal sostituto Raffaele Pesiri. Un’indagine che vede coinvolto – ed ora agli arresti domiciliari presso la comunità Cast Onlus di Spello – il 41enne ternano Aldo Maria Romboli, accusato di ‘morte come conseguenza di altro delitto’ (lo spaccio di sostanza).

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Le cause della tragedia

Le analisi eseguite dai dottori Lancia e Melai, quest’ultima competente per la parte tossicologica, hanno scandagliato una gamma di sostanze stupefacenti amplissima, oltre 270 comprese le droghe di ultimissima generazione. Concentrandosi, con metodologie in grado di rilevarne la minima presenza, sia sui liquidi corporei che sui capelli dei due ragazzi. Il dato emerso è che nei loro corpi non vi erano altre sostanze fuorché il metadone, non in grandi quantità, oltre all’alcol. E l’effetto tanto ritardato (6/8 ore) quanto depressivo sull’apparato respiratorio dei due giovanissimi, unito a quello – del tutto analogo – dell’alcol, ha portato alla tragedia che ha lasciato attonita un’intera città.

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Dati coerenti con la ricostruzione

Sul piano investigativo, gli elementi emersi dall’accertamento medico legale sembrano coerenti con quanto sin qui emersi in fase di indagine e soprattutto con la ricostruzione fornita dallo stesso Romboli che, interrogato, aveva affermato di aver ceduto ai due, per 15 euro, una bottiglietta di sciroppo riempita a metà con metadone – poi consumata in parte insieme a loro – diluito con acqua. Non codeina né altre droghe. Probabilmente quando sono andati a casa, nella tarda serata del 6 luglio, i due ragazzi pensavano che i malori e l’effetto della sostanza – più evidente in Gianluca, meno in Flavio quando si trovavano insieme agli altri amici al campetto di San Giovanni – fossero ormai svaniti o quasi. Invece il metadone, ‘subdolo’ in questo senso, doveva ancora palesarsi. E, di fatto, li ha spenti senza che si rendessero conto di nulla. Troppo giovani i loro organismi, non abituati a differenza di quello del Romboli – e di qualsiasi altro tossicodipendente – per sopravvivere ad una consequenzialità – metadone, alcol, sonno – rivelatasi poi tragica e irreversibile, anche per l’assenza delle necessarie cure che probabilmente avrebbero potuto salvarli.

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Impugnati i domiciliari

Aldo Maria Romboli, difeso dall’avvocato Massimo Carignani, era stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Terni la sera del 7 luglio, poche ore dopo il tragico ritrovamento di Flavio e Gianluca, senza vita nei rispettivi letti. Per lui era stato disposto il carcere, poi revocato lo scorso 22 settembre con applicazione dei domiciliari in comunità. Una decisione del tribunale di Terni che la procura ha impugnato: nei prossimi giorni si comprenderà se tale misura resterà ancora attiva o cambierà.

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