Terni, inizia la nuova ‘vita’ della fontana di piazza Tacito

Nel pomeriggio via libera a quasi un decennio dallo stop dell’acqua. L’intervento di recupero è costato 2 milioni di euro. «Manutenzione? Tranquilli per i prossimi anni»

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L’operazione è stata ultimata da giorni e nel pomeriggio si è chiuso il cerchio con ‘l’accensione’ attesa di fatto da un decennio. È iniziata poco dopo le 17 la nuova ‘vita’ della fontana di piazza Tacito, la quarta, dopo il lungo e complicato intervento di recupero suddiviso in diverse fasi: dal pomeriggio di mercoledì via libera allo scorrimento dell’acqua dopo i test dei giorni scorsi. Un ‘restyling’ che è costato poco meno di 2 milioni di euro, la metà messi a disposizione dalla fondazione Carit nel lungo percorso di partenariato pubblico-privato avviato nel 2013: «Abbiamo trovato una situazione di abbandono e di degrado nel 2019 e questo lavoro farà storia nel suo insieme», le parole di una delle principali protagoniste in quest’ultimo biennio, la restauratrice Carla Tomasi, nel corso della conferenza stampa di mercoledì mattina.

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Il sindaco: «Fiducia, resistenza, unità e speranza»

Nel corso della conferenza telematica sono stati ripercorsi tutti gli step che hanno portato alla conclusione del recupero che, da quadro economico complessivo, risulta essere costato 1 milione 992 mila euro. Le problematiche ed i cambi di strategie in corso d’opera hanno fatto lievitare l’esborso economico, fatto sta che si è giunti alla parola fine: «Un momento importante – il commento del sindaco Leonardo Latini in apertura – e significativo per Terni. Le città si reggono sui simboli e la fontana è forse il principale della città. Un iter lungo, difficile, ambizioso e stimolante: ora ci auspichiamo che torni a svolgere la funziona fondamentale di tenere insieme la nostra comunità. Simboleggia le due Terni che, tante volte, abbiamo accostato in modo sbagliato a livello dialettico, antica e moderna. Ma è sempre la stessa. Un’emozione – ha aggiunto – aver seguito tutte le fasi: innovazione, dinamismo, futurismo, razionalismo, c’è tutto. Sì, avremmo voluto fare un’inaugurazione con i cittadini, ma in questo momento difficile la restituiamo ‘ristrutturata’ a Terni in un contesto dove si spera di rinascere in una fase complicata. Dà un messaggio di fiducia, resistenza, speranza, unità e orgoglio». Non sono mancati i vari ringraziamenti a tutti coloro che si sono prodigati per raggiungere lo scopo, anche all’ex assessore comunale – ora in Regione – Enrico Melasecche.

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Le difficoltà, l’aiuto e le tempistiche. Emozione Salvati

Il vicesindaco Benedetta Salvati è stata di certo la più emozionata – specie nella parte conclusiva dell’intervento – nel fare il lungo riepilogo di ciò che è avvenuto. Covid a parte, le difficoltà sono state numerose: «Melasecche con la sua capacità organizzativa è riuscito a mettere a sistema ciò che c’era e ha creato nuove opportunità, anche economicamente. L’intervento è stato complesso ed impegnativo per delicatezza, complessità tecnica ed imprevisti che inevitabilmente hanno ostacolato le attività. Le società coinvolte – ha ricordato – sono state trenta per il distacco dei mosaici, il restauro, il rifacimento dei nuovi, la riqualificazione degli impianti, il trasporto materiali e il lavoro sulla pavimentazione. Ci sono poi stati cambi di strategia in corso come per la sostituzione della canalina in acciaio inox». Il recupero è andato avanti per due anni e oltre dall’estate 2019: «Un tempo più che congruo per ciò che è stato fatto. Nel 2019 ci preoccupava lo stato dei mosaici perché lo spessore delle tessere si era ridotta a meno di 1 millimetro, in origine era di 1,2 centimetri. C’erano lesioni, il rudus era distaccato dalla soletta per oltre l’85% ed era rigonfiato, c’erano lesioni sul mosaico, superficie incrostata di calcare, muffe, licheni. In sostanza irrecuperabile in situ. Abbiamo preservato il mosaico del 1861 e rifatto il nuovo alla romana sui disegni originari di Corrado Cagli. L’Rti Zodiaco ha fatto un lavoro straordinario. Ci sarà il controllo dei parametri chimici-fisici dell’acqua per l’eventuale correzione: ciò consentirà di preservare il mosaico. Inoltre è stata recuperata la pompa originaria e sostituito il castello. Un’operazione che farà scuola nel recupero perché non ci sono esempi simili. Abbiamo rispettato la tabella di marcia con l’unica eccezione dovuta al lockdown. L’obiettivo – ha concluso – era realizzare un intervento perfetto per garantirgli lunga vita utilizzando le tecniche e le apparecchiature più moderne, nel rispetto della storia. Tornerà ad essere il cuore pulsante di Terni». La notifica preliminare di cantiere originaria è datata 1° agosto 2013.

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Carlini: «Da 258 mila euro a 830 mila». L’auspicio

Quasi il 50% dell’esborso complessivo per il recupero della fontana di piazza Tacito è a firma fondazione Carit: «Una vicenda vissuta per nove anni. Uso un aforisma adeguato, quello del premio Nobel francese André Gide: ‘L’arte comincia dalla resistenza: dalla resistenza vinta. Non esiste capolavoro umano che non sia stato ottenuto faticosamente’. Tutto è iniziato – il suo resoconto – nel 2013 per volontà dell’ex presidente Mario Fornaci, con diverse riunioni e cabine di regie per progettare il restauro insieme al Comune e alla soprintendenza. La fondazione aveva già contribuito per l’operazione del 1995. Nel 2014 andammo a presentarlo a Ferrara, poi le problematiche legate ai diversi soprintendenti (leggasi Gizzi in particolar modo, ndr). Alla fine ci fu la progettazione definitiva con Marica Mercalli nel 2019». Capitolo fondi: «Nel 2014 l’impegno della fondazione era per 258 mila euro, poi c’è stato un salto importante per le nuove prescrizioni e la somma complessiva è di 830 mila euro da parte nostra. Mi fa piacere il ruolo protagonista della fondazione, assoluta dedizione durante l’arco di tre consiliature; mostrata attenzione e perserveranza con momenti di profonda delusione e scoramento. Non solo è il massimo finanziatore, ma anche ideatore e promotore per il restauro dell’unico, vero simbolo della città. Più sentito e noto del nostro Thyrus. Infine un monito benevolo: la fondazione auspica che un intervento di così grande rilevanza sia rispettato, conservato e mantenuto con grande decoro della cittadinanza per dimostrare l’amore verso l’opera. E il Comune svolga una costante e attenta manutenzione. Ho avuto la fortuna di partecipare ad un momento storico».

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Il rifacimento dei mosaici

L’operazione più complessa e il restauro

In rappresentanza del raggruppamento Zodiaco c’era Carla Tomasi (coinvolti anche Paolo Pastorello e Anna Borzomati): «Ci siamo uniti per mettere insieme le competenze e abbiamo trovato una situazione di abbandono e degrado. Staccare un’opera d’arte di questa importanza è stata sicuramente una scelta sofferta ma probabilmente la più giusta. Per come si presentava non poteva più assolvere al suo compito di far scivolare l’acqua sulla superficie. Le tessere – ha ricordato – si erano disgregate in modo non omogeneo e di fatto non c’era più una superficie piana, con dislivelli fino ad un centimetro. Con un po’ di coraggio abbiamo proposto di realizzare il distacco a due porzioni (1.200 kg per ‘pezzo’) per ogni segno zodiacale». Ora c’è da lavorare sulla musealizzazione del vecchio mosaico: «In laboratorio sono stati fatti interventi di restauro, l’opera del Cagli è in 24 porzioni facilmente assemblabili nei depositi del Comune: ci auguriamo che ci sia il seguito di questa operazione. Dovrebbe prevedere il restauro definitivo, ricordo che la nostra è una fedele restituzione dell’opera del Cagli. Abbiamo studiato attentamente tutti i colori dei marmi (trenta tipologie): rispettati colori, tessere, andamenti cromatici e lineari. Speriamo sia gradita a tutti». Un particolare momento di affanno: «Difficoltà – ha ricordato la Tomasi – nella zona dell’angolo tra viale della Stazione e via Mazzini: in quel settore lo stacco del mosaico dal massetto non si riusciva a fare. Abbiamo dovuto chiamare una società specializzata nel filo diamantato e lo abbiamo fatto. Ci siamo resi conti che era la parte più colpita dal bombardamento del 1943: il massetto si era andato a fissare in maniera più solida. Sì, questo lavoro farà storia nel suo insieme», ha concluso.

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Il distacco

Gli altri protagonisti

In conferenza anche i rappresentanti degli sponsor che si sono attivati: «L’auspicio – le parole di Carlo Orsini, presidente del Sii – è che si possano rivivere momenti così importanti come questo. Un momento celebrativo dal significato ideale e culturale, ma anche materiale. Una scelta vincente nel vedere la partecipazione strabordante della cittadinanza nel fare foto e selfie con la fontana». Mirko Menecali (numero uno del CdA Asm) ha sottolineato che «il progetto è esso stesso simbolico, l’attuale consiglio ha abbracciato con entusiasmo il percorso. La fontana sarà il simbolo della nostra comunicazione istituzionale». Coinvolto anche l’imprenditore Giunio Marcangeli: «Le generazioni prima della nostra l’hanno ricostruita perché è un elemento aggregativo, è una delle massime espresssioni artistiche e architettoniche. Spesso non raccontiamo bene il nostro territorio ed è un impegno che ci dobbiamo prendere tutti». C’è poi Tapojärvi Italia srl: «Siamo orgogliosi, si attendeva questo momento da anni. L’augurio – il commento del dirigente Daniele Stentella – è che la piazza torni un punto di ritrovo». Infine Pac 2000: «Quando ce ne hanno parlato nel 2018 – ha detto Alessandro Meozzi, direttore delle relazioni esterne – abbiamo sposato il progetto perché da molto siamo focalizzati sulla comunità».

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La fontana nel giugno 2016

La manutenzione: «Siamo tranquilli»

La nuova era della fontana riparte, bene. Ora il focus è sulla manutenzione che, già in passato, ha provocato più di qualche disastro. Ne ha parlato uno dei pochi che può dire di aver vissuto dalla A alla Z l’intero iter, il Rup Federico Nannurelli (il braccio destro del dirigente ai lavori pubblici Piero Giorgini): «Ringrazio il Comune – era a capo del percorso già nell’estate del 2013 – per avermi dato la possibilità di gestire un’opera così, sono 27 anni che lavoro qui e non mi era mai capitato. Quando si arriva a concluderla ci si ricorda delle difficoltà affrontate. Non è un esempio solo per le tecniche di restauro, ma anche per la prassi amministrativa corretta e fuori dall’ordinarietà, il modello di gestione, i piani di sponsorizzazione ed il finanziamento con Art Bonus per avere benefici fiscali. Una finanza creativa che ha portato a risultati efficicenti. La manutenzione? Saremo molto attenti, l’impianto di trattamento acque ci garantirà il mantenimento del mosaico. Già approvato un piano pluriennale che ci consentirà di stare tranquilli da qui ai prossimi anni». Alle 17.05 ecco di nuovo lo scorrere dell’acqua, come non accade dal lontano 2013. Quando fu installato il nuovo pennone in seguito al crac – per via delle luminarie natalizie – del dicembre 2011.

Il Pd, la fontana e la programmazione

Ad esporsi sul tema è il segretario del Pd ternano, Pierluigi Spinelli: «Lo abbiamo detto nei mesi scorsi e lo confermiamo. La fontana dello Zodiaco è un’opera di grande rilevanza, anche identitaria, per la città e per i cittadini ternani. Nel 2010-2011 ci impegnammo nel nostro esercizio amministrativo a mettere in campo un progetto di restauro molto impegnativo che sapevamo sarebbe durato anni, per restituire la fontana monumentale alla città, ed è quello che sta succedendo. Il punto è che chi amministra ha il dovere di occuparsi del presente, ma anche di progettare pensando al futuro. Nel comunicato stampa di martedì, la Lega dice testualmente che quello della fontana è un progetto al quale hanno sempre creduto, e gli diamo atto di questo apprezzamento dell’importante lavoro fatto, ma va messo un accento sul fatto che tutto ciò non sarebbe stato possibile se anni fa non si fosse deciso di progettare per il futuro: un elemento imprescindibile ma di cui decisamente manca questa amministrazione, la cui principale occupazione sembra essere quella, beneficiando di quanto ereditato, di mettere su un portfolio fotografico di puro stampo propagandistico. Non ce ne stupiamo, naturalmente, ma è nostro compito denunciare come tutto questo sia strumentale ad una logica di panem et circenses, in cui non c’è anche il restauro della fontana o l’inaugurazione di questo percorso ciclabile o quel progetto, ma solo l’immagine tirata a tappare i buchi delle politiche e dei contenuti. La città è sofferente, piegata dalla crisi sanitaria come le altre, ma oltretutto gravata da una non-amministrazione, una mancanza di visione e progettazione che ne accentua le difficoltà e ne impedisce il rilancio. Questa assenza di visione e di proposta della giunta Latini è anche una conseguenza della sua assenza di autonomia: da un governo municipale eterodiretto da forze estranee alla città è difficile pretendere una visione e un disegno di prospettiva e questo penalizza anche le molte e diversificate energie, civiche e associative, di cui Terni dispone. Quindi, parliamo della nostra meravigliosa fontana – chiude Spinelli – perché ne siamo orgogliosi, ma ricominciamo a parlare di programmazione».

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