Covid Umbria, secondo giorno a ‘zero contagi’

Inizia la ‘fase due’. Stabile la situazione in ragione dei pochi tamponi e delle poche guarigioni: la domenica ha influito. Due decessi

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Secondo giorno – quello compreso fra le ore 8 di domenica 3 e lunedì 4 maggio – senza contagi da Covid-19 in Umbria. Pochi comunque i tamponi effettuati nelle ultime 24 ore: 271 per un totale di 39.094. La domenica ha certamente influito.

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Dati Covid Umbria alle ore 8 del 4 maggio

Altri due decessi

Così restano 1.394 i positivi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, numero che comprende decessi e guarigioni. Gli attuali positivi, invece, scendono a 230 unità (-6): conseguenza delle 4 guarigioni (totale 1.094) e dei 2 decessi – il totale delle morti legate al Covid in Umbria sale a 70 – accaduti nelle ultime 24 ore: uno all’ospedale di Pantalla e il secondo in quello di Città di Castello.

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Ricoveri e isolamenti

Alle ore 8 di lunedì 4 maggio le persone ricoverate in Umbria e positive al Covid-19 sono 69 (-2), 13 delle quali in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 747 (-43) mentre alla stessa data risultano 16.156 persone (+56) uscite dalla ‘misura’.

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La disposizione

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Mercoledì ripartirà l’attività al Foro Boario per il mercatino settimanale solo per i banchi alimentari (poco più di 30 su 129). In tal senso palazzo Spada ha predisposto la mappa da rispettare per coloro che, fino al 3 giugno, opereranno nell’area: «Considerata la ristrettezza – specifica l’esecutivo – dei termini in previsione del riavvio, unitamente alla attuale fase emergenziale, non consente la formulazione di specifiche graduatorie per la scelta dei posteggi individuati nel rilievo planimetrico, con la conseguenza che l’unica soluzione praticabile è quella di dar corso all’assegnazione d’ufficio». Nel contempo i tecnici comunali hanno avviato la procedura d’urgenza per la rilocalizzazione temporanea a vocabolo Staino dal 3 giugno per i lavori di realizzazione del palaTerni: focus sul rilascio dei titoli concessori per gli ambulanti e le verifiche sulla regolarità d’impresa.

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Istat, il covid e l’impatto dell’epidemia

Lunedì l’Istat ha pubblicato un rapporto – in collaborazione con l’Iss – per una lettura integrata dei dati epidemiologici in merito al covid-19 e un confronto tra i numeri 2020 ed il quinquennio precedente: nel territorio di Perugia i decessi causati da covid-19 risultano (periodo 20 febbraio-31 marzo) 23, vale a dire il 2,7% sul totale. Per quel che concerne la provincia ternana invece le morti per covid-19 sono 14, pari al 3,8% sul numero complessivo. Le percentuali più alte? Tutte nel nord-Italia.

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Cgil Umbria, ammortizzatori sociali: «Le banche devono svegliarsi»

«Le banche non anticipano la cassa integrazione come previsto nell’accordo siglato da Governo e parti sociali lo scorso 31 marzo». A denunciarlo con forza è la Cgil dell’Umbria che definisce «intollerabile» questa situazione nella quale, a fronte di circa 60 mila lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali, secondo le stime del sindacato, solo un migliaio hanno finora potuto incassare quanto dovuto. «Dobbiamo purtroppo registrare che nonostante lo sforzo straordinario che abbiamo messo in campo siglando e condividendo con gli interessati migliaia di accordi per l’attivazione di ammortizzatori – affermano in una nota Stefania Cardinali e Fabrizio Fratini della Cgil Umbria -, ad oggi permangono molte difficoltà, se non veri e propri ostacoli posti in essere dalla banche per l’applicazione dell’accordo da loro stesse condiviso e firmato». Un accordo che prevedeva una convenzione per l’anticipazione bancaria di tutte le forme di integrazione salariale (Cigo, Cigd, Fis e fondi bilaterali) previste dal DL 18/2020. Su richiesta unitaria del sindacato confederale è stata prevista nel testo dell’intesa l’esclusione dei lavoratori per l’ottenimento delle anticipazioni. «L’obiettivo era ed é, almeno per noi, garantire un reddito al mondo del lavoro travolto dalla pandemia in corso – continuano Cardinali e Fratini – senza aspettare tempi lunghi, ma con piena garanzia per le banche di recuperare dall’Inps le risorse anticipate una volta terminato l’iter burocratico». A fronte di questa situazione la Cgil si dice pronta a mettere in campo «le iniziative finalizzate all’applicazione reale degli accordi sottoscritti, coinvolgendo da subito tutti i soggetti interessati (Abi, Regione, prefetti, associazioni datoriali). La dignità del mondo del lavoro va sempre rispettata, e in una crisi sanitaria e economica senza precedenti le banche non possono fare da spettatrici», concludono Cardinali e Fratini.

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La Flc Cgil Terni solidale con gli ospedali

In linea con quanto deciso dalle segreterie nazionali dei sindacati confederali che, in accordo con il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 e la Protezione civile, hanno organizzato la campagna nazionale ‘Dai. Aiuta chi ci aiuta’, anche la Flc Cgil Terni fa la sua parte, effettuando una donazione agli ospedali di Terni e Orvieto. «Il gesto – si legge in una nota dell’organizzazione sindacale – è stato chiesto con forza dal direttivo provinciale Flc Cgil, ovvero da quelle lavoratrici e lavoratori delle scuole di ogni ordine e grado e dell’alta formazione musicale, impegnati nel nostro sindacato, che dall’inizio dell’emergenza stanno lavorando senza sosta e spesso senza distinzione tra tempo di vita e di lavoro per non aggravare la situazione già complicata delle generazioni in formazione e delle loro famiglie, contrapponendo alla solitudine della sospensione dei rapporti sociali e produttivi un solido appiglio, a volte il solo, fatto di socialità e trasmissione di saperi. Un atto concreto – prosegue la nota – che vuole aiutare in maniera tangibile chi nella comunità locale è in prima linea nell’emergenza Covid-19 ed esprimere un ringraziamento per lo straordinario impegno, abnegazione, senso del dovere, etica e responsabilità dimostrati da tutto il personale sanitario. La solidarietà evidentemente unisce tutto il mondo del lavoro che sta facendo la propria parte anche in questa complicata situazione epidemiologica, nella consapevolezza che il comparto pubblico è l’unica vera garanzia contro le diseguaglianze, che possono al contrario derivare da velleità come quelle di chi propone autonomie regionali differenziate».

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Approvato il piano per contenimento contagio e tutela lavoratori. I test

Lunedì la giunta ha approvato il piano di contenimento del contagio e la tutela dei lavoratori in ambienti di lavoro non sanitari. L’assessore alla sanità Luca Coletto spiega che «in ambito lavorativo gli accorgimenti per evitare il contagio si devono basare sull’adozione da parte dell’impresa di misure di contenimento e distanziamento nei luoghi di lavoro, adeguando l’organizzazione dell’attività in modo da limitare i contatti fra i lavoratori e gli utenti, applicando ferree misure di comportamento e igiene, garantendo la pulizia e la sanificazione degli ambienti e utilizzando in modo appropriato i dispositivi di protezione individuale in ogni singolo contesto lavorativo». C’è una sottolineatura in merito ai test sierologici applicati in contesti lavorativi: «Non hanno un valore diagnostico, anche in considerazione del possibile cambiamento nel tempo dello stato immunitario della popolazione lavorativa: il Dpcm 26 aprile 2020 prevede che ‘il medico competente, in considerazione del suo ruolo nella valutazione dei rischi e nella sorveglianza sanitaria, potrà suggerire l’adozione di eventuali mezzi diagnostici qualora ritenuti utili al fine del contenimento della diffusione del virus e della salute dei lavoratori’». C’è un richiamo anche alla circolare del 29 aprile del ministero della Salute: «Circa l’utilizzo dei test sierologici nell’ambito della sorveglianza sanitaria per l’espressione del giudizio di idoneità, allo stato attuale, quelli disponibili non sono caratterizzati da una sufficiente validità per tale finalità. In ragione di ciò, allo stato, non emergono indicazioni al loro utilizzo per finalità sia diagnostiche che prognostiche nei contesti occupazionali, né tantomeno per determinare l’idoneità del singolo lavoratore».

La conseguenza

Dunque – aggiunge Colleto – «nel contesto lavorativo il medico competente aziendale è la figura strategica per l’analisi del risultato del test sierologico, ma anche per il raccordo con il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica territorialmente competente nel caso di individuazione di soggetti con immunoglobuline positive». Qualora il medico competente, in accordo con il datore di lavoro, intenda utilizzare i test sierologici, questi, dietro prescrizione medica, sono a carico del datore di lavoro. «L’esecuzione dell’esame deve avvenire nel rispetto di rigidi protocolli di sicurezza e protezione, sia a tutela degli operatori sanitari che effettuano l’esame, sia dei lavoratori dell’azienda; la partecipazione del lavoratore deve essere su base volontaria e deve essere sempre richiesto il suo consenso informato sia all’esecuzione del test, che alla trasmissione dei risultati, ai fini del controllo epidemiologico, ai competenti servizi dell’Azienda sanitaria locale. In caso di positività al test (sia per IgM, che per IgG, che per IgM+IgG) il medico competente deve invitare il lavoratore a rientrare al proprio domicilio e quindi a mantenere l’isolamento, anche dai propri familiari. Il medico deve segnalare il caso all’Azienda sanitaria e va predisposto un referto che specifica la tipologia di test utilizzato».

Articolo in aggiornamento

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