Terni, evadono l’Iva vendendo smartphone

Al centro dell’indagine del Nucleo di polizia economico-finanziaria una società gestita da due ternani e un campano: tutti denunciati

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Una frode ai danni dell’erario quantificabile in 1 milione e 300 mila euro. Al centro, una società di Terni operante nel commercio di articoli di telefonia, gestita da due ternani e un uomo originario della Campania. È stata scoperta dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Terni, coordinati dal tenente colonnello Fabrizio Marchetti, in collaborazione con la sezione di polizia giudiziaria delle Fiamme Gialle presso la procura di Terni e la sezione di Terni dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. L’indagine è stata coordinata dal procuratore capo Alberto Liguori.

Marchetti, Giua, Liguori

Il ‘sistema’ Attraverso gli accertamenti ‘in loco’ e ai riscontri avviati sul territorio umbro, ma anche nel Lazio, in Campania e in Liguria, i finanzieri hanno accertato la frode incentrata sull’evasione dell’Iva. In pratica la società acquistava smartphone di ultime generazione provenienti da paesi comunitari, in sospensione d’imposta, rivendendoli sul mercato nazionale a prezzi assolutamente concorrenziali, ‘dimenticando’ però di presentare le previste dichiarazioni ai fini Iva.

La denuncia è scattata per i tre soggetti-gestori della società, per il reato di ‘omessa presentazione delle dichiarazioni ai fini Iva’. Su richiesta del procuratore Liguori, il gip di Terni ha contestualmente disposto il sequestro di beni finalizzato alla confisca ‘per equivalente’ per un importo di 1.342.587 euro. I ‘sigilli’ sono scattati per numerosi conti correnti bancari, tre autovetture, tre appartamenti con relative pertinenze, quote sociali e quote di partecipazione in fondi d’investimento. Obiettivo è assicurare il reale recupero dell’imposta evasa.

Il sequestro ‘per equivalente’ – spiegano dal comando di Terni della Guardia di Finanza – «è stato reso possibile dall’applicazione della norma che, introdotta con la Legge Finanziaria per il 2008, estende l’istituto della confisca per equivalente anche ai reati tributari. Da ultimo il decreto legislativo 158 del 2015 riguardante la riforma del sistema sanzionatorio tributario, ha introdotto il nuovo articolo 12-bis del decreto legislativo 74 del 2000 che prevede la possibilità di disporre provvedimenti cautelari nel caso di reati tributari in funzione della successiva confisca obbligatoria dell’imposta evasa. Tale strumento – proseguono le Fiamme Gialle – consente di aggredire i beni di cui il contribuente abbia la disponibilità, diretta o mediata, per un valore corrispondente all’imposta evasa, nei casi in cui non si possa procedere alla confisca dei beni che costituiscono il diretto profitto del reato tributario. Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, attualmente previsto per tutti i reati tributari è, quindi, un provvedimento di natura prettamente sanzionatoria – adottato dall’autorità giudiziaria in ragione della commissione di un reato – che non pregiudica l’attività amministrativa di recupero del tributo evaso e di irrogazione delle connesse sanzioni».

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